L'ultimo episodio è sulla via Ostiense, fuori città, dove si alzava un grande albero consacrato agli dei e, nei pressi, un tempio: invitato ancora una volta a sacrificare, Felice ordinò all'albero di cadere nel tempio, rovinandolo, come infatti avvenne. Felice fu allora decapitato e mentre lo portavano poco lontano dall'Ostiense per eseguire la condanna, un cristiano si avvicinò dichiarando la propria fede: fu così decapitato assieme a Felice. Nella Vita scritta da Adone nel suo Martyrologium (sec. IX) si ricorda che l'anonimo poteva chiamarsi Adauctus, «aggiunto», «quod sancto martyri Felici auctus sit ad coronam». Una vita in versi ha scritto Marbodo di Rennes, riferendosi alla Vita più antica, ma accentuando il contrasto tra il martire cristiano e il prefetto pagano e arricchendo il repertorio mitologico del contesto.
Felice fu sepolto assieme al compagno in una cripta nelle catacombe di Commodilla, presso la via Ostiense, dove sorse presto una cappella o una piccola basilica in suo onore, anche per cura di Giovanni I e di 7 Leone III. In essa sono conservati alcuni affreschi del VI sec. con le immagini dei due martiri. Leone IV donò alla moglie di Lotario, Ermengarda, una reliquia dei due martiri, che ne portò il culto a Nord delle Alpi, sino a Cracovia, dove nel palazzo reale una cappella è a loro dedicata.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma nel cimitero di Commodilla sulla via Ostiense, santi martiri Felice e Adáutto, che, per aver reso insieme testimonianza a Cristo con la medesima intemerata fede, corsero insieme vincitori verso il cielo.
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