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mercoledì 18 luglio 2018

Mons. Giovanni Marra ora riposa in pace nella “sua” Cattedrale. Ieri i funerali a Messina

(di Rachele Gerace) Aveva espresso la volontà di riposare per sempre nella Cattedrale di Messina, sua casa condivisa, per dieci anni, con quanti tra sacerdoti e gente comune hanno avuto in lui una grande guida spirituale, esempio di umanità, correttezza e fermezza, nel testimoniare il Vangelo, attraverso la vicinanza a tutti, soprattutto gli ultimi, i disagiati e i sofferenti. 
Erano in tanti ieri mattina a dare l’ultimo saluto a mons. Giovanni Marra, arcivescovo di Messina Lipari Santa Lucia del Mela dal 21 giugno 1997 al 5 gennaio 2007. 
Una celebrazione semplice proprio come lui, presieduta da mons. Giovanni Accolla e concelebrata dal cardinale Francesco Montenegro, che Marra volle come suo ausiliare, il vescovo ausiliare Cesare Di Pietro, fedele al compianto pastore cui deve tanto della sua crescita vocazionale, mons. Salvatore Gristina vescovo di Catania e presidente della Cesi, il vescovo emerito di Agrigento Carmelo Ferraro, il vicario generale di Patti mons. Basilio Rinaudo, il decano dei cappellani di Sicilia mons. Mario Raneri e il clero messinese. 
C’era poi una folta rappresentanza di autorità civili e militari, il primo cittadino Cateno De Luca, il vice sindaco di Lipari Gaetano Orto e gli ex sindaci Franco Providenti e Salvatore Leonardi, che condivisero con mons. Marra una stagione particolare della tanto amata quanto martoriata Messina, i gruppi delle varie forze armate e dell’ordine, il fratello minore Francesco e i nipoti. 
È stato proprio mons. Di Pietro a tratteggiare la vita di questo “grande generale”, come amava definirlo Giovanni Paolo II, pienamente scandita dall’esperienza delle beatitudini evangeliche. «La fede, disincarnata e coniugata con il quotidiano, è stata il segreto della sua esistenza terrena genuina e profonda, respirata in famiglia sin da quando era piccolo insieme alla mamma (che perse a soli 4 anni) il papà, la sorella Angelina, i fratelli, gli amatissimi nipoti e i parroci del paese che lo introdussero alla vita ecclesiale. Una vocazione la sua – ha detto padre Cesare – alimentata dall’incontro con eccezionali testimoni e grandi maestri. L’arcivescovo Enrico Nicoddemo che lo volle come segretario durante il Concilio Ecumenico Vaticano II, Lugi Sturzo che lo guidò nella stesura di una tesi in scienze sociali, don Primo Mazzolari, con cui collaborò da giovane prete, Madre Teresa di Calcutta che lo ebbe amico e stimato referente, con cui ebbe la gioia di condividere l’inaugurazione di una casa per ragazze madri a Roma, dove svolse il compito di assistente spirituale. La sua visione ecclesiale – ha proseguito mons. Di Pietro – era ampia e ancorata ai principi del Concilio. 
La celebrazione è stata animata dai cantori dei Cori diocesani “Cappella del Duomo” e “La Perosiana” diretti e accompagnati dai maestri De Benedetto e don Lombardo.

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