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domenica 26 novembre 2017

Ludica Lipari...a testa alta! (di Francesco Coscione)

Riceviamo da Francesco Coscione e pubblichiamo
FORZA RAGAZZI!!!
Non sono un tifoso e me ne vanto. Vado al campo per vedere le uniche partite pulite che il calcio odierno possa offrire. Nessuno di noi paga per entrare e, oggi che pioveva, eravamo anche al coperto, nessuno dei ragazzi che giocano prende un centesimo, si allenano, in un campo sportivo a volte allagato e sotto la pioggia, dopo il lavoro magari pesante. Nessuna delle persone che allenano e collaborano con questa squadra è pagato e forse sarebbe più corretto affermare che ci rimettono soldi di tasca magari utilizzando le ore libere per rimettere a nuovo gli spogliatoi per renderli degni di poterci stare dentro.
I contributi pubblici sono in pauroso ritardo e a volte si deve far fronte alle trasferte facendo salti mortali. Oggi il vento di ponente soffia forte e la squadra avversaria, per tornare a casa, prenderà mare agitato, non sono forse anche loro figli di genitori come noi?
Abbiamo questa sensibilità o siamo solo capaci di sfogare i nostri radicati disagi interiori insultandoli? Questo è il calcio ed essere tifosi? Non mi interessa grazie! La nazionale è uscita dal mondiale e abbiamo, a furor di popolo, chiesto a pollice verso la testa di allenatore e FIGC ma degli undici ricchissimi e tatuati come totem indiani belli addormentati che non sono stati capaci di mangiare una macedonia nessuno ha chiesto le dimissioni.
La Ludica ha perso due partite di seguito contro “nessuno”? Forza “tifosi” chiediamo la testa dell’allenatore e di tutta la società. Se i giocatori della nazionale erano delle povere vittime anche questi lo sono, o usiamo due pesi e due misure? Non capisco niente di calcio? Lo confermo e me ne vanto ma, dice Costanzo, non ho l’anello al naso e vedo e sento. Praticamente nessuno delle molte decine di spettatori che c’erano stamattina al Monteleone ha fatto un coro, un incitamento, un incoraggiamento. Sembravamo comparse svogliate di uno spettacolo noioso e così anche quando vincevano, salvo una tiepidissima esultanza per i gol.
L’anno scorso questa società ha attuato un progetto che è giocare a calcio, stare insieme, incontrarsi, fare squadra e aggregazione pulita. I ragazzi sono contentissimi di stare insieme magari davanti a una pizza. Se vincono bene, se perdono i figli si incoraggiano, si esortano a fare meglio, si danno pacche sulle spalle per dirgli: siamo con voi.
Vorrei che questi ragazzi domani, non solo non si vadano a nascondere ma vadano a lavorare e camminino al corso a testa altissima perchè l’uomo si vede non quando vince ma quando sa rialzarsi nelle cadute non accettando mai compromessi che sminuiscono la dignità.
Alla società tutta, giocatori, allenatori e dirigenza, dico, da uomo qualunque, se mai ne avessero bisogno, di analizzare le sconfitte avendo il coraggio di rischiare, cambiare, ricominciare, ascoltare consigli, credere nella novità e non scoraggiarsi mai

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