Cerca nel blog

sabato 22 ottobre 2011

Rumors da Megaporto (di Pietro Lo Cascio)


Si avvicina la data delle prossime elezioni amministrative e, puntualmente, si ricomincia a parlare del megaporto. Ad accendere il fuocherello sotto la minestra da riscaldare, questa volta, è nientemeno che il presidente Lombardo, intervenuto in una recente convention a Lipari, dove – evidentemente – le preoccupazioni degli esponenti eoliani del MPA gravitavano attorno al megaporto, piuttosto che sull’argomento dell’ospedale di Lipari, demolito dagli iniqui provvedimenti di quel governo regionale che Lombardo presiede. Sebbene la questione abbia ancora un profilo “basso”, per così dire, i “rumors” che l’accompagnano disegnano un nuovo scenario: la società privata intenderebbe rivedere il progetto originario, scorporandone il porto commerciale e riservandosi di intervenire a man bassa su Marina Corta, Marina Lunga e Pignataro. Sottomonastero, infatti, si è rivelato una trappola mortale per il megaporto di Condotte d’Acqua: meglio abbandonare un campo minato dai ritrovamenti archeologici, dagli ingrottamenti sotto la banchina e dalle contestazioni dei comandanti di navi e aliscafi. A questo punto, si impone una riflessione, anche se preventiva: quale vantaggio trarrebbero gli eoliani da questa colossale operazione, se il Porto – quello con la P maiuscola, quello che serve a partire e ad arrivare – viene completamente trascurato in quella che è stata elegantemente definita come “rifunzionalizzazione della portualità”? In sostanza, interventi migliorativi del porto commerciale – che tutti auspicherebbero, purché realmente migliorativi – non vengono previsti, nemmeno come parziale compensazione della privatizzazione di tutto il resto della portualità di Lipari. A chi vanno dunque i benefici di questa operazione? Non certo ai pescatori: bene che gli vada, si vedranno assegnare un numero di posti barca di gran lunga inferiore alle unità da pesca attualmente in armamento, e possibilmente in posti – tipo Marina Corta lato Sud – che non offrono garanzie di sicurezza per le imbarcazioni. Non certo a chi opera nel settore del traffico locale e del noleggio: per loro, valgono le stesse considerazioni espresse a proposito dei pescatori. Non certo ai diportisti locali: se già oggi sono costretti a fare fronte a costi spesso al limite delle loro possibilità e faticano a trovare posti liberi a Pignataro, figuriamoci cosa accadrebbe con un porto interamente privatizzato (l’esempio delle tariffe di Salina è abbastanza eloquente). Non certo ai concessionari dei pontili galleggianti: vedrebbero spazzato via il frutto dei loro investimenti e perderebbero il loro lavoro in nome di uno sviluppo turistico che, chissà perché, quando viene pianificato da una società esterna alla realtà locale, ci sembra sempre più bello. Non parliamo, infine, dei commercianti e degli esercenti locali, che si vedrebbero nascere sotto il naso una concorrenza già favorita dalla propria collocazione nell’ambito portuale privato, o dovrebbero accettare le condizioni di gestione dettate dalla società. Allora, chi resta? Mi viene in mente una certa tipologia di politici che, sicuramente, è pronta a riscuotere il quinquennale privilegio di potere disporre, o fare finta di disporre, di un certo numero di “posti di lavoro”. Durante le scorse elezioni, si vociferava di trecento, addirittura quattrocento posti di lavoro; una cifra favolosa, irresistibile, ma ricavata da quale piano economico, da quale previsioni concrete? Non lo abbiamo mai saputo dai signori di Condotte d’Acqua che, ormai un anno fa, nel corso di un infelice incontro con la cittadinanza, hanno preferito sottrarsi al dovere di fornire informazioni riscontrabili e prendere la scusa dell’aliscafo che partiva, per scomparire precipitosamente. Adesso, con il megaporto rimodulato, questa cifra rimarrà la stessa? Magari aumenterà: avremo cinquecento, seicento posti di lavoro, un’isola intera a servizio di Condotte d’Acqua e soggiogata dai giochetti di prestigio dei politici vicini al nuovo padrone. Se era prevedibile che l’argomento megaporto sarebbe stato uno dei pilastri della campagna elettorale per le amministrative del 2012, le affermazioni sibilline del governatore Lombardo hanno fugato ogni dubbio. Certo, in un’isola dove le incertezze sul futuro dei trasporti marittimi essenziali continueranno a gravare sulla comunità e sull’economia turistica ancora per molto tempo, dove un decreto regionale rischia di cancellare una delle poche garanzie tangibili – il diritto alla salute e alla nascita – che ci ricordano di essere ancora cittadini di questo Stato, dove con il giochetto delle emergenze e delle deroghe ad ogni costo si decide prepotentemente e arbitrariamente di piazzare un depuratore nelle immediate adiacenze di centri abitati, il colmo della misura sarebbe dire “scusate, dobbiamo rifunzionalizzare il porto (non quello che vi serve, ovviamente), dunque lo diamo in gestione ai privati per i prossimi cinquant’anni”. Eppure, è proprio quello che è accaduto, e che inevitabilmente Lombardo e i suoi intimi locali stanno per fare accadere di nuovo. Sarebbe veramente grave, veramente sconfortante, veramente tragico, se gli eoliani abboccassero di nuovo all’amo.
Pietro Lo Cascio (consigliere comunale di Sinistra Ecologia Libertà)

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.