Vito De Vita |
Sono Pasquale Campanella, Vito De Vita e Natale Ferrara: tre dei “44 eroi di Unterlüss”
Mercoledì 5 aprile ore 9 l'IIS “La Farina-Basile” e la Città li commemora al Salone degli Specchi del Palazzo dei Leoni
Messina scopre da oggi di vantare tre eroi di guerra tra i suoi cittadini.
Sono gli Internati Militari Italiani Natale Ferrara e Vito De Vita di Messina e Pasquale Campanella di Serro (Villafranca Tirrena): tre dei “44 eroi di Unterlüss”. I tre messinesi, protagonisti di una delle più importanti ed eroiche pagine della Resistenza italiana in Germania, verranno commemorati mercoledì 5 aprile alle ore 9,00 presso il Salone degli Specchi del Palazzo dei Leoni di Messina, sede della Provincia Regionale, in un evento organizzato dall'Istituto di Istruzione Superiore “La Farina-Basile” di Messina con il patrocinio del Comune di Messina.
L'evento sarà imperniato sulla presenza dell'ultimo dei 44 eroi di Unterlüss ancora vivente, Michele Montagano, 96 anni portati splendidamente, presidente nazionale vicario dell'ANRP (Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia), che verrà appositamente da Campobasso a portare la sua testimonianza sull'atto eroico di Unterlüss e il ricordo personale dei suoi tre compagni di prigionia messinesi.
Saranno inoltre presenti la prof.ssa Giovanna D'Amico, Ricercatrice dell'Università degli Studi di Messina (Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne), esperta di storia della deportazione dall’Italia nei campi di sterminio nazisti durante la Seconda guerra mondiale, e lo storico e giornalista Andrea Parodi di Torino, autore del libro “Gli eroi di Unterlüss. La storia dei 44 ufficiali IMI che sfidarono i nazisti”, edito da Mursia nel 2016 e arrivato alla terza edizione, scritto grazie alle memorie di Natale Ferrara.
La mattinata è organizzata dall'IIS “La Farina-Basile”, grazie all'interessamento della dirigente scolastica prof.ssa Giuseppina Prestipino e del prof. Antonino Carabellò (che è anche moderatore dell'incontro), con la collaborazione delle famiglie Campanella, De Vita e Ferrara.
Durante la commemorazione interverrà il coro “Pueri Cantores”, accompagnato dall'Orchestra Scolastica “Vannantò”, che intoneranno il “Và pensiero”, il celebre brano del Nabucco di Giuseppe Verdi, che venne intonato proprio dai 44 eroi di Unterlüss alla Liberazione, il 9 aprile 1945.
Con il coro e i musicisti ci saranno il dirigente scolastico prof.ssa Giovanna De Francesco e tutti i docenti di strumenti musicali dell'Istituto Comprensivo "Villa Lina-Ritiro"
Biografia di Vito De Vita
Vito De Vita nasce a Messina nel 1920, secondo di sette figli di una famiglia modesta. Il padre Biagio è un piccolo artigiano mentre la madre Letteria Nicosia è casalinga. Si diploma al Liceo Classico presso i Salesiani, iscrivendosi successivamente in Lettere Classiche all’Università di Catania. Interrompe gli studi a seguito della chiamata alle armi e frequenta la scuola A.U.C. dell’Aquila diventando Sottotenente di Complemento di Fanteria. Viene assegnato come prima nomina al 74simo Reggimento Fanteria in servizio presso la caserma “N. Sauro” di Pola dove il 13.09.1943 viene fatto prigioniero dalle truppe tedesche e deportato in Germania nei campi di concentramento di Brema-Bremenvorde, Benjaminovo (Varsavia), Wietzendorf, Kreis-Soltau Hannover. Viene rimpatriato in Italia nel Luglio 1945 laureandosi il 30 novembre dello stesso anno. Nel 1946 comincia ad insegnare a Lipari dove si sposa nel 1949 con Laura De Luca anch’essa insegnante dalla cui unione nascono 5 figli. Inizia la sua attività presso la scuola media, insegna nel contempo in un istituto magistrale parificato di cui diventa preside finendo la sua carriera all’Istituto tecnico commerciale, improntando la sua missione di docente con rigore, ma con massima umanità. Partecipa attivamente alla vita politica e sociale dell’isola diventando punto di riferimento della cultura locale, viene nominato presidente dell’E.C.A. (Ente Comunale Assistenza), scrive poesie, partecipa a convegni e conferenze. Convinto Europeista lascia in eredità ai figli, ai 10 nipoti e a generazioni di alunni i valori di integrità, onestà e tolleranza. Muore a Lipari il 16 dicembre 2007 all’età di 87 anni.
