Marina Corta - La Chiesa di San Giuseppe (quadro di Marcello Caliri) -
Seconda Domenica d'Avvento -
Eccoci alla seconda domenica di avvento, oggi 10 dicembre, che ci svela la seconda parola: silenzio. Se ci pensiamo bene siamo sempre presi da mille cose soprattutto in questo periodo pre-natalizio: andare a comprare i regali ai bimbi, ai parenti, agli amici, al cane e al gatto, a tutti insomma, girovagare nei supermercati per trovare quell' elettrodomestico nuovo più efficiente, preoccuparsi del cenone e così via.
Insomma non ci prendiamo più un piccolo ritaglio di tempo per sentire il nostro cuore, la nostra anima. Dio parla sempre al nostro cuore ecco perché vi suggerisco di permettere all’amore di Dio di ferirvi il cuore. Solo lasciandoci colpire il cuore dall’amore di Dio saremo capaci di ascoltare sempre più a fondo quale disegno ha pensato per noi, quale suggerimento può darci in quel momento particolare di debolezza o di sconforto. Se ogni sera ci mettiamo distesi sul letto e prima di addormentarci iniziamo ad ascoltare il silenzio che ci avvolge ... ecco che proprio in quel momento pensiamo a idee meravigliose. Apriamo quindi il nostro cuore nell'intimità con Dio, sconfiggiamo la paura di quel Dio punitore raccontato nel vecchio testamento ma pensiamo invece a un Dio che é diventato come noi, umano, per capire l'uomo stesso, ed è nato in una mangiatoia... figuriamoci che male potrà farci un bambino in una culla di paglia?
E poi iniziamo a percepire la sua voce soave e impercettibile tra le tantissime voci del nostro cuore che coprono la sua: la voce dell'egoismo, della rabbia, del nervoso, della stanchezza, dell'odio...
Il Signore è l’unico che può distruggere quelle chiusure, abbattere quei muri, quelle voci. Lui è capace di distruggere quelle difese e aprire una breccia nei cuori, creare una ferita d’amore, perché Lui si trova già dentro di noi, soffocato dalle nostre distrazioni, preoccupazioni, ambizioni, bramosità, affanni che ci portano a vivere una vita schiava di noi stessi. Quei muri che abbiamo eretto attorno ai nostri cuori ci impediscono di entrare in armonia con noi stessi e con il creato.
Se prestiamo attenzione, sentiamo qualcuno che bussa al nostro cuore, però da dentro perché vuole spazio, perché vuole uscire, manifestarsi, vuole crescere, vuole farsi ascoltare. Come la futura mamma che ha il pancione e sente il bimbo muoversi e scalciare perché si sta girando rigitando e non vede l'ora di uscire, nascere, e cerca di rompere la placenta in cui è avvolto.
Chi è che bussa al nostro cuore? Oggi le letture ci presentano la figura di Giovanni Battista e ci ripropongono gli oracoli profetici di Malachia e di Isaia. Viene annunciato/profetizzato che il Signore sta per venire nel suo tempio e vuole che gli si prepari una strada. Ma attenzione... Come abbiamo detto la prima domenica di avvento, sappiamo che il Signore è già venuto ed è già entrato nel suo tempio, e ci domandiamo se è già venuto che cosa stiamo aspettando a fare ? Ecco vi svelo un segreto: paragonate quel tempio al nostro cuore... il gioco é fatto! Il Signore non viene fisicamente, non nasce fisicamente tutti gli anni in quella mangiatoia, ma vuole rinascere nel cuore di ognuno di noi. Quel tempio è proprio quello in cui Lui è entrato nel giorno del nostro battesimo e da lì non se ne vuole andare più a meno che noi non decidiamo di cacciarlo dalla nostra vita con il peccato. Un po' come quando bisticci con un amico allontanandolo ma poi ci fai la pace facendolo rientrare nel tuo mondo.
Il Signore è sempre presente nella nostra vita, ma è una presenza che non ci aspettiamo, ci sfugge perché solo la nostra fede riesce a percepirne l'essenza! Lui sta lì paziente e inizia a piangere, inizia a bussare, come il bambino che cerca l'attenzione della mamma. Questo evento si rinnova ogni anno, ogni Avvento, per ricordarci proprio che Lui è lì, che vuole parlarci, vuole aiutarci a cambiare in meglio la nostra vita ! Beh perché non ascoltarlo? Perché non apriamo le orecchie del cuore?
