Il 2020 è stato l'annus horribilis del mondo dello spettacolo, e il 2021 ne è ancora completamente investito, ma è interessante osservare come le più forti - sebbene piccole - sacche di resistenza alla situazione si siano sviluppate grazie alla capacità del teatro di recuperare un dialogo con i luoghi naturali, e di proporsi anche come veicolo di un nuovo sentire ecologico, con formule che in futuro potrebbero affiancare quelle più classiche, o portarle a trasformarsi.
«A un regista che decide di portare una produzione a Stromboli - continua Fabrizi - dico: usa i luoghi per farti ispirare, non intervenire con gli elementi scenografici, dagli la possibilità di guidare la prossemica, i movimenti degli attori, di determinare dove si siederà il pubblico”. Quando a un luogo viene data una voce succedono cose straordinarie, mi racconta, e sorride mentre rievoca un episodio della Tempesta di Shakespeare che ha diretto per l'edizione 2016 della Festa. «La rappresentazione era in spiaggia, e il mare era davvero in tempesta. A un certo punto, nel momento in cui Prospero rinuncia alla bacchetta, arriva un'onda che si abbatte sul pubblico, e questo si alza come se fosse un solo uomo. Nessun regista avrebbe mai potuto organizzare una cosa del genere».
La Festa di Teatro Eco Logico, di cui è in programma la settima edizione dal 25 giugno al 5 luglio, è una manifestazione che non utilizza energia elettrica per l'illuminazione e l'amplificazione. Dieci giorni in cui Stromboli diventa un laboratorio di idee e di scambi fra isolani, turisti che si trovano lì per caso, pubblico arrivato per l'occasione e attori, musicisti, scrittori, scienziati, filosofi. Il tema dell'edizione 2021 è l'eros, e l'evento portante sarà la lettura del Simposio di Platone, insieme al confronto sui temi che saranno risvegliati da questa lettura. Potrebbe sembrare un ritorno al passato, ma secondo Fabrizi è un muoversi verso il futuro. «Non c'è niente di male nell'utilizzare la tecnologia, ma penso che ogni epoca abbia i suoi bisogni e adesso ci sia la necessità di reinventare l'evento dal vivo, spogliandolo anche dei suoi rituali imposti». Il modello è interessante perché affronta la sostenibilità di petto, immergendo attori e pubblico nella pratica ecologica, ma senza calarla in un contesto dichiaratamente didattico. «In questo senso, mi sono accorto di essere stato molto ispirato da una scrittrice non sospetta, Virginia Woolf. Non si è mai occupata direttamente di ecologia, ma tanta parte della sua scrittura è dedicata alla narrazione degli eventi naturali che così acquistano peso, valore».
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