Da oggi a Sala d'Ercole si torna a parlare del Piano Casa. E il dibattito si preannuncia vivace, anche per gli emendamenti che potrebbero portare alla rimodulazione del testo uscito dalla commissione, approvato con i soli voti dei rappresentanti di Mpa, Pdl-Sicilia e Pd. Infatti, il rappresentante dell'Udc, Totò Cintola, ha votato contro, mentre quelli del Pdl, i cosiddetti lealisti, con in testa il presidente Fabio Mancuso, hanno disertato la votazione, facendo, però, sapere, non solo di non essere d'accordo sul disegno di legge approvato dalla commissione, ma di avere intenzione di riscriverlo in aula. Oltre agli emendamenti di Pdl e Udc, comunque, dovrebbero essere discussi anche quelli del Partito democratico che intende ripresentare in aula gli emendamenti concernenti la riqualificazione degli ambiti urbani degradati e il trasferimento ai comuni della programmazione di interventi per la qualità urbana. "La tragedia di Favara - ha dichiarato in proposito il deputato Davide Faraone del Pd deve far riflettere: il "Piano casa" recentemente approvato dalla commissione Ambiente dell'Ars è un primo passo importante per dotare la Sicilia di una legge utile per far fronte all'emergenza abitativa, ma può e deve essere migliorato, tenuto conto delle condizioni in cui versa il patrimonio edilizio e urbano della maggior parte delle città siciliane". Sulla stessa linea l'assessore regionale ai Beni culturali e all'Identità siciliana, Gaetano Armao, che ha auspica la promozione della qualità del progetto d'architettura e puntare su opere di architettura contemporanea. "La ratio dell'emendamento - ha precisato Armao - individua nel Piano casa lo strumento del rinnovo edilizio attraverso iniziative individuali e diffuse. Si punta sull'architettura contemporanea, con particolare riferimento alle periferie. Ma il discorso vale anche per i contesti storico artistici e paesaggistici, nel rispetto degli strumenti di tutela e salvaguardia". "Il riferimento non è solo al profilo strutturale e alla bioedilizia - ha concluso Armao - ma anche ad una profonda riqualificazione del tessuto delle nostre città lacerato, se non devastato, da ondate reiterate di abusivismo".
In questa direzione andava un bando cui si stava lavorando all'Assessorato lavori pubblici, suggerito da un gruppo di tecnici messinesi coordinati dall'ing. Pietro Mandanici, che avevano proposto di ridare linfa alla ricostruzione nei centri storici, offrendo ai proprietari la copertura degli interessi a fronte di prestiti bancari a carico dei singoli. Un incentivo che spronerebbe a mettere in sicurezza edifici malandati, immobili ricadenti nelle zone "A" (art. 12, comma 2, lettera j) che specie nei piccoli centri presentano piccole unità abitative, in passato destinate a stalle, fienili, concimaie, abitazione popolari, ecc. ed oggi prive dei più elementari requisiti sia urbanistici ed igienico-sanitari (per altezze e superfici degli ambienti interni, rapporti di areo-illuminazione inferiori ai minimi necessari), sia strutturali (strutture portanti fatiscenti, orizzontamenti e coperture pericolanti). Il rispetto del dettato delle vigenti normative, in particolare quelle relative al superamento delle barriere architettoniche, oppure, e soprattutto, quelle sismiche (anche con l'entrata in vigore delle Nuove Norme tecniche per le costruzioni, normativa antisismica riconosciuta, tra l'altro, tra le più avanzate al mondo), è facilmente raggiungibile soltanto attraverso un integrale intervento di demolizione e ricostruzione, non celandosi dietro ad onerose (e non attendibili dal punto di vista prestazionale) opere di manutenzione ordinaria, straordinaria e di restauro conservativo, uniche tipologie di interventi consentiti, nella stragrande maggioranza dei casi, per gli immobili in zona "A". La proposta quindi di eliminare l'esclusione prevista all'art. 12, permettendo l'esecuzione degli interventi proposti anche in quegli immobili ancorché ricadenti in zona "A", privi di qualsiasi valore storico-architettonico, mediante la redazione di una valida progettazione architettonica da assoggettare comunque alla preventiva autorizzazione delle Soprintendenze.
La giornata di ieri è stata caratterizzata da riunioni di partiti e gruppi parlamentari. A Catania, alla direzione Udc, il segretario Saverio Romano ha smentito l'imminente passaggio di deputati del suo gruppo all'Ars e, in particolare, quello dell'on. Fausto Fagone, presidente della commissione Cultura, all'Api di Rutelli. Il movimento, presentato all'Ars l'altra settimana dall'on. Egidio Ortisi, conta già sul sostegno dell'on. Mario Bonomo, passato dal Pd al gruppo misto, e sono in molti ad essere convinti che presto a Sala d'Ercole potrà contare su un proprio gruppo parlamentare. Sempre a Catania si è riunita anche la direzione regionale del Pd: il segretario regionale Giuseppe Lupo ha fatto il punto sulla situazione determinatasi a livello regionale. Contrario al sostegno al governo Lombardo si è dichiarato il senatore Enzo Bianco che, come si ricorda, nel 2005 perse la corsa alla carica di sindaco per la presenza delle liste del neo costituito Mpa.
A Palermo, la capogruppo del Pdl-Sicilia, Giulia Adamo, ha insistito sulla necessità che i beni confiscati a Cosa nostra siano destinati "in un'ottica risarcitoria delle comunità locali e, in maniera proporzionale ai valori sequestrati o confiscati, allo sviluppo economico dei territori danneggiati".