La Chiesa italiana ha avviato a Firenze dal 9 al 13
novembre una grande riflessione a partire dalla Evangeli gaudium su “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. E venerdì
13 novembre, non si era ancora spento l’eco dei canti, delle preghiere e degli
applausi nelle sale e nelle basiliche di Firenze “abitate” dai delegati del V°
Convegno nazionale che l’orrore
sconvolgeva Parigi provocando oltre un centinaio di morti, ed un clima di
guerra che dalla Francia tende a diffondersi a tutto il mondo. Il messaggio
della Chiesa italiana assume così un‘enfasi particolare sottolineando l’urgenza di promuovere un nuovo patto
sociale fra gli uomini ed i popoli che garantisca convivenza, pace,
cooperazione per una vita buona e per lo sviluppo.
A Firenze, l’Arcidiocesi di Messina vi ha partecipato con otto
delegati e fra questi Mons. La Piana ha voluto inserire anche me come eoliano.
Così Mons. Gaetano Sardella
mi ha chiesto di avviare
il prossimo venerdì 4 dicembre,
nella Chiesa Parrocchiale di San Pietro, alle 19 circa, dopo la Messa delle 18,
una riflessione su questo importante avvenimento a cui hanno preso parte
tutte le Diocesi italiane e che ha visto Papa Francesco svolgere, da par suo,
il ruolo di primo protagonista.
Che cos'è un umanesimo? E' una cultura, un modo di
rapportarsi alla realtà, di vivere il mondo è la storia. Ed un umanesimo
cristiano? Quando una cultura ed un modo di vivere si ispirano o sono ispirati,
per buona parte, dal cristianesimo, almeno in filoni significativi, si usa
parlare di umanesimo cristiano. Nei secoli abbiamo avuto diversi
umanesimi che sono stati definiti cristiani a cominciare da quello che si incarnò
in Firenze soprattutto nei primi secoli del II millennio a cui il Convegno si è
richiamato più volte. Ma promuovere oggi, in una società frantumata e liquida,
un umanesimo che abbia i caratteri di un progetto anche approssimato e
delineato per grandi linee, è realistico?
E soprattutto in Sicilia, dove i caratteri di
frantumazione si mescolano a sacche di tradizioni arcaiche, la crescita di un
nuovo umanesimo, più che come un disegno
organico non deve configurarsi piuttosto come una grande molteplicità di
esperienze che crescano dal basso, incarnino amore verso gli altri e
solidarietà, costruendo reti che tendono ad allargarsi ed ampliarsi affiancando
e sostituendo le vecchie pratiche ed esperienze sociali, umane e religiose
stanche e ormai sterili? Ed è possibile realizzare questo in tutti i campi? Nelle esperienze di
vita civile, politica, familiare, artistica? E nella vita religiosa? Non
è forse anche, e soprattutto, la
Chiesa chiamata in causa perché il
proporsi di nuove esperienze in campo religioso, alimentate dalla fede, possono
rappresentare l’anima ed il cuore di questo nuovo umanesimo?
Ecco di questo vorrei parlare venerdì sera con
quanti vorranno avviare una riflessione, in comune, a partire da questi
interrogativi. Dialogare per cambiare. Non un cambiamento repentino che non è
pensabile, ma un cambiamento reale,
radicato e costante, portato avanti con audacia e, come dice Papa Francesco, con umiltà, disinteresse e
gioia.
Michele Giacomantonio
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