Biografia di Natale Ferrara
Figlio di un operaio delle ferrovie sullo Stretto di formazione antifascista e di madre casalinga, che avrà una forte influenza sulla sua vita. Si diploma nel 1939 all’Istituto Tecnico Industriale di Messina, dove riceve una preparazione tecnica con brillanti risultati: una solida formazione di cui andrà fiero per tutta la vita, tanto da voler tentare di proseguire gli studi in fisica presso l’Università. È un buon atleta, specialista nel lancio del peso.
È a Pavia per la scuola ufficiali, e poi a Casale Monferrato. Sarà dislocato in guerra nei Balcani e catturato nei giorni successivi l'8 settembre 1943 in Croazia, nei pressi di Fiume. Sarà internato nei lager nazisti di Szczecinski, Deblin-Irena, Biala Podlaska Siedlee/Siedlce, Sandbostel e Wietzendorf. Infine a Unterlüss.
Al rientro a Messina nel 1945 vive un iniziale periodo di forte smarrimento e vive la dura difficoltà nel trovare un inserimento nel mondo del lavoro. Grazie alla sua preparazione tecnica vincerà prima il concorso alle Ferrovie come assistente ai lavori e infine al Monopolio di Stato come capotecnico superiore. Andrà in pensione nel 1984. Si sposa nel 1954, avrà una figlia e una nipote. Quello dell’internamento, e in particolare di Unterlüss sarà un capitolo della sua vita di particolare importanza. Si può dire che è un evento che l’ha accompagnato tutta la vita, diventando la sua ossessione. Ha sempre raccontato la sua esperienza a tutti, fino anche ad avere forti scambi di opinione con chi non la pensava come lui.
È morto a Messina il 2 febbraio 2016. Sulla sua pietra tombale, al cimitero di Messina, per sua esplicita richiesta, è stata incisa la scritta: “Fu uno dei quarantaquattro di Unterlüss ”
È a Pavia per la scuola ufficiali, e poi a Casale Monferrato. Sarà dislocato in guerra nei Balcani e catturato nei giorni successivi l'8 settembre 1943 in Croazia, nei pressi di Fiume. Sarà internato nei lager nazisti di Szczecinski, Deblin-Irena, Biala Podlaska Siedlee/Siedlce, Sandbostel e Wietzendorf. Infine a Unterlüss.
Al rientro a Messina nel 1945 vive un iniziale periodo di forte smarrimento e vive la dura difficoltà nel trovare un inserimento nel mondo del lavoro. Grazie alla sua preparazione tecnica vincerà prima il concorso alle Ferrovie come assistente ai lavori e infine al Monopolio di Stato come capotecnico superiore. Andrà in pensione nel 1984. Si sposa nel 1954, avrà una figlia e una nipote. Quello dell’internamento, e in particolare di Unterlüss sarà un capitolo della sua vita di particolare importanza. Si può dire che è un evento che l’ha accompagnato tutta la vita, diventando la sua ossessione. Ha sempre raccontato la sua esperienza a tutti, fino anche ad avere forti scambi di opinione con chi non la pensava come lui.
È morto a Messina il 2 febbraio 2016. Sulla sua pietra tombale, al cimitero di Messina, per sua esplicita richiesta, è stata incisa la scritta: “Fu uno dei quarantaquattro di Unterlüss ”
Biografia di Pasquale Campanella
Pasquale Campanella nasce il 3 febbraio 1916 a Serro, una frazione collinare di Villafranca Tirrena, in provincia di Messina. Nonostante le modeste condizioni familiari, con notevoli sacrifici, ma con altrettanta voglia e tenacia, prosegue gli studi fino a diplomarsi maestro elementare, inizia così ad insegnare nelle scuole dei Comuni vicini, che raggiunge giornalmente a piedi. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, si arruola per servire la Patria e col grado di Tenente di Fanteria, si distingue sul fronte greco - albanese. Il 9 settembre del 1943 fu fatto prigioniero a Corinto e deportato nei campi di concentramento di Biala Podlaska, in Polonia, di Sandbostel e nell’Oflager 83 di Wietzendorf, in Germania. Il 24 febbraio, con altri 43 ufficiali, per essersi rifiutato di collaborare con i tedeschi, venne internato nel lager di Unterlüss. Rientrato in patria, gli furono tributati un Encomio Solenne, la Croce al Merito di Guerra, il Diploma D’Onore come “combattente per la libertà d’Italia e internato militare non collaborazionista”. Si congedò col grado di Maggiore.
