Quanto è accaduto ieri sera al Castello di Lipari è una sconfitta per tutti; non è possibile che una iniziativa di carattere così ampio venga banalizzata e derubricata a lite da cortile.
Non intendiamo assumere le parti di nessuno ma vogliamo esprimere la nostra opinione su quanto è avvenuto ieri e che ha visto quali protagonisti la direzione del Museo archeologico di Lipari, il critico d’arte Vittorio Sgarbi e l’organizzatore della kermesse Lorenzo Zichichi.
Personalmente riteniamo che i dirigenti di enti pubblici non possono e non devono trovare scuse o nascondersi dietro impedimenti burocratici, soprattutto, quando un evento, una manifestazione di carattere culturale come quella appena terminata è in preparazione da diversi mesi.
Le tre giornate appena conclusesi, dicevamo, erano in preparazione da tempo e non è concepibile che un museo come quello di Lipari, non si sia organizzato al meglio, e si presenti a questo importante evento promozionale totalmente impreparato. Non parliamo soltanto dell’apertura o meno durante le ore serali dell’iniziativa e principalmente per la serata conclusiva, ma parliamo anche dell’assenza di servizi igienici ancora una volta chiusi.
Era l’occasione giusta, inoltre, per ampliare il battage pubblicitario a favore del nostro museo e del nostro territorio mettendo in mostra il Cratere recentemente ritrovato nello scavo Bellino di via Isa Conti Vainicher.
Questa notiziario on-line si è sempre speso per l’avvio di una politica turistica legata alla cultura, alle iniziative culturali, che vadano dal patrimonio archeologico del Museo, ai parchi archeologici di Lipari e delle altre isole, al patrimonio storico culturale del Centro Studi di Lipari ed a tutte quelle iniziative culturali che proprio dall’ex Carcere erano partite per diversificare l’offerta culturale delle nostre isole, ritenendo che soltanto attraverso la cultura è possibile destagionalizzare il nostro turismo e rilanciare l’immagine delle nostre isole.
Alla classe politica di Lipari, ai responsabili del museo, ai dipendenti, ai custodi, giriamo una nostra riflessione: da qualche anno assistiamo ad una progressiva riduzione della presenza della Regione Siciliana nel nostro arcipelago, che si traduce in una riduzione degli uffici e del personale dipendente, l’esempio è quello dell’ex Azienda di soggiorno e turismo delle Isole Eolie, che si è trovata a dovere far i conti con l’assenza di locali, l’assenza di materiale promozionale e chi più ne ha più ne metta. L’esempio è quello della Provincia Regionale di Messina come dell’azienda demaniale forestale che “gestisce” le riserva naturali orientale di Panarea, Stromboli, Filicudi ed Alicudi.
Non vogliamo essere delle facili Cassandre, ma se non si colgono le occasioni come quella appena passata, per creare interesse, attenzione e passione intorno al nostro patrimonio archeologico, al nostro patrimonio culturale, il rischio che corriamo tutti è quello di essere “retrocessi” ad appendice di qualche sconosciuto museo della Sicilia, con lo spostamento di personale e risorse in strutture più grandi e il progressivo abbandono della nostra struttura, ma quel che più ci importa, del nostro patrimonio culturale unico nel panorama siciliano (questo, come i responsabili del museo sanno perfettamente è già in atto con la riduzione progressiva di fondi e risorse).
Il Museo archeologico di Lipari, fondato da Luigi Bernabò Brea, è patrimonio dell’arcipelago eoliano, non è il campo di giochi di questo o di quel direttore, è il cuore della cultura delle isole Eolie, il nostro miglior biglietto da visita nel mondo per fare turismo dodici mesi l’anno. Altre comunità della Sicilia sanno sfruttare al meglio le occasioni anche quando non hanno nulla di realizzato all’interno delle loro comunità, mentre noi che possediamo un patrimonio incredibile lo sprechiamo in liti e polemiche.
Il patrimonio storico culturale delle isole Eolie deve tornare ad essere il centro della promozione turistica del nostro arcipelago che non può vivere soltanto di sole e di mare, ma deve coniugare strettamente natura e cultura, per la sopravviveva non di qualche dipendente o di qualche dirigente, ma dell’intera comunità eoliana; questa consapevolezza deve rendere tutti molto più umili e disponibili a comprendere che le occasioni vanno utilizzate al meglio nell’interesse generale della nostra comunità.
Salvatore Sarpi
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