L’obiettivo è duplice: rendere possibile la sopravvivenza e il benessere umano su Luna e Marte, e allo stesso tempo far progredire un’agricoltura più resiliente e sostenibile qui sulla Terra. Il quadro emerge da un articolo scientifico pubblicato sulla rivista New Phytologist, che delinea una visione condivisa su come le piante possano supportare la vita nello spazio e come la ricerca spaziale possa restituire conoscenze preziose per migliorare la produzione agricola terrestre.
Tra gli autori figura anche Massimo Maffei, docente del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Torino, che sottolinea l’importanza degli studi sulle risposte delle piante ai campi magnetici e alla biologia quantistica: ricerche che giocano un ruolo cruciale sia fuori dal nostro pianeta sia nel miglioramento delle colture sulla Terra.
Il dottor Elison Blancaflor della NASA ricorda come le piante siano parte del nostro sistema di supporto vitale: forniscono cibo, ossigeno, acqua purificata e perfino sollievo psicologico. Senza di esse, vivere in ambienti extraterrestri sarebbe molto più difficile, soprattutto nelle missioni di lunga durata che porteranno l’umanità sulla Luna, su Marte e oltre.
Il dottor Luke Fountain, anch’egli della NASA, evidenzia che imparare a coltivare nello spazio significa anche migliorare il modo in cui coltiviamo sul nostro pianeta. Le tecnologie sviluppate per sostenere la vita oltre la Terra potrebbero contribuire a un’agricoltura più efficiente, capace di resistere a cambiamenti climatici estremi e di garantire cibo ed energia alle generazioni future.

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