La Chiesa ci invita a rientrare in noi stessi per raddrizzare la strada della nostra vita, la strada che conduce il nostro cuore ad aprirci e aspettare Gesù, dove il Signore attende da ciascuno di noi attenzione, ascolto, affetto per gridarci che ci ama sopra ogni cosa.
L’evangelista Marco in questo periodo ci aiuta a capire chi è questo Gesù e cosa desidera da ciascuno di noi nella vita di ogni giorno. Oggi abbiamo ascoltato l'inizio della testimonianza di Marco : “Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio”.
Facciamo attenzione e riflettiamo... l'evangelista ha racchiuso in queste poche parole l’intero suo Vangelo in sintesi ed è bello fermarci ad approfondirle nella fede e nell’amore perché esse possano illuminare il nostro cammino d’Avvento.
Dio incarnandosi, diventando come noi, umano, ha voluto dare un nuovo inizio, ha voluto ricreare il mondo: "cieli e terre nuove in noi tu discendi dentro noi fatti come te noi con te nell'anima" recita un canto liturgico offertoriale natalizio. “Cieli nuovi” e “terra nuova” che avranno l'apoteosi nel giorno del ritorno di Gesù. Tutti noi abbiamo il desiderio di vederLo e di stare per sempre con Lui: “Marana tha! Vieni Signore!” si canta in questi giorni.Non è solo l’inizio di una narrazione, ma di un avvenimento importante: l’incarnazione del Figlio di Dio, la storia di una persona chiamata Gesù che è il Figlio di Dio venuto a dimorare in mezzo a noi, nel nostro cuore, nella nostra vita.
Questa venuta è un inizio, è la notizia che noi tutti attendiamo ogni anno, che nella sua novità assoluta ha cambiato la storia. La buona notizia, il Vangelo, è Lui, Gesù Cristo il Figlio di Dio. Per quale ragione Egli è la bella notizia che interrompe il trascorrere sempre uguale del tempo e ci pone in un nuovo inizio? A questa domanda ci risponde il protagonista del giorno Giovanni Battista: "Viene uno che è più forte di me … Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo". Egli possiede una forza, un potere capace di liberarci da ogni muro che ci intrappola e che ci rende schiavi, da ogni catena che ci lega. Il profeta oggi dice: "Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù" e questa Gerusalemme non è il nostro cuore schiavo all'interno di quelle mura che abbiamo costruito?
Non servono riti o chissà che cosa per liberarci da queste catene ma aprire il cuore per accogliere questo bambino che é Dio fatto uomo, l'uomo rinnovato, colui che vuol cambiare in meglio la nostra vita. Lasciamolo lavorare dandogli la possibilità di abbattere questi muri, queste catene! Dandogli la possibilità di farci rinascere!
Insomma non ci prendiamo più un piccolo ritaglio di tempo per sentire il nostro cuore, la nostra anima. Dio parla sempre al nostro cuore ecco perché vi suggerisco di permettere all’amore di Dio di ferirvi il cuore. Solo lasciandoci colpire il cuore dall’amore di Dio saremo capaci di ascoltare sempre più a fondo quale disegno ha pensato per noi, quale suggerimento può darci in quel momento particolare di debolezza o di sconforto. Se ogni sera ci mettiamo distesi sul letto e prima di addormentarci iniziamo ad ascoltare il silenzio che ci avvolge ... ecco che proprio in quel momento pensiamo a idee meravigliose. Apriamo quindi il nostro cuore nell'intimità con Dio, sconfiggiamo la paura di quel Dio punitore raccontato nel vecchio testamento ma pensiamo invece a un Dio che é diventato come noi, umano, per capire l'uomo stesso, ed è nato in una mangiatoia... figuriamoci che male potrà farci un bambino in una culla di paglia?
E poi iniziamo a percepire la sua voce soave e impercettibile tra le tantissime voci del nostro cuore che coprono la sua: la voce dell'egoismo, della rabbia, del nervoso, della stanchezza, dell'odio...
Il Signore è l’unico che può distruggere quelle chiusure, abbattere quei muri, quelle voci. Lui è capace di distruggere quelle difese e aprire una breccia nei cuori, creare una ferita d’amore, perché Lui si trova già dentro di noi, soffocato dalle nostre distrazioni, preoccupazioni, ambizioni, bramosità, affanni che ci portano a vivere una vita schiava di noi stessi. Quei muri che abbiamo eretto attorno ai nostri cuori ci impediscono di entrare in armonia con noi stessi e con il creato.
Se prestiamo attenzione, sentiamo qualcuno che bussa al nostro cuore, però da dentro perché vuole spazio, perché vuole uscire, manifestarsi, vuole crescere, vuole farsi ascoltare. Come la futura mamma che ha il pancione e sente il bimbo muoversi e scalciare perché si sta girando rigitando e non vede l'ora di uscire, nascere, e cerca di rompere la placenta in cui è avvolto.
