E’ stato approvato all’unanimità, con 207 voti favorevoli, il disegno di legge costituzionale sul riconoscimento delle condizioni e limiti della insularità. Ora il provvedimento, che è stato approvato in prima lettura al Senato e in seconda (senza modifiche) alla Camera, tornerà a Montecitorio per l’approvazione definitiva.
«Finalmente la Repubblica riconosce i diritti di ben 6,5 milioni di italiani che vivono nelle isole - ha detto la senatrice di Forza Italia, Urania Papatheu, intervenendo in Aula durante l’esame sulla legge costituzionale -. Significa attuare realmente il principio della coesione sociale tra tutti i cittadini del Paese. Un risultato che abbiamo potuto raggiungere grazie alla sottoscrizione di oltre 200 mila cittadini di una legge costituzionale di iniziativa popolare. A loro, ai sindaci che vivono nelle isole, alle forze politiche, che unanimemente hanno voluto inserire in Costituzione il riconoscimento dell’insularità, va il mio più sentito grazie».
«Quello di riconoscere che l'insularità rappresenta uno svantaggio è un principio importantissimo che finalmente potrà presto tornare di rango costituzionale» ha affermato invece il senatore del Movimento 5 stelle, Vincenzo Maurizio Santangelo. «Erano stati proprio i nostri Padri costituenti a prevedere che lo Stato si impegnasse nella valorizzazione del Mezzogiorno e delle isole per mezzo dell’assegnazione di contributi speciali - ha aggiunto prosegue - Un principio eliminato dalla assurda riforma del titolo quinto della Costituzione del 2001. Quando parliamo di isole, è facile pensare a Sicilia e Sardegna, ma in Italia ci sono più di 800 isole, di cui circa 80 abitate. Ognuna di queste presenta proprie peculiarità e caratteristiche comuni che meritano di essere tenute in massima considerazione per preservare e sostenere le comunità che le vivono. Mi aspetto che l'approvazione di questa riforma costituzionale non sia soltanto l'affermazione di un principio, ma l’inizio di un percorso di inclusione volto a valorizzare e sostenere tutte le isole nella loro unicità».
Essere un'isola, è il ragionamento alla base del ddl, comporta enormi costi aggiuntivi che devono essere compensati in nome della coesione nazionale, con l'obiettivo di rendere uguali i punti di partenza di tutti i cittadini italiani. Secondo uno studio essere isola, con le difficoltà collegate ai trasporti e ai collegamenti, costa alla Sicilia tra i 6,04 e i 6,54 miliardi di euro l'anno, un valore tra il 6,8 e il 7,4% del Pil regionale. Questo si traduce di fatto in una sorta di tassa occulta quantificabile in circa 1.300 euro a testa per ogni cittadino siciliano, neonati compresi
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.