Cerca nel blog

sabato 9 dicembre 2017

Ruderi d'oro. Le precisazioni degli avvocati Chirafasi e Bonfiglio all'articolo della Gazzetta del sud di ieri che noi abbiamo ripreso stamane

Riceviamo e pubblichiamo:
Gli avv.ti Alfio Chirafisi ed Angelo Bonfiglio inoltrano la presente al fine di chiarire la portata dell’articolo pubblicato sul quotidiano “Gazzetta del Sud”, in data 08.12.2017 (pag. 33, titolo “Il business dei ruderi alle Eolie”), in quanto, nonostante si riferisca al reale dispositivo esitato dal Tribunale,  si ritiene fuorviante, per il modo in cui sono stati riportati i fatti dell’intera vicenda, innestando, nel lettore, la convinzione che siano stati accertati fatti di falsità, relativi a delle procure rilasciate da soggetti residenti in Australia.
Infatti, il riferimento agli atti di indagine, ed al provvedimento giudiziario emesso, induce il lettore a ritenere che la condanna sia intervenuta a causa dell’esistenza di false procure a vendere. Tale dato, tuttavia, ha ricevuto una secca smentita a livello processuale, stante il mancato accertamento della falsità delle suddette procure. Anzi, in fase dibattimentale, sono emersi elementi  che hanno fatto propendere per l’assoluta autenticità dei suddetti atti. Accertamento da cui è discesa l’assoluzione dalla contestazione più grave, ovverosia quella relativa al reato associativo. L’unica condanna riportata è stata inflitta unicamente per un fatto diverso, che nulla ha a che vedere con l’ esistenza di procure false, che - si intende ribadire - è stata negativamente accertata in sede processuale. (capo n.13 dell’imputazione).
 La presente nota, con finalità, evidentemente, chiarificatorie, viene divulgata nell’interesse degli assistiti e a garanzia della correttezza della pubblica informazione. Pertanto, la difesa sopra citata chiede che venga pubblicata la seguente rettifica, che riassume, più correttamente, il reale excursus processuale.
In data 06.12.2017, il Tribunale in composizione collegiale di Messina, presieduto dal dott. Samperi , ha assolto Triolo Stefano, difeso dall’avv. Alfio Chirafisi, del foro di Barcellona P.G., ed  accusato di essere a capo di un’associazione a delinquere finalizzata a compiere un numero imprecisato di truffe , relativa alla vendita di quasi una ventina di immobili, situati alle Isole Eolie, all’insaputa dei legittimi proprietari, mediante delle false procure a vendere, da cui discendeva anche la contestazione di ulteriori 11 reati-fine (singole ipotesi di truffa). Operazione soprannominata “Ruderi d’oro”, proprio per gli ingentissimi guadagni, che sfioravano il milione di euro, derivati dalle condotte contestate. Per tale motivo , la notizia aveva suscitato grande clamore mediatico. Era stata, infatti, divulgata anche dai TG e dalla stampa nazionale, e per cui il PM aveva chiesto una condanna alla pena di anni 6 e mesi 8 di reclusione.
L’assoluzione più importante, dunque, è quella relativa , proprio, al reato associativo, che aveva visto il Triolo imputato quale capo, ed  esponente di spicco, di una fantomatica associazione, in realtà, mai esistita. Dall’accertamento dell’innocenza del Triolo e dalla ritenuta liceità del suo operato (relativamente alle procure sopra citate),  sono, dunque, discese le assoluzioni per gli altri soggetti, accusati di far parte della consorteria, che, tra l’altro, nessuna puntuale conoscenza di tale operato potevano avere: Cincotta Maria Bernadette, rappresentata in giudizio dall’avv. Angelo Bonfiglio, del foro di Messina; Mathlouthi Samira, difesa d’ufficio dall’avv. Angelo Bonfiglio; Taranto Rutilio.
  Il tutto, dunque, si è risolto in un errore di valutazione, in cui sono incorsi gli inquirenti, che avevano dato credito a dei testimoni evidentemente riconosciuti non credibili dal Collegio giudicante, e smentiti dalle emergenze processuali.
 Soddisfatta solo parzialmente la difesa del Triolo, poiché, nonostante la piena assoluzione nel merito, per il reato più grave (fondata, evidentemente, sulla ritenuta autenticità delle procure contestate), è stata pronunciata sentenza di prescrizione per altre ipotesi che, invece, erano altrettanto infondate nel merito, poiché trovavano il loro presupposto di illiceità proprio nella falsità delle procure. Unica condanna inflitta, invece, a carico di Calarese Filippo e Mathlouthi Samira, per una condotta di truffa, non collegata alle altre imputazioni, di cui è stato ritenuto colpevole anche il Triolo, solo per aver acquistato, e pagato, l’immobile oggetto della contestazione, assolutamente slegata da falsità di procure e fondata, invece, sulla dichiarazione del venditore di essere proprietario del bene, per possesso ultraventennale. Anche per tale capo di imputazione, tuttavia,  la difesa di Triolo si  dice tranquilla e certa di un esito favorevole in grado di appello, giusta l’impossibilità,  per il Triolo, di verificare l’autenticità della dichiarazione del venditore, a causa della incertezza dei dati contenuti nei pubblici registri. A tal fine, si evidenzia che anche le costituite parti civili non risultavano essere titolari dei beni ,dall’interrogazione dei pubblici registri, ma che, come il Calarese, hanno sostenuto di essere proprietari in base al mero possesso.
In conclusione, si ribadisce che nessuna falsità di procure di soggetti residenti in Australia è stata accertata in dibattimento. Tuttavia, si attende il deposito delle motivazioni della sentenza per ulteriori chiarimenti.

Tanto si doveva a fini di chiarezza.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.