Nel 1949 si laurea all’Orientale di Napoli in Scienze Coloniali Comparate, nel 1951 si sposa ed ha due figli e due nipoti, tra il 1955 e i primi anni ’60 è consigliere presso il Comune di Villafranca Tirrena e nel 1966 si trasferisce con la famiglia a Messina, dove continua ad insegnare fino al 1981. Muore a Messina il 16 agosto del 1993.
Per questi motivi, il 16 dicembre 2006, l’Amministrazione Comunale di Villafranca Tirrena gli intitola una piazza a Serro, luogo che egli tanto amò e per i cui abitanti ha rappresentato a lungo un punto di riferimento ed un fulgido esempio di elevati e nobili valori morali.
Chi sono gli Internati Militari Italiani (IMI)
Pasquale Campanella, Vito De Vita e Natale Ferrara, sono stati ufficiali Internati Militari Italiani (IMI).
La storiografia della Resistenza ricorda sempre e solo i partigiani (che sono stati circa 130.000), mentre vengono spesso dimenticati gli Internati Militari Italiani, così come gli italiani che si unirono agli Alleati per la liberazione dai nazifascisti combattendo nel Centro e nel Sud Italia.
Gli Internati Militari Italiani sono quei soldati che dopo l'8 settembre 1943, catturati e disarmati dai tedeschi in Italia, nei Balcani e in Francia scelsero volontariamente la "via del lager" e l'internamento piuttosto che la collaborazione con i nazifascisti e la lotta armata contro gli italiani fedeli a Badoglio. Sono stati 650.000. Si tratta di un numero impressionante. Adolf Hitler in persona li imprigiona in oltre 80 lager tra Germania e Polonia per poterli impiegare come schiavi nelle fabbriche tedesche al posto dei cittadini tedeschi che servivano per combattere in guerra. Per aggirare la convenzione di Ginevra gli viene negato lo status giuridico di "prigionieri di guerra". Oltre 50.000 di loro moriranno nei lager e presso le fabbriche, di malattie, malnutrizione, di stenti e non ultimo in occasione di bombardamenti e di fucilazioni. La loro è detta "l'altra Resistenza", ma anche "Resistenza senz'armi" perchè combatterono per scelta e senza armi e con il solo "No!" alle proposte tedesche e della RSI. Rifiutarono la collaborazione subendo il lager e il lavoro coatto in Germania con la possibilità di poter scegliere e tornare in Patria, ma con la divisa fascista e contro gli Alleati.
Coloro che torneranno in Italia saranno ignorati dall'opinione pubblica e dimenticati. Frustrati e incompresi (le forze vincitrici della Resistenza italiana e legate al CNL non vogliono condividere con gli IMI il monopolio dei loro valori) si chiuderanno in un silenzio che sarà rotto soltanto negli ultimi decenni. Motivo per cui in Italia non se ne parla mai.
La storiografia della Resistenza ricorda sempre e solo i partigiani (che sono stati circa 130.000), mentre vengono spesso dimenticati gli Internati Militari Italiani, così come gli italiani che si unirono agli Alleati per la liberazione dai nazifascisti combattendo nel Centro e nel Sud Italia.
Gli Internati Militari Italiani sono quei soldati che dopo l'8 settembre 1943, catturati e disarmati dai tedeschi in Italia, nei Balcani e in Francia scelsero volontariamente la "via del lager" e l'internamento piuttosto che la collaborazione con i nazifascisti e la lotta armata contro gli italiani fedeli a Badoglio. Sono stati 650.000. Si tratta di un numero impressionante. Adolf Hitler in persona li imprigiona in oltre 80 lager tra Germania e Polonia per poterli impiegare come schiavi nelle fabbriche tedesche al posto dei cittadini tedeschi che servivano per combattere in guerra. Per aggirare la convenzione di Ginevra gli viene negato lo status giuridico di "prigionieri di guerra". Oltre 50.000 di loro moriranno nei lager e presso le fabbriche, di malattie, malnutrizione, di stenti e non ultimo in occasione di bombardamenti e di fucilazioni. La loro è detta "l'altra Resistenza", ma anche "Resistenza senz'armi" perchè combatterono per scelta e senza armi e con il solo "No!" alle proposte tedesche e della RSI. Rifiutarono la collaborazione subendo il lager e il lavoro coatto in Germania con la possibilità di poter scegliere e tornare in Patria, ma con la divisa fascista e contro gli Alleati.
