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sabato 9 dicembre 2017

Il business dei ruderi alle Eolie Tre condanne e due assoluzioni. Restano sotto sequestro 13 immobili a Filicudi, Alicudi e Salina

(Gazzetta del sud - Leonardo Orlando) Si è concluso con tre condanne, due assoluzioni e una sfilza d prescrizioni, il processo scaturito dall’operazione della Guardia di finanza di Lipari denominata “Ruderi d’oro”, che ha smantellato un sistema seriale di acquisizione illecita di ruderi attraverso false procure e all’usucapione che permettevano il possesso e le successive vendite di ruderi abbandonati da eoliani emigrati in Australia.
I giudici del Tribunale di Messina, presidente Mario Samperi, componenti Rosa Calabrò e Valeria Curatolo, hanno condannato per truffa aggravata il presunto ideatore che manteneva contatti con l’Australia Stefano Triolo, 63 anni di Lipari, alla pena di 1 anno e 10 mesi di reclusione ed al pagamento di una multa di 900 euro. Per la sola ipotesi di truffa sono stati condannati la sua ex compagna Samira Mathlouthi, 46 anni di origine tunisina, alla pena di 1 anno e 4 mesi di reclusione e 400 euro di multa, e Filippo Calarese, alla pena di 9 mesi di reclusione e 200 euro di multa. La sospensione e non menzione della pena è stata riconosciuta soltanto per Samira Mathlouthi. Il Tribunale ha inoltre stabilito la condanna per i tre al risarcimento dei danni in favore delle costituite parti civili.
Lo stesso Tribunale ha dichiarato prescritti ben 11 reati che venivano contestati alla coppia Stefano Triolo e Samira Mathlouthi e alcuni agli altri tre imputati. Inoltre, Stefano Triolo e l'ex compagna Samira Mathlouthi, sono stati assolti perché il fatto non sussiste dall’accusa più grave di aver fatto parte di una associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Dalla stessa accusa sono stati assolti Maria Bernadette Cincotta, 63 anni di Messina e Rutilio Taranto, 62 anni di Malfa, anch’essi perché il fatto non sussiste.
Il Tribunale ha disposto il mantenimento del sequestro sui beni immobili che costituiscono l’oggetto del processo penale e per questi aspetti ha rimesso le parti davanti al competente giudice civile.
Nel processo si sono costituiti parte civile Eugenio Curasì, Rosanna Castrianni, Anna Russo, Elena Benasti, Giuseppe Giglio, Lidia De Lorenzo, quest’ultima erede Egidio Bongiorno, e Antonio Mirabile. Gli imputati sono stati difesi dagli avv. Alfio Chirafisi e Angelo Bonfiglio.
La vicenda riguarda operazioni effettuate tra il 2008 e 2010 che successivamente hanno portato per gli sviluppi dell’indagine a misure cautelari per gli imputati. L’accusa originaria era di associazione a delinquere e truffa. Gli imputati erano riusciti a intestarsi con vari espedienti case di isolani emigrati in Australia fino agli anni 60, riuscendo a rivenderle con raggiri che avrebbero fruttato lauti guadagni. Furono sequestrati 13 immobili ubicati a Filicudi, Alicudi e Salina. Immobili per i quali è stato mantenuto il sequestro. L’inchiesta era stata coordinata per competenza territoriale dal sostituto procuratore di Messina Maria Pellegrino, in quanto le trascrizioni immobiliari avvenivano a Messina Gli indagati avevano utilizzato illecitamente sia le procure loro conferite dagli emigrati e che il ricorso all'usucapione e di successione e ciò senza averne titolo per acquisire la proprietà degli immobili che poi venivano rivenduti.


In sintesi
La vicenda riguarda operazioni effettuate tra il 2008 e 2010, che successivamente hanno portato per gli sviluppi dell’indagine a misure cautelari per gli imputati. L’accusa originaria era di associazione a delinquere e truffa. Gli imputati erano riusciti a intestarsi con vari espedienti case di isolani emigrati in Australia fino agli anni 60, riuscendo a rivenderle con raggiri che avrebbero fruttato lauti guadagni. Furono sequestrati 13 immobili ubicati a Filicudi, Alicudi e Salina. Immobili per i quali è stato mantenuto il sequestro.

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