Dopo il successo registrato a Messina dove ha chiuso la seconda
edizione della rassegna “Atto Unico. Vite
di Scena, Scene di Vita” di QAProduzioni, venerdì 22 maggio alle 21 “Adolphe.
The importance of being …”approda al Teatro del Mela.
Lo spettacolo, liberamente tratto da “Le
prénom” di Delaporte e De La Patellière – rappresenta – come racconta Auretta Sterrantino che firma regia e
adattamento drammaturgico – “un
ritratto efferato che mette a nudo convenzioni e falsità del ‘fare quotidiano'.
La fotografia di una situazione comune, come una cena tra amici, che svela i
difetti del nostro modo di intendere i rapporti, anche – o forse soprattutto
– quelli con le persone più vicine come
amici e parenti. La regia è tutta giocata sulla contrapposizione tra equivoco e
serietà, tra gioco e beffa, tra sincerità e parvenza. L'equilibrio delle parti,
nello spettacolo come nella vita reale, è totalmente precario. In realtà la
cena diventa un gioco al massacro – sottolinea
la regista – un gioco in
cui noi tutti, attori e staff regia, dobbiamo essere in grado di oscillare tra
la compostezza del perbenismo e la spietatezza tipica di chi si sente toccato
nel profondo e scatta per difendersi. E così che, improvvisamente, il salotto
de ‘l'allegra famiglia’ diventa il ring di un incontro di wrestling. E non si
salva nessuno”.
Liberamente tratto dalla pièce
conosciuta nella versione cinematografica distribuita in Italia con il titolo“Cena
tra amici”, “Adolphe” si distacca dall'originale per significative
differenze nella linea drammaturgica. In scena quattro personaggi (interpretati
da Livio Bisignano, Loredana Bruno, Oreste De Pasquale, Giada
Vadalà)– legati da rapporti di parentela,
amicizia, affinità– che si
incontrano per cena. I sorrisi e le iniziali affettuosità sono messi a dura
prova dall'episodio centrale, motore degli eventi: la scelta del nome del
figlio nascituro di Vincent e Anna che, proprio durante la cena, dichiara di
essere in dolce attesa. Un nome, Adolphe, non gradito e che scatena una serie
di frizioni e fraintendimenti che finiranno con il tirar fuori il peggio da
ciascuno dei commensali, mettendo a nudo, attraverso uno sviluppo dinamico, la
cruda natura del loro rapporto, fatto di gelosie, invidie e rancori. Un
affresco che dipinge le dinamiche dei rapporti familiari, svelando falsità e compromessi
e, al contempo, mostra la categoria degli intellettuali intrappolata in schemi
e pregiudizi che non lasciano spazio ad alcuna elasticità di pensiero né
permettono di essere veramente liberi all'interno di un meccanismo che impone
di indossare sempre una maschera. Le musiche originali sono di Filippo La Marca, scene e costumi di
Valeria Mendolia, assistente alla Regia Marina Morabito, aiuto scenografo
Felice De Pasquale.
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