Coloro che torneranno in Italia saranno ignorati dall'opinione pubblica e dimenticati. Frustrati e incompresi (le forze vincitrici della Resistenza italiana e legate al CNL non vogliono condividere con gli IMI il monopolio dei loro valori) si chiuderanno in un silenzio che sarà rotto soltanto negli ultimi decenni. Motivo per cui in Italia non se ne parla mai.
Chi sono i 44 eroi di Unterlüss
Dei 650.000 soldati IMI, 28.000 sono ufficiali di carriera e di complemento. Come i tre messinesi protagonisti di questa storia. La loro sorte sarà diversa rispetto a quella dei soldati di truppa, perchè gli ufficiali potevano godere dell'esenzione dal lavoro coatto grazie all'art. 27 della Convenzione di Ginevra. La loro è una lenta agonia di inedia, con la fame e il freddo a impossessarsi dei giovani italiani (tra questi la "migliore gioventù" italiana dell'epoca: Giovannino Guareschi, Giuseppe Lazzati, Alessandro Natta, Odoardo Ascari, Gianrico Tedeschi). Questa situazione non muta fino a che Hitler e Mussolini cercano di cambiare le loro sorti. Con l'accordo del 20 luglio 1944 gli ufficiali sono declassati a "civili", spogliandoli del loro status per poterli obbligare al lavoro. Ma gli italiani non ci stanno comunque. In migliaia rifiutano il lavoro per non collaborare e attendono la loro sorte. Quando la Germania sta per capitolare, nell'inverno del 1945, i nazisti tentano il tutto per tutto, obbligandoli coattamente e chiamandoli al lavoro con il sopruso.
In questo delicato contesto il 17 febbraio 1945, 213 ufficiali, tra cui Pasquale Campanella, Natale Ferrara e Vito De Vita, vengono deportati dal lager di Wietzendorf a un campo di aviazione presso Dedelstorf, nella Bassa Sassonia. I nazisti li obbligano al lavoro per ripristinare una pista in disuso. Per cinque giorni si rifiutano di lavorare organizzando uno sciopero e operando un sabotaggio. Il 24 febbraio 1945 interviene la Gestapo per una punizione esemplare. Ne vengono scelti 21 a caso per una decimazione dimostrativa. Ma mentre i 21 vengono condotti verso l'esecuzione, altri 44 ufficiali si offrono volontari per sostituirli. Campanella, De Vita e Ferrara sono tra questi 44, così come Michele Montagano. Colpiti dal gesto di eroismo, la Gestapo indugia cinque ore prima di decidere la loro sorte. Per i 44 è infine organizzato, come prigionieri politici, il trasferimento al campo di punizione e di "rieducazione al lavoro" del AEL-KZ Unterlüss, dove sorge una delle più importanti fabbriche di armamenti della Germania nazista. L'intento era quello di finirli per fatica, usufruendo ancora del loro lavoro fino all'ultimo respiro. Per sei settimane i 44 ufficiali saranno rinchiusi in un lager disumano, espressione del peggior girone infernale dantesco. Soffrendo le bastonate, il lavoro coatto, le malattie, la fame più nera, le migliaia di parassiti che invadono i loro corpi che diventano sempre più scheletrici. Tre di loro moriranno durante la prigionia, e altri tre negli ospedali subito dopo la Liberazione, avvenuta il 13 aprile. Tra questi Michele Rinaudo, di Trapani. Natale Ferrara sarà ammalato di tifo petecchiale – la malattia causa primaria delle morti nei lager nazisti - e ricoverato per alcune settimane in ospedale, così come Campanella e De Vita. I reduci di quei 44 torneranno in Italia non prima di settembre, dopo altre peripezie. Da allora calerà il silenzio e il loro gesto eroico sarà dimenticato, ignorato persino dagli stessi familiari: alcuni di loro soltanto negli ultimi anni hanno scoperto la loro storia. Nel 1949 Campanella, De Vita e Ferrara riceveranno un "Encomio Solenne" dal Ministero della Difesa.
La Sicilia e i 44 eroi di Unterlüss
Sono ben 8 gli eroi siciliani di Unterlüss. È la regione italiana più rappresentata
Questi sono:
Capitano Pietro Ferraro – Menfi, Agrigento
Sono ben 8 gli eroi siciliani di Unterlüss. È la regione italiana più rappresentata
Questi sono:
Capitano Pietro Ferraro – Menfi, Agrigento
Tenente Pasquale Campanella – Serro di Villafranca Tirrena, Messina – a cui è dedicata una piazza nel suo paese natale
Ten. Settimo Leanza – Adrano, Catania
Ten. Michele Rinaudo – Trapani (Medaglia d'Argento al Valor Militare alla memoria), morto in prigionia subito dopo la Liberazione
Sottotenente Anselmo Rizzo – Paternò, Catania
Sottotenente Anselmo Rizzo – Paternò, Catania
Sottoten. Vito De Vita – Messina
Sottoten. Natale Ferrara – Messina
Sottoten. Giuseppe Basile – Palermo (importante giornalista tra gli anni '50 e '80: fu caporedattore e vicedirettore de “L'Ora” di Palermo)
Negli ultimi anni
Nel 2015, in occasione del 70° anniversario del gesto eroico di Unterluss, i familiari dei 44 eroi di Unterluss si sono riuniti in un gruppo coordinato da Andrea Parodi, giornalista torinese, per promuovere la conoscenza dell'eroico gesto.
