La discussione sul decreto della Lorenzin che cancella il punto nascite dell’Ospedale di Lipari ha avviato una discussione di un certo interesse. Finalmente ci sono proposte concrete e cercherò di dare il mio contributo a partire dall’ultimo intervento di Saverio Merlino che propone tre cose: 1. Una riunione congiunta dei consigli comunali delle Eolie per una presa di posizione comune nei confronti del Governo e della Regione; 2. Una manifestazione con mobilitazione di massa da svolgersi fuori dalle Eolie ; 3. Una serena e severa autocritica della classe politica del come mai si sia giunti ad una considerazione così bassa sul piano nazionale.
Che le Eolie debbano mobilitarsi con urgenza e devono fare sentire la loro voce è necessario proprio per ribadire che non si può tornare indietro dal riconoscimento del Trattato d’Amsterdam dell’Unione Europea che la marginalità delle isole dipende proprio dalla loro insularità e che va sviluppato un forte impegno di sostegno per superarla. Vorrei ricordare che quella conquista fu opera dell’ANCIM, l’associazione dei comuni insulari e che proprio i comuni eoliani ebbero un ruolo importante perché allora presidente nazionale dell’ANCIM era il Sindaco di Lipari che non solo si batté per questo risultato ma andò il 20 gennaio del 1998 a Bruxelles al Parlamento Europeo ed intervenne all’audizione pubblica sul tema “Problemi delle Regioni Insulari nell’Unione Europea”.
Quanto alla possibilità di svolgere riunioni congiunte dei Consigli Comunali del nostro Arcipelago vorrei ricordare che proprio la costituzione del protocollo unitario realizzato sul finire degli anni ’90 consente che questo possa avere luogo con la possibilità di emettere atti di valore simbolico mai deliberazioni efficaci a tutti gli effetti.
Infine circa la capacità di manifestazioni di massa fuori delle nostre isole vorrei ricordare quella che si svolse nel 1995 quando l’apposizione dei vincoli di inedificabilità assoluta posta dalle Regione in attesa del varo del Piano territoriale paesistico stava uccidendo l’attività edilizia del nostro Arcipelago e le quattro Amministrazioni comunali eoliane organizzarono una manifestazione di circa mille persone che si trasferì a Messina con una nave adibita a questo specifico scopo per portare le preoccupazioni degli isolani al Prefetto di Messina perché a sua volta le trasmettesse alla Regione. Manifestazione che ebbe successo perché i lavori di approvazione del Piano ebbero una effettiva accelerazione ed in poche settimane completò il suo iter con la conseguente abolizione dei vincoli di inedificabilità.
Invece più difficile mi sembra la terza proposta che teoricamente dovrebbe essere la più semplice: quella dell’autocritica. Quando mai i nostri amministratori e la nostra classe politica in genere ha fatto autocritica? La storia di questi ultimi vent’anni è ricca di errori gravissimi che hanno pregiudicato o ritardato fortemente il nostro sviluppo. Anzi proprio lo sviluppo civile e sociale di queste isole è stato visto come un pericolo per la classe dirigente locale preoccupata che “quieta non movere et mota quietanda” cioè che nulla si movesse e se qualcosa sfuggiva al controllo dovesse essere subito bloccato. Quale altra sarebbe infatti la spiegazione per la sfiducia data il 19 giugno 2001 alla mia Amministrazione se non il fatto che aveva fatto troppo e mostrava di potere fare di più mettendo in discussione poteri e privilegi consolidati? Allora furono mobilitati gente dall’opposizione alla maggioranza e tutto si bloccò: la società mista segnò il passo e fu smobilitata, il ciclo dell’acqua fu regalato al Ministero dell’Ambiente con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, il Centro Servizi turismo fui distrutto, il Palazzo dei Congressi fu adibito ad altre finalità, la diga foranea di Sottomonastero che avrebbe permesso l’attracco di navi ed aliscafi anche in condizioni perturbate fu cancellata ed al suo posto creati dei piccoli inutili potenziamenti a pioggia, i Patti territoriali senza il contesto dello sviluppo dei servizi divenne un boomerang con la creazione di alberghi senza clienti. Ma questa classe dirigente imbelle e mediocre fu salvaguardata. Che autocritica volete che facciano?
