Le sue vittime sarebbero state tutte accuratamente selezionate tra le donne più giovani ed inesperte, alla prima esperienza di parto. Le avrebbe indotte a subire palpeggiamenti, sfregamenti e altri atti di stimolazione delle parti erogene, spacciandoli per tecniche mediche di presunta valenza terapeutica. Quattordici i casi documentati in particolare per i quali è finito sotto inchiesta, ed è stato raggiunto da misura d’interdizione dalle funzioni per un anno, un uomo, in servizio da diverso tempo come ostetrico al reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Sant’Agata Militello. L’accusa a suo carico è di violenza sessuale aggravata e continuata.
Il provvedimento cautelare interdittivo, firmato dal gip del Tribunale di Patti, Andrea La Spada, su istanza del pm Giorgia Orlando che aveva chiesto l’interdizione in alternativa all’arresto, è stato notificato ieri pomeriggio dai carabinieri, proprio mentre si trovava in servizio all’ospedale. L’applicazione della misura è frutto dell’attività investigativa condotta dai militari della Compagnia di S. Stefano Camastra, al comando del capitano Martina Perazzolo, ed in particolare degli uomini della stazione di Acquedolci, coordinati dal maresciallo Salvatore Porracciolo, con il supporto della task force specializzata, costituita a livello provinciale, per il contrasto alle violenze di genere. Tra le 14 vittime accertate dei palpeggiamenti e delle attenzioni moleste dell’uomo anche una donna minorenne all’epoca dei fatti, tutti riferiti al periodo tra gennaio e dicembre 2017. Secondo gli inquirenti, gli episodi di violenza ed atti sessuali posti in essere dall’ostetrico approfittando della giovane età delle donne, tratte in equivoco dall’uomo sulla correttezza medica delle sue condotte, e della loro particolare sensibilità e vulnerabilità nelle fasi antecedenti al parto. Gli atti sessuali, consistenti in palpeggiamenti, a mani nude, delle zone erogene delle vittime, venivano dissimulati quali necessarie procedure mediche da attuare per monitorare o facilitare le fasi pre-parto. Le vittime, alla prima esperienza di parto e spesso ignare delle procedure, benché imbarazzate dalla stranezza del comportamento, secondo la ricostruzione dell’Arma, subivano le violenze senza manifestare particolari reazioni. In tutti gli episodi riscontrati, peraltro, l’ostetrico aveva preteso l’assenza di familiari durante la visita.
È durata circa un anno l’indagine dei carabinieri di Acquedolci, resa ancor più complicata dal comprensibile sentimento di pudore delle vittime. Le giovani donne erano prudenti e restie a raccontare tutto non solo ai militari ma persino ai familiari, da una parte per vergogna o per il timore di incappare in denunce per calunnia, dall’altra perché a volte preoccupate da possibili reazioni o ritorsioni che i propri familiari avrebbero potuto attuare nei riguardi dell’ostetrico. La situazione è così rimasta sottotraccia sin quando una giovanissima donna, subito dopo il parto, si è confidata con la madre, chiedendole se quelle “tecniche particolari” cui l’aveva sottoposta l’ostetrico rientrassero nella normalità. È così scattata l’indagine, coordinata dalla Procura di Patti, che ha portato all’acquisizione di numerose cartelle cliniche dal reparto di ostetricia e ginecologia, ed all’escussione di una cinquantina di donne che avevano partorito di recente. Tra i racconti di queste, gli inquirenti hanno rintracciato tratti comuni e ricostruito nel dettaglio i 14 episodi contestati all’ostetrico, supportati dai riscontri amministrativi circa la sua effettiva presenza in servizio nei giorni delle visite, documentate, alle gestanti. Delineato anche un episodio di tentata violenza, non consumatasi per la reazione della donna che ha chiesto che venisse chiamato il marito. In nessun caso, comunque, tali episodi risultano essersi verificati alla presenza di medici o altro personale. Agli atti dell’indagine, anche alcune consulenze tecniche che hanno escluso la valenza terapeutica e la catalogazione tra le pratiche da applicare alle partorienti delle condotte dell’ostetrico indagato. Elementi che sono serviti al gip a configurare, in capo all'ostetrico, un comportamento “immune da qualsiasi forma di pudore e ritegno… tanto da seguire un vero e proprio canovaccio collaudato con la vittima di turno”. Il provvedimento di sospensione cautelare dalle funzioni è stato trasmesso alla direzione sanitaria dell’Asp 5 per le misure consequenziali.
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