In particolare, i carabinieri intercettarono un furgone, nei pressi del porto di Filicudi, pronto ad imbarcarsi per Milazzo.
Nel mezzo, all’interno del cassone, abilmente ed opportunamente occultati, sotto un primo telone in plastica, si trovavano i beni culturali in pietra, sopra ai quali erano stati posizionati effetti personali quali libri, sedie e sdraio, posizionati nel tentativo di eludere eventuali controlli, il tutto ricoperto da un secondo telone.
Il ritorno “a casa” dei manufatti, che nel frattempo sono stati accuratamente catalogati e oggetto di approfonditi esami tecnici da parte della Soprintendenza dei Beni Culturali, è avvenuto alla presenza del direttore del museo eoliano, Rosario Vilardo, dell’archeologa Clara Martinelli e del comandante della locale stazione dei carabinieri Antonio Coroneo. Per posizionare gli antichi manufatti, costituiti da 35 pezzi in pietra lavorata fra cui numerose macine, frantoi e fonti, di diversa misura, sono intervenuti, volontariamente, alcuni giovani isolani.
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