Michele Giacomantonio
Che le Eolie debbano mobilitarsi con urgenza e devono fare sentire la loro voce è necessario proprio per ribadire che non si può tornare indietro dal riconoscimento del Trattato d’Amsterdam dell’Unione Europea che la marginalità delle isole dipende proprio dalla loro insularità e che va sviluppato un forte impegno di sostegno per superarla. Vorrei ricordare che quella conquista fu opera dell’ANCIM, l’associazione dei comuni insulari e che proprio i comuni eoliani ebbero un ruolo importante perché allora presidente nazionale dell’ANCIM era il Sindaco di Lipari che non solo si batté per questo risultato ma andò il 20 gennaio del 1998 a Bruxelles al Parlamento Europeo ed intervenne all’audizione pubblica sul tema “Problemi delle Regioni Insulari nell’Unione Europea”.
Quanto alla possibilità di svolgere riunioni congiunte dei Consigli Comunali del nostro Arcipelago vorrei ricordare che proprio la costituzione del protocollo unitario realizzato sul finire degli anni ’90 consente che questo possa avere luogo con la possibilità di emettere atti di valore simbolico mai deliberazioni efficaci a tutti gli effetti.
Infine circa la capacità di manifestazioni di massa fuori delle nostre isole vorrei ricordare quella che si svolse nel 1995 quando l’apposizione dei vincoli di inedificabilità assoluta posta dalle Regione in attesa del varo del Piano territoriale paesistico stava uccidendo l’attività edilizia del nostro Arcipelago e le quattro Amministrazioni comunali eoliane organizzarono una manifestazione di circa mille persone che si trasferì a Messina con una nave adibita a questo specifico scopo per portare le preoccupazioni degli isolani al Prefetto di Messina perché a sua volta le trasmettesse alla Regione. Manifestazione che ebbe successo perché i lavori di approvazione del Piano ebbero una effettiva accelerazione ed in poche settimane completò il suo iter con la conseguente abolizione dei vincoli di inedificabilità.
Invece più difficile mi sembra la terza proposta che teoricamente dovrebbe essere la più semplice: quella dell’autocritica. Quando mai i nostri amministratori e la nostra classe politica in genere ha fatto autocritica? La storia di questi ultimi vent’anni è ricca di errori gravissimi che hanno pregiudicato o ritardato fortemente il nostro sviluppo. Anzi proprio lo sviluppo civile e sociale di queste isole è stato visto come un pericolo per la classe dirigente locale preoccupata che “quieta non movere et mota quietanda” cioè che nulla si movesse e se qualcosa sfuggiva al controllo dovesse essere subito bloccato. Quale altra sarebbe infatti la spiegazione per la sfiducia data il 19 giugno 2001 alla mia Amministrazione se non il fatto che aveva fatto troppo e mostrava di potere fare di più mettendo in discussione poteri e privilegi consolidati? Allora furono mobilitati gente dall’opposizione alla maggioranza e tutto si bloccò: la società mista segnò il passo e fu smobilitata, il ciclo dell’acqua fu regalato al Ministero dell’Ambiente con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, il Centro Servizi turismo fui distrutto, il Palazzo dei Congressi fu adibito ad altre finalità, la diga foranea di Sottomonastero che avrebbe permesso l’attracco di navi ed aliscafi anche in condizioni perturbate fu cancellata ed al suo posto creati dei piccoli inutili potenziamenti a pioggia, i Patti territoriali senza il contesto dello sviluppo dei servizi divenne un boomerang con la creazione di alberghi senza clienti. Ma questa classe dirigente imbelle e mediocre fu salvaguardata. Che autocritica volete che facciano?
Michele Giacomantonio
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