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sabato 25 giugno 2011

L'Mpa raduna i suoi "militanti"

Oggi e domani l'attenzione del mondo politico è tutta rivolta al Palaghiaccio di Catania per capire come si evolve e verso quali traguardi punta l'Mpa di Raffaele Lombardo che, a sei anni dalla sua costituzione, intende rinnovarsi. Un'assemblea "senza relazioni da approvare o meno. Si parlerà di alleanze, di Terzo polo, di questo governo e di come rilanciarne l'iniziativa politica", ha avvertito il fondatore del Mpa nel rilevare che gli interventi, di non più di tre minuti ciascuno, saranno preceduti da una breve introduzione dell'ex sottosegretario alle Infrastrutture e ai trasporti Giuseppe Reina, dimessosi il 12 novembre dello scorso anno per protesta nei confronti del governo Berlusconi e del Pdl, "in quanto questo governo - ha spiegato Lombardo - attraverso i suoi atti e le scelte, non ha dato neppure il minimo indispensabile al Sud. Quel patto che avevamo sottoscritto non è stato attuato ed è stato violato e calpestato. Io credo che sul piano politico si debba rafforzare l'idea autonomista, che l'alleanza con i partiti del terzo polo sia da rafforzare e che il rapporto con il Partito democratico sia stato importante. In tutte queste cose noi siamo stati anticipatori a livello nazionale. Spero che lo si voglia riconoscere anche da parte di chi si sente avversario o concorrente. Queste esperienze, o questi esperimenti, sono state anticipazioni, sempre nell'interesse di un processo riformista che equivale, dal nostro punto di vista, all'interesse della Sicilia e dei siciliani". Non solo. Per il presidente della Regione va corretto un errore gravissimo che, dall'entrata in vigore dello Statuto speciale, ha contrassegnato la vita politica siciliana, dominata dal centralismo dei partiti nazionali. "Le regioni a statuto speciale – ha detto – vanno governate da partiti autonomisti, alleati di questo o di quest'altro, ma se possibile dotati di maggioranza assoluta. E' necessaria un'azione capillare di sensibilizzazione perché se ne acquisisca la consapevolezza" E, infatti, non c'è paragone tra la Sicilia e il Trentino-Alto Adige, la Val d'Aosta e perfino la Sardegna e il Friuli, dove i locali partiti autonomisti hanno vigilato per il rispetto dei propri statuti da parte delle forze politiche centraliste che, via via, si sono alternate nella gestione dello Stato italiano. Per raggiungere quest'obiettivo, a giudizio di Lombardo, "fondamentale è la militanza. Selezionati i militanti questi devono avere l'elettorato attivo e passivo e, insieme, ci si dovrà muovere con disciplina e rispetto delle regole. Se c'è un capo eletto democraticamente non solo questo va seguito ma guai a chi osa contestarlo. Chi lo fa, va cacciato. Chi ci sta deve accettare le regole che non possono essere violate, così come non saranno consentiti frazionismi o correntismi che sono, spesso, alla base della distruzione di qualunque gruppo sociale e partito politico. Se insieme a tutti coloro che hanno a cuore il Mezzogiorno e l'Autonomia, saremo disponibili, senza egoismi o volontà di predominio, a costruire un grande movimento meridionalista - ha replicato il capogruppo del Mpa a Montecitorio Carmelo Lo Monte - lo dovremo costruire con il metodo del consenso e senza padroni, né padrini". E ha ricordato a Lombardo che la sua carica di presidente federale del Mpa non gli "dà in nessun modo la facoltà di violare ogni regola interna". Lapidario il commento del capogruppo del Pd all'Ars Antonello Cracolici: "Lombardo è un solista con qualche strumento stonato". L'intervento del fondatore del Mpa è previsto per la tarda mattinata di domani, quando, esauriti gli interventi, tirerà le conclusioni.
Intanto, ieri, ad Aci Castello, intervenendo al convegno della Cgil su "legalità e sviluppo", il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello ha parlato a lungo della situazione politica siciliana: "Non mi candiderò mai a presidente della Regione né intendo fare politica. E' stata la nostra scelta fin dall'inizio e consiglierò anche ai miei colleghi imprenditori di non farlo perché in Sicilia il problema non è solo la politica ma anche una società debole che ha bisogno di avere testimoni forti". "Uno può avere un impegno civile forte - ha detto ancora Lo Bello - e noi vogliamo averlo nella società, non nel mondo politico. La politica deve fare un processo di crescita, deve capire che il mondo è cambiato, deve stare più attenta nei rapporti durante le campagne elettorali con le cosche mafiose. La politica – ha concluso – deve capire che la crescita passa dalle imprese, da un mercato del lavoro serio, non dalle vecchie commistioni che sono state un po' la cifra dominante in Sicilia negli anni Settanta ed Ottanta".

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