Chi è che bussa al nostro cuore? Oggi le letture ci presentano la figura di Giovanni Battista e ci ripropongono gli oracoli profetici di Malachia e di Isaia. Viene annunciato/profetizzato che il Signore sta per venire nel suo tempio e vuole che gli si prepari una strada. Ma attenzione... Come abbiamo detto la prima domenica di avvento, sappiamo che il Signore è già venuto ed è già entrato nel suo tempio, e ci domandiamo se è già venuto che cosa stiamo aspettando a fare ? Ecco vi svelo un segreto: paragonate quel tempio al nostro cuore... il gioco é fatto! Il Signore non viene fisicamente, non nasce fisicamente tutti gli anni in quella mangiatoia, ma vuole rinascere nel cuore di ognuno di noi. Quel tempio è proprio quello in cui Lui è entrato nel giorno del nostro battesimo e da lì non se ne vuole andare più a meno che noi non decidiamo di cacciarlo dalla nostra vita con il peccato. Un po' come quando bisticci con un amico allontanandolo ma poi ci fai la pace facendolo rientrare nel tuo mondo.
Il Signore è sempre presente nella nostra vita, ma è una presenza che non ci aspettiamo, ci sfugge perché solo la nostra fede riesce a percepirne l'essenza! Lui sta lì paziente e inizia a piangere, inizia a bussare, come il bambino che cerca l'attenzione della mamma. Questo evento si rinnova ogni anno, ogni Avvento, per ricordarci proprio che Lui è lì, che vuole parlarci, vuole aiutarci a cambiare in meglio la nostra vita ! Beh perché non ascoltarlo? Perché non apriamo le orecchie del cuore?
La Chiesa ci invita a rientrare in noi stessi per raddrizzare la strada della nostra vita, la strada che conduce il nostro cuore ad aprirci e aspettare Gesù, dove il Signore attende da ciascuno di noi attenzione, ascolto, affetto per gridarci che ci ama sopra ogni cosa.
L’evangelista Marco in questo periodo ci aiuta a capire chi è questo Gesù e cosa desidera da ciascuno di noi nella vita di ogni giorno. Oggi abbiamo ascoltato l'inizio della testimonianza di Marco : “Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio”.
Facciamo attenzione e riflettiamo... l'evangelista ha racchiuso in queste poche parole l’intero suo Vangelo in sintesi ed è bello fermarci ad approfondirle nella fede e nell’amore perché esse possano illuminare il nostro cammino d’Avvento.
Dio incarnandosi, diventando come noi, umano, ha voluto dare un nuovo inizio, ha voluto ricreare il mondo: "cieli e terre nuove in noi tu discendi dentro noi fatti come te noi con te nell'anima" recita un canto liturgico offertoriale natalizio. “Cieli nuovi” e “terra nuova” che avranno l'apoteosi nel giorno del ritorno di Gesù. Tutti noi abbiamo il desiderio di vederLo e di stare per sempre con Lui: “Marana tha! Vieni Signore!” si canta in questi giorni.Non è solo l’inizio di una narrazione, ma di un avvenimento importante: l’incarnazione del Figlio di Dio, la storia di una persona chiamata Gesù che è il Figlio di Dio venuto a dimorare in mezzo a noi, nel nostro cuore, nella nostra vita.
Questa venuta è un inizio, è la notizia che noi tutti attendiamo ogni anno, che nella sua novità assoluta ha cambiato la storia. La buona notizia, il Vangelo, è Lui, Gesù Cristo il Figlio di Dio. Per quale ragione Egli è la bella notizia che interrompe il trascorrere sempre uguale del tempo e ci pone in un nuovo inizio? A questa domanda ci risponde il protagonista del giorno Giovanni Battista: "Viene uno che è più forte di me … Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo". Egli possiede una forza, un potere capace di liberarci da ogni muro che ci intrappola e che ci rende schiavi, da ogni catena che ci lega. Il profeta oggi dice: "Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù" e questa Gerusalemme non è il nostro cuore schiavo all'interno di quelle mura che abbiamo costruito?
Non servono riti o chissà che cosa per liberarci da queste catene ma aprire il cuore per accogliere questo bambino che é Dio fatto uomo, l'uomo rinnovato, colui che vuol cambiare in meglio la nostra vita. Lasciamolo lavorare dandogli la possibilità di abbattere questi muri, queste catene! Dandogli la possibilità di farci rinascere!
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