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venerdì 29 aprile 2016

Prosegue l'interessante confronto "epistolare" a distanza tra il dottor Giacomantonio e il professor Armeli

Caro Direttore,
Scrive il prof. Armeli: “non si potrà mai stravolgere un orientamento costante e millenario e dire l'opposto di quanto è stato insegnato finora perché la verità è una: se si dicesse il contrario, vorrebbe dire che sinora sono state insegnate dottrine errate e ciò non è possibile”.
Per oltre un millennio si è insegnato che il sole ruota intorno alla terra e perché aveva messo questo indubbio Galileo fu condannato. Ma oggi se uno si azzardasse a dire che il sole gira attorno alla terra verrebbe preso per pazzo. E qui è la stessa cosa.
“Fino a tutto il XIX secolo – scrive il prof. Don Enrico Chiavacci nel saggio che le ho citato nella precedente risposta - si è pensato sempre e senza eccezione ai comportamenti omosessuali come comportamenti viziosi, posti in essere da persone eterosessuali in cerca di piaceri alternativi. Anche la condanna morale in S. Paolo è pronunciata su questa base. E anche quando e dove le persone dedite a tale vizio erano considerate una categoria a parte, si trattava (e ancora oggi si pensa che si tratti) di persone disprezzabili, volutamente rifiutantisi di rispettare la natura. Oggi questa posizione dovrebbe quanto meno essere ripensata”. Infatti, continua il testo:” La natura umana è identificabile con la natura biologica? …Che senso ha, nel dettato conciliare, parlare non di natura dell'uomo ma di natura della persona? E la persona non è una realtà psicofisica? E questa realtà psicofisica, nella estrema complessità della sua sessualità, è descrivibile e prescrivibile una volta per sempre e per chiunque? E allora dove trovare criteri di valutazione etica tali da essere, per definizione, in qualche modo universalizzabili?”.
A quest'ultima e suprema domanda la prima risposta per il cristiano è la carità. Il che nel campo della sessualità vuol dire comprendere la propria sessualità come dono di Dio, come capacità di espressione di un'esistenza che ci è data per donarci, per portare frutto nella carità per la vita del mondo. In questo orizzonte di fede va vissuta globalmente la nostra esistenza: e ciò implica una comprensione della propria sessualità sempre come capacità di relazione all'altro, sia nella vita di coppia in cui il complesso della vita sessuale esprime e favorisce il reciproco dono, sia nella vita personale del singolo che deve saper orientare la propria sessualità sempre in tale direzione, sia nella rinuncia all'espressione della propria sessualità come annuncio e profezia su un mondo in cui la sessualità è continuamente profanata nella sua intrinseca sacralità”.
Con cordialità
Michele Giacomantonio

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