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mercoledì 18 gennaio 2023

La furia omicida di Messina Denaro e i "sentimenti" (di Gianni Iacolino)

La vicenda della cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro occupa da giorni le prime pagine della stampa nazionale e di tante testate estere. C’è un susseguirsi di notizie, di sospetti, dei soliti misteriosi complotti, ci sono coloro che tutto sanno a prescindere e coloro che si affidano al susseguirsi degli eventi. Tutto questo me l’aspettavo, ma non avevo fatto i conti con una sensazione di sconforto che, pensando al lato propriamente umano della vicenda, mi assale e, come spesso mi accade, mi fa sentire opprimente quel piccolo mattone fastidioso appena sotto alla gola.

Sono tanti e troppo pesanti i contrasti umani di questa tristissima storia. Un criminale incallito, regista della orribile vicenda del piccolo Giuseppe Di Matteo strozzato dopo anni di sevizie e poi sciolto nell’acido, come può riuscire a sentire dentro di sé la voglia di abbracciare una figlia mai conosciuta? Incredibile complessità e plasticità dell’animo , anzi della psiche umana. Scriveva all’ex Sindaco Vaccarino: ” Non l’ho mai vista. Il destino ha voluto così , spero che la vita si prenda tutto da me per darlo a lei”. Come può pensare in modo così alto , tanto da poter suscitare tenerezza, un individuo che ha tante carognate sulla coscienza, uno che ha mandato incontro a morte orribile il piccolo Giuseppe e resi orfani decine di ragazze e ragazzi ?

Nel diario di Messina Denaro in veste di papà si legge ancora :” perché Lorenza ( la figlia ) non vuole vedermi, perché è arrabbiata con me ?”. Sentimenti struggenti di un genitore con i giusti circuiti sensoriali, emotivi e culturali comuni a tutto il genere umano, ma che si riterrebbero lontani anni luce dai circuiti mentali di un criminale di tale taratura. “ Il pomeriggio se ne va / il tramonto si avvicina/ un momento stupendo/ il sole sta andando via (a letto )/ è già sera , tutto è finito”. Erano le parole della piccola Nadia, vittima della strage di Firenze, scritte due giorni prima di morire il 24 maggio del 1993. Ricordo ancora quel giorno. Ebbene come è possibile tutto questo?

Come può un tale pregiudicato assassino fare emergere nel suo sentire un dolce sentimento di affetto, di legame, di voglia di abbraccio fisico , di stringere al petto sua figlia Lorenza ? Un desiderio così forte espresso anche in modo quasi poetico, tanto da farci apparire Messina Denaro quasi tenero, forse bisognoso d’affetto.

Agli psichiatri l’arduo compito di indagare su circuiti, recettori e mediatori chimici. A me l’amaro di dover considerare come , purtroppo, un individuo, cui non mancano le normali capacità di sentire le emozioni e le vibrazioni dei sentimenti più umani, sia potuto sprofondare in una voragine di follia omicida , mantenendo però sempre vivo il delicato sentimento di amore , o quanto meno di legame, nei confronti della figlia.

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