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martedì 5 dicembre 2023

Coscione: "Guardiamoci dentro come uomini e come società".

Il funerale di Giulia Cecchettin ha concluso il primo dolorosissimo e drammatico capitolo della sua triste storia che ha scosso la sensibilità di moltissime coscienze. Ho sperato che le istituzioni avessero la sensibilità e la forza di proclamare per oggi una giornata di lutto nazionale in ricordo, non solo di Giulia, ma di tutte le vittime di femminicidio di quest'anno e di sempre. Sarebbe stata un'occasione, un momento di vera riflessione e di esempio per le giovani generazioni. La proclamazione del lutto nazionale spetta al Consiglio dei Ministri senza modalità particolari. Ce n'è stato uso e abuso e lo sappiamo. Purtroppo questa politica è trasversalmente impegnata in cose diverse, da un estremo all'altro dell'emiciclo parlamentare con rarissime eccezioni. Tutti noi siamo ormai assuefatti a ogni cosa che ci piova addosso, incapaci di aprire un ombrello fatto di pensiero critico che ci ripari dalla mentalità dominante. Perché dovremmo "pensare autonomamente"? Farlo è faticoso e ci espone a un rischio fortissimo, quello di dover prendere posizione, di dover dire la nostra, di trovarci ad essere fuori dal coro e dal gregge. Eppure abbiamo preso l'abitudine ad essere a favore o contro, innocentisti o colpevolisti, pistoleri con il Rosario in mano. Ma la domanda socratica per eccellenza dovrebbe sempre essere presente nella nostra vita e nel nostro modo di pensare: perché? Indagare sui perchè dei nostri comportamenti, dei miei comportamenti, costa ancora di più ma è solo da lì che può partire il risveglio delle coscienze.
La sorella di Giulia ha fatto delle affermazioni che da molti sono state criticate, anche entrando nella sua sfera personale cercando di denigrare e rendere nemico l'altro, senza comprenderne il significato profondo. Andiamo a riascoltarle e, scremate della sacrosanta emotività del momento, facciamole nostre e guardiamoci dentro come uomini e come società. L' introspezione, quella seria e profonda, fa male e ci mette a nudo. Per me è stato così e, quando mi sono scoperto, ho compreso che ciò che ha detto era troppo gentile per il genere "uomo". Non si tratta di colpevolizzarsi ma di prendere coscienza e di guardare noi e la società in cui siamo immersi in modo critico, cambiando con forza, per quanto ci tocca direttamente. La parola patriarcato è divenuta parte del quotidiano ma il problema è molto più profondo e antico di millenni. Non si risolve solo con piccole iniziative, pur lodevoli e utili, ma con un cambiamento radicale del modo di pensare al maschile che non sarà facile da sradicare. Se ci togliamo gli occhiali colorati coi quali guardiamo ogni cosa, vedremo mille particolari di conferma. Fra uomo e donna vi sono, grazie a Dio, diversità biologiche che sono necessarie alla vita e all'arricchimento di entrambi (sto naturalmente semplificando) ma proviamo a pensare se accetteremmo e approveremmo una completa parità. Di quanti luoghi comuni, stupide e goliardiche battutine, prevenzioni e prevaricazioni sulle donne è costellata la nostra vita quotidiana?

Logicamente, anche chi scrive più di altri, ha la responsabilità di errori e mancanze che hanno costellato la sua esistenza ma mi sento sereno in questo ripensando costantemente ad una frase dei miei figli: un uomo è tale quando è capace di riconoscere i propri errori, chiedere perdono e rialzarsi. Dice Papa Francesco: fra di voi, anche moglie e marito, usate queste parole: grazie, prego, scusa. Non risolvono ma aiutano.
Francesco Coscione

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