Riceviamo e pubblichiamo:
Leggo che anche a Lipari, seppure in sordina, si è aperta una discussione a proposito della legge sulle Unioni Civili con scambi di opinioni ovviamente diverse per le quali - fortunatamente - esiste il confronto rispettoso.
C’è chi però non lo accetta perché presuntuosamente è convinto di essere l’unico detentore della verità e pensa che gli altri… andranno sicuramente all’inferno.
Anche nel nostro contesto, però, in quelle poche occasioni e in quelle pochissime realtà in cui si riesce ad affrontare la questione “Unioni Civili” (purtroppo se ne parla poco e si ha paura di trattare l’argomento) ho avuto modo di verificare che si identifica chi si dichiara cattolico con il dover essere per forza contrario alle Unioni Civili.
Bene, io sono cattolico (non vado tutti i giorni in chiesa, ma prego ogni giorno, specialmente la sera prima di addormentarmi e mi sforzo di essere “cattolico” nei fatti quotidiani) e sono stato, da sempre, favorevole alle Unioni Civili e non certamente per moda, per inclinazioni sessuali o per fede politica.
Ritengo, con convinzione, che nessuna appartenenza religiosa, politica o sociale possa escludere il dovere di spiegare le proprie ragioni e confrontarsi con i fatti anche quando questi sono scomodi.
Ho letto da parte di un cattolico … (dice lui, convinto e praticante) che « il cattolico deve sempre essere pronto, con l’esempio dei santi e dei martiri a difendere la propria fede e la propria Chiesa, deve opporsi alle unioni civili che deturpano il santo volto della dottrina morale cattolica e prendere coscienza della lotta tra la luce divina e l’oscurità del mondo a cui partecipa l’uomo con tutto il proprio essere. Per questo la Chiesa di Cristo, fiduciosa nel piano provvidenziale del Creatore, mentre riconosce che il progresso umano può servire alla vera felicità degli uomini, non può tuttavia fare a meno di far risuonare il detto dell’Apostolo: “Non vogliate adattarvi allo stile di questo mondo”. Il momento è dunque grave e cruciale, richiedendo l’impegno politico e culturale, diretto e in prima persona, di ogni singolo cattolico che davvero pensa o spera di essere tale e che proprio per questo non può esimersi dall’opporsi con fermezza, con parole, con manifestazioni pacifiche, culturali, perfino con il proprio voto all’occorrenza, alle Unioni Civili (e a tutte le altre nefandezze giuridiche e antropologiche che seguiranno nel prossimo futuro) ».
Queste dichiarazioni, purtroppo abbastanza diffuse fra molti cattolici e uomini di Chiesa, a mio avviso, sono una di quelle cause che hanno “svuotato” le chiese di giovani e non, proprio perché la Chiesa non si è adattata allo stile di questo mondo e di questo momento, lontana anche dalle istanze dei credenti perché non in sintonia con il tempo e con il mutare della cultura e dei costumi.
Sulle Unioni Civili quello che maggiormente mi riguarda e m’importa (anche per quel poco che ho letto nel Vangelo, poiché non ho la presunzione di tanti di conoscerlo in lungo e in largo o di saperlo correttamente interpretare), quello che ritengo moralmente rilevante non è - almeno primariamente - la differenza di genere, che pure esiste, bensì il rispetto e l’amore reciproco, vissuti e praticati con generosità, ma anche con imparzialità e correttezza, sia nei confronti di sé che degli altri.
Dunque senza divisioni o prese di posizione ideologiche o ingiustificate.
La mia “convinzione cattolica” e la mia “fede” che è nata con la giovane e mai dimenticata formazione nell’Azione Cattolica, ha sempre messo al primo posto “l’amore“ consapevole che questo grandissimo e indispensabile valore non può essere ridotto a una partita tra buoni e cattivi, noi o loro, conformista o anticonformista, religioso o laico.
L’amore è l’amore e penso che nessuno abbia il diritto di interrompere o manifestarvi contro.
Rammento infine che le Unioni Civili riguardano molte coppie etero, anche di matrice culturale cattolica, che hanno scelto di unire le proprie strade con differente formalizzazione del loro status anagrafico.
Le Unioni Civili rappresentano una tappa per l’organizzazione concreta ed efficiente dello Stato, che è Stato di tutti, casa di tutti, luogo di convivenza democratica e regolata da leggi laiche e valide per tutti i suoi cittadini.
Nessuno impone a un cattolico di convivere, divorziare, ricorrere all’aborto, ma un cattolico non può imporre a un concittadino di Credere nello stesso modo e di adottare le regole del proprio credo.
Tanto più un vero cattolico può desiderare – a mio avviso e a parere di moltissimi - di conformare uno Stato sulla regola confessionale… Uno Stato confessionale, integralista, coercitivo non si attaglia a quella nota di purezza di cuore e di mitezza che reca con sé il messaggio evangelico più profondo.
Lipari, 21 maggio 2015.
Saverio Merlino
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