Anche quest'anno in Sicilia si ricorrerà all'esercizio provvisorio: la decisione formalizzata ieri sera nel corso della riunione della giunta regionale. «E' un provvedimento necessario – dice l'assessore all'Economia Gaetano Armao – alla luce delle manovre nazionali e delle ripercussioni sui conti della Regione».
Intanto a Sala d'Ercole si va verso l'approvazione del disegno di legge-voto per la riduzione dei parlamentari da 90 a 70. Il provvedimento, nel timore di modifiche o stop, è stato "blindato": è sottoscritto, infatti, oltre che da tutti i componenti dell'ufficio di presidenza dell'Ars, anche dai capigruppo, in modo che nessun altro deputato, se non autorizzato, possa presentare emendamenti. Ma c'è chi teme qualche richiesta di voto segreto all'atto della votazione finale per poterlo bocciare nel segreto dell'urna. Al dibattito, subito dopo la relazione del presidente della commissione Affari Istituzionali, sono intervenuti i deputati Adamo (Udc), Barbagallo (Pd), che è anche il promotore dell'iniziativa, Incardona (Fds), Caputo (Pdl), Marrocco (Fli), Speziale (Pd), Pogliese (Pdl), Maira (Pid), Arena (Mpa), Calanducci (Mpa), Cracolici (Pd), Cordaro (Pid), Bufardeci (Fds), Musotto (Mpa), Buzzanca (Pdl), Lentini (Udc), D'Agostino (Mpa), Oddo (Pd), Formica (Pdl), Gucciardi (Pd) e Di Mauro (Mpa). Quasi tutti gli intervenuti hanno concordato sull'opportunità che il disegno di legge vada approvato così com'è. Da parte dell'opposizione, con in testa il presidente della commissione Attività Produttive Salvino Caputo, infatti, si è ventilata l'ipotesi di inserire nello stesso disegno di legge una norma "salva Ars" in caso di dimissioni del presidente della Regione. Diversa la posizione del capogruppo del Pid Rudy Maira, secondo cui "l''opinione pubblica chiede più la riduzione delle indennità di carica per i politici che il taglio del numero dei rappresentanti nelle istituzioni a vari livelli. In momenti di crisi economico-sociale – ha aggiunto - è sbagliato che si riduca la partecipazione politica negli organi di rappresentanza, così si crea una sorta di tecnocrazia. Spingiamo invece Camera e Senato a razionalizzare il numero dei propri componenti, magari varando noi una legge che stabilisca che il numero dei deputati regionali sia pari al 10% dei componenti del parlamento nazionale". Per il vice capogruppo del Pdl Salvo Pogliese, invece, "la riduzione del numero dei parlamentari dell'Assemblea regionale siciliana è un'indubbia prova di maturità.
Per il vice capogruppo del Pid Totò Cordaro, però, anche se la riduzione del numero dei parlamentari è sacrosanta, non si capisce il motivo di tanta fretta: c'è il rischio di dare vita a un autentico aborto normativo". "Diciamoci la verità - ha aggiunto il capogruppo di Grande Sud Tutti Bufardeci - affrontiamo questo disegno di legge perché tutti noi siamo preoccupati dallo tsunami dell'antipolitica. Nessuno avrebbe avuto voglia di discutere questo argomento, siamo quasi costretti' a farlo". Di contro, per il deputato del Mpa Roberto Di Mauro "in questo periodo si discutono riforme importanti come quelle sulle province o sui comuni: il ddl va affrontato all'interno di un quadro complessivo di modifiche al nostro assetto istituzionale". "Tutte queste discussioni - ha commentato Barbagallo - rappresentano solo una tattica per non approvare la legge . Non dare il via al ddl sarebbe un atto di miopia politica, a questo punto nutro dubbi sulla reale possibilità che la legge veda la luce". Oltre al ddl "taglia deputati" è stata incardinato il dibattito anche sul disegno di legge voto per la modifica dell'Art. 36 dello Statuto per far si che le imposte di produzione della Sicilia vadano alla Regione e non allo Stato, come in atto avviene. Inoltre sono stati esaminati i primi sei articoli del disegno di legge di riforma delle Asi, ma il dibattito è stato interrotto e rinviato ad oggi per mancanza del numero legale.
In apertura di seduta l'on. Panarello ha sollecitato la riforma del regolamento parlamentare, proponendo, con chiaro riferimento ai recenti arresti dei deputati Corona e Mancuso, la immediata decadenza dalle cariche interne dei deputati destinatari di provvedimenti giudiziari.
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