Il Wwf ha visto approvare tutti i punti proposti tramite una petizione di 150 mila firme presentata a novembre. Un segnale positivo ma che dovrà essere confermato in assemblea plenaria e, in seguito, dal Consiglio europeo.
Per approfondire quali parametri ambientali sono necessari per frenare sprechi, illegalità e sovrasfruttamento, Tgcom24 ha intervistato Marco Costantini, responsabile mare del Wwf Italia.
Per approfondire quali parametri ambientali sono necessari per frenare sprechi, illegalità e sovrasfruttamento, Tgcom24 ha intervistato Marco Costantini, responsabile mare del Wwf Italia.
Quali misure possono essere adottate per limitare la pesca eccessiva?
"Entro il 2020 si dovrebbe giungere a un rendimento massimo sostenibile. Ciò risponde a un principio logico: la quantità pescata non può essere superiore a quella che lo stock ittico è in grado di generare. Inoltre, bisognerebbe pescare gli esemplari che si sono già riprodotti".
Che modalità di gestione è stata approvata dalla Commissione europea?
"A lungo termine, con piani pluriennali basati su valutazioni scientifiche. Finora, invece, si era data priorità ad aspetti socio economici piuttosto che a parametri biologici. Per esempio, ci sono stati studi condotti da alcune università che hanno mostrato che alcuni stock ittici erano sovrasfruttati. Veniva comunque consentita la pesca di queste specie per accontentare la richiesta del mercato e per salvaguardare gli interessi dei lavoratori del settore. Queste pressioni contemporanee determinavano un non rispetto del parere scientifico".
Può fare un esempio?
"Sì, il caso del tonno rosso. Sono stati dati fondi pubblici in favore dei pescherecci destinati alla sua pesca sebbene fosse già noto che lo stock non era in condizioni ottimali".
Cos'è stato deciso, invece, per evitare che i pesci indesiderati che finiscono nelle reti vengano rigettati in mare morti?
"Aumentare la selettività delle reti per evitare che sistemi come la pesca a strascico trattengano specie ittiche non gradite dal pescatore e dal mercato. Inoltre, per legge, il pescatore dovrebbe essere obbligato a portare a terra tutto ciò che pesca. A tal fine, la Commissione ha pensato all'istituzione di organi di controllo e all'installazione di telecamere sulle imbarcazioni".
Queste misure potrebbero essere vissute come costrizioni da parte dei pescatori?
"Il rischio c'è ma proprio per questo un punto chiave approvato dalla Commissione pesca riguarda la regionalizzazione nella prospettiva di una maggiore condivisione della gestione dell'attività ittica. Finora, la legislazione europea in questo settore è stata spesso percepita come imposta dall'alto e i pescatori non si sono sentiti coinvolti. L'obiettivo è, invece, la cogestione: è positivo che i pescatori siedano ai tavoli dove si prendono le decisioni. In particolare, gli Stati membri dovrebbero intervenire nell'ambito dei piani di gestione"
"Entro il 2020 si dovrebbe giungere a un rendimento massimo sostenibile. Ciò risponde a un principio logico: la quantità pescata non può essere superiore a quella che lo stock ittico è in grado di generare. Inoltre, bisognerebbe pescare gli esemplari che si sono già riprodotti".
Che modalità di gestione è stata approvata dalla Commissione europea?
"A lungo termine, con piani pluriennali basati su valutazioni scientifiche. Finora, invece, si era data priorità ad aspetti socio economici piuttosto che a parametri biologici. Per esempio, ci sono stati studi condotti da alcune università che hanno mostrato che alcuni stock ittici erano sovrasfruttati. Veniva comunque consentita la pesca di queste specie per accontentare la richiesta del mercato e per salvaguardare gli interessi dei lavoratori del settore. Queste pressioni contemporanee determinavano un non rispetto del parere scientifico".
Può fare un esempio?
"Sì, il caso del tonno rosso. Sono stati dati fondi pubblici in favore dei pescherecci destinati alla sua pesca sebbene fosse già noto che lo stock non era in condizioni ottimali".
Cos'è stato deciso, invece, per evitare che i pesci indesiderati che finiscono nelle reti vengano rigettati in mare morti?
"Aumentare la selettività delle reti per evitare che sistemi come la pesca a strascico trattengano specie ittiche non gradite dal pescatore e dal mercato. Inoltre, per legge, il pescatore dovrebbe essere obbligato a portare a terra tutto ciò che pesca. A tal fine, la Commissione ha pensato all'istituzione di organi di controllo e all'installazione di telecamere sulle imbarcazioni".
Queste misure potrebbero essere vissute come costrizioni da parte dei pescatori?
"Il rischio c'è ma proprio per questo un punto chiave approvato dalla Commissione pesca riguarda la regionalizzazione nella prospettiva di una maggiore condivisione della gestione dell'attività ittica. Finora, la legislazione europea in questo settore è stata spesso percepita come imposta dall'alto e i pescatori non si sono sentiti coinvolti. L'obiettivo è, invece, la cogestione: è positivo che i pescatori siedano ai tavoli dove si prendono le decisioni. In particolare, gli Stati membri dovrebbero intervenire nell'ambito dei piani di gestione"
Maria Rosa Pavia
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