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lunedì 8 marzo 2021

Maltrattamenti in famiglia. Cassazione conferma condanna a 3 anni e 2 mesi per 56enne liparese

L'avvocato D'Agata
Riceviamo e pubblichiamo:

Come consentito dalle recenti norme sulla trattazione dei giudizi penali in tempo di Covid 19 (L. n. 176/2020), si è concluso per iscritto il processo penale in Cassazione contro il sig. (*omissis) di Lipari, di anni 56, colpevole del reato di maltrattamenti in famiglia compiuti contro la coniuge separata e in presenza di una figlia minore d’età.

L'imputato era accusato di violenze psicologiche continue, ripetute vessazioni, minacce, intimidazioni, pedinamenti, appostamenti ai danni della moglie separata. Questa si è costituita parte civile nello stesso processo, con la difesa dell’avv. Antonella D'Agata Faraci dell’Ordine degli Avvocati di Catania, avente studio in Lipari e con la collaborazione dell’avv. Giovanna D’Agata.

La sesta sez. penale della Suprema Corte ha deciso la causa emettendo pronuncia di l’inammissibilità totale del ricorso proposto dall’imputato.
 Confermata dunque la condanna stabilita in Appello a tre anni e due mesi di reclusione, riconoscendo alla moglie la liquidazione dei danni patiti da quantificarsi in sede civile e la rifusione delle spese del giudizio.

Si tratta di una sentenza molto significativa e di innegabile utilità, anche in rapporto al contesto sociale in cui i fatti sono avvenuti, cioè in funzione di monito a coloro che si fanno autori di condotte criminose ai danni della donna e della famiglia, sul territorio di Lipari e delle Isole Eolie tutte.

I Giudici hanno così accolto le tesi della difesa della moglie, promuovendo ancora una volta un forte e deciso 'stop' a ogni forma di violenza di genere e manifestando viva sensibilità anche verso la violenza psicologica, troppo spesso sottovalutata e prodromo di successivi abusi.

Oggi la Giornata Internazionale della Donna invita ad un momento di riflessione su temi ancora troppo sottostimati, posto che la maggior parte degli episodi come quelli sopra descritti si verificano in ambito familiare e non vengono denunciati, ed occorre necessariamente un impegno concreto di immedesimarsi per capire e per agire.

Immedesimarsi nel senso di violazione, di solitudine, di vergogna che segna il destino di tante, troppe donne in tutto il mondo.

Immedesimarsi in quella condizione di abbandono, di marginalizzazione, di discriminazione che inibisce il loro autentico potenziale.

È questo ciò che cerchiamo di fare nel nostro piccolo noi avvocati donne: comprendere da vicino altre simili a noi e talvolta da noi molto lontane, condurle verso l’autorealizzazione fuori da un pianeta silenzioso di irregolarità e violazioni, ritrovare insieme quel che ci accomuna…

Concludo con le parole di Papa Giovanni Paolo II: "Grazie a te, donna, per Il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani" .

Avv. Antonella D’Agata Faraci

*Nota del direttore: Il nostro omissis delle iniziali del condannato, seppure riportate nella nota dell'avvocato D'Agata, è a tutela della di lui moglie. Ciò in quanto, attraverso le iniziali che, in questo caso, permetterebbero la facile identificazione del soggetto, si risalirebbe facilmente alla vittima, violando il suo diritto alla privacy. 
La nostra decisione va contestualizzata in quella che è la linea adottata in casi similari. 

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