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martedì 7 dicembre 2021

Green pass e populismo

(di Gianni Iacolino) Era dal 1789, dalla presa della Bastiglia e dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino che si sentiva il bisogno in Italia, e perché no anche a Lipari, di far prendere ,ad un popolo oppresso, coscienza dei suoi diritti calpestati da tiranni e cialtroni al soldo di massoni, ebrei e poteri forti un tanto al chilo. In quei lontani anni di oltre due secoli fa, la Dichiarazione mostrava a tutti i francesi che non dovevano considerarsi semplici vassalli di un monarca, ma CITTADINI con diritti inalienabili. Il tentativo di riforma si era trasformato in qualcosa di molto diverso: una vera e propria rivoluzione. La Rivoluzione Francese fu uno straordinario esperimento politico, un tentativo di fare tabula rasa del passato e di creare un nuovo regime che mettesse in pratica gli ideali più avanzati della filosofia del xvIII secolo.

Preambolo necessario, questo, alle considerazioni che nascono spontanee, appena appresa stamani la straordinaria notizia, tanto attesa , della nascita di un comitato eoliano per la tutela dei diritti fondamentali , di cui si sentiva veramente la mancanza. Sappiamo tutti che Lipari fu, durante il triste ventennio, fucina di idee , di aspirazione di diritti e di libertà, grazie all’impegno ed al sacrificio pagato a caro prezzo dai confinati politici, veri eroi del libero pensiero. Dall’assenza di democrazia e di libertà sono nati sempre i grandi Cittadini, eroi capaci di cambiare il corso degli eventi, promuovendo i diritti fondamentali di libertà, di pari passo sempre con la consapevolezza dei doveri.

Oggi, protetti dalle leggi liberali sulla libertà di pensiero e di parola, in molti , ardimentosi, si pronunciano su tutto lo scibile ed usano i vaccini ed il greenpass come pretesti per ergersi ad eroi in un mondo di conformisti e schiavi ( i vaccinati). In questi ultimi due anni abbiamo dovuto ricorrere necessariamente alla tracciabilità dei nostri movimenti per ottemperare ad esigenze di facile comprensione. Ma, mentre nei regimi dittatoriali la tracciabilità è funzionale alla persecuzione e, se necessario, alla soppressione, quella attuale è al servizio della vita. Si tratta di misure di prudenza e di protezione. Il grido di Libertà, Libertà , nobile parola svilita in queste recenti dimostrazioni di piazza, si rivela come un’idea elitaria che vorrebbe escludere il legame sociale. Le strampalate idee anarcoidipseudorivoluzionarie vorrebbero dettare legge alla stragrande maggioranza della popolazione. Il pensiero contorto ed i cortei che sfidano lo stato fingono di non accorgersi che oggi la tracciabilità, a differenza che nei regimi totalitari, non è al servizio della dittatura ma della libertà, che il greenpass non mette limitazioni alla nostra vita, ma rappresenta un mezzo fondamentale per recuperarla come sta avvenendo , oggi, contro un virus molto più contagioso di quello di un anno fa.

Parlare di diritti e di libertà negati, prendendo come spunto l’obbligo del greenpass, non fa altro che foraggiare una protesta inutile, anzi dannosa, proprio in un momento in cui dovrebbe prevalere la solidarietà a tutto campo. Già Mazzini, che, per affermare i principi di libertà, trascorse quasi tutta la sua vita al confino ,scriveva: ” Non esistono né uguaglianza né libertà senza una profonda coscienza dei doveri cui tutti siamo chiamati…trovare un principio educatore superiore… e questo principio è il DOVERE. Bisogna convincere gli uomini che ognuno d’essi non vive per sè, ma anche per gli altri.”

Appare evidente come la cultura dei diritti, scevra da quella dei doveri, crea quel malsano scontro voluto e creato ad arte cui assistiamo da troppi mesi a questa parte. Di diritti di ogni tipo negati ce ne sono anche sotto i governi più progressisti e liberali immaginabili, ma iniziare una si nobile attività garantista a Lipari, a difesa dei Diritti, prendendo spunto ,in piena pandemia mondiale, dal greenpass e dai vaccino svilisce sin dal nascere una coraggiosa iniziativa che , di bersagli da colpire , ne avrebbe a iosa. Lisciare, invece, il pelo a quella minoranza variegata di nolaqualunque che per motivi più disperati intende trasgredire norme elementari di igiene sanitaria si richiama al più becero e squalificato populismo.

Quando poi si odono tribuni che, con la scusa di tutelare i nostri diritti, predicano disobbedienza civile o trasgressione a norme sanitarie e di buon senso, è opportuno diffidare dalle loro proposte. A macchia di leopardo nascono comitati, associazioni improntati sulla fantomatica dittatura sanitaria. Fra qualche giorno , l’otto dicembre ne parlerà a Torino l’associazione che porta il nome, suo malgrado, del compianto Stefano Rodotà. “L’obiettivo è quello di tutelare la libertà ed i diritti umani nell’ambito delle leggi internazionali”. Nientemeno !!!. La comparsa del nome di Rodotà ha fatto irritare la figlia del grande giurista: ” Non solo è una vigliaccata. Mio padre era un meridionale illuminista assai; si sarebbe stravaccinato, ascoltava certamente i pirla, ma non li amava”. Sante parole.

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