Grazie alla collaborazione tra i parenti, oltre alla Medaglia d'onore per alcuni di loro, è stato possibile organizzare la posa della "Pietra d'Inciampo" per Alberto Pepe a Teramo e per Giuliano Nicolini a Stresa (VB), nonchè l'intitolazione del "Giardino Carlo Grieco" ad Avigliana (TO).
Grazie alla collaborazione tra i parenti, oltre alla Medaglia d'onore per alcuni di loro, è stato possibile organizzare la posa della "Pietra d'Inciampo" per Alberto Pepe a Teramo e per Giuliano Nicolini a Stresa (VB), nonchè l'intitolazione del "Giardino Carlo Grieco" ad Avigliana (TO).
A Teramo esiste già dal 1965 una via dedicata ad Alberto Pepe, che ha anche un monumento/lapide presso la Villa Comunale (oltre alla “Pietra d'Inciampo” dallo scorso 12 gennaio). A Fossombrone (PU) l'amministrazione comunale ha inaugurato nel novembre 2016 una stele/monumento dedicata ai 44 eroi di Unterluss nel giardino di piazza Dante. A Foggia una via è dedicata a Mario Forcella; a Serro di Villafranca Tirrena (ME) una piazza al Tenente Pasquale Campanella; a Taranto i "Giardini Giorgio Tagliente", mentre la sede dell'Associazione Nazionale Polizia Stradale di Milano è intitolata a Mario De Benedittis, inventore nel dopoguerra della stessa specialità. Ad Avigliana (TO) c'è il "Giardino Carlo Grieco" e a Canosa di Puglia (BAT) Via Antonio Rossi.
I 44 eroi di Unterlüss hanno anche una pagina dedicata su Facebook:
www.facebook.com/Unterluss44
Nasce
a Casacalenda (Campobasso) nel 1921, in una famiglia borghese: il padre maestro
elementare, la madre casalinga. Si laurea in giurisprudenza all’Università
Statale di Milano. Volontario universitario, è ufficiale della G.A.F. (Guardia
alla Frontiera del Regio Esercito italiano, catturato dai tedeschi a Gradisca
di Isonzo – Gorizia - il 9 settembre
1943), ex combattente e invalido di guerra; è stato funzionario di banca, ora
in pensione.
Presidente Nazionale vicario dell’Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia; vice presidente nazionale e presidente regionale del Molise dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra; è Grande Ufficiale al Merito della Repubblica; Medaglia d’Oro al merito della Croce Rossa Italiana; è componente della commissione per le Medaglie d’Onore ai prigionieri e deportati in Germania, nonché della commissione per le provvidenze ai deportati nei campi di sterminio. È socio ad honorem dell’Associazione Nazionale Sottoufficiali d’Italia; partecipa a conferenze e testimonianze nelle scuole e nelle università, sia in Italia sia in Germania, nelle televisioni nazionali e regionali e in convegni di studi storici sulla resistenza; si autodefinisce orgoglioso per la Resistenza e la lotta al nazismo, eticamente combattuta come Internato Militare Italiano in sette oflager di Polonia e Germania e come Kz nel lager Ael di Unterlüss.
Presidente Nazionale vicario dell’Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia; vice presidente nazionale e presidente regionale del Molise dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra; è Grande Ufficiale al Merito della Repubblica; Medaglia d’Oro al merito della Croce Rossa Italiana; è componente della commissione per le Medaglie d’Onore ai prigionieri e deportati in Germania, nonché della commissione per le provvidenze ai deportati nei campi di sterminio. È socio ad honorem dell’Associazione Nazionale Sottoufficiali d’Italia; partecipa a conferenze e testimonianze nelle scuole e nelle università, sia in Italia sia in Germania, nelle televisioni nazionali e regionali e in convegni di studi storici sulla resistenza; si autodefinisce orgoglioso per la Resistenza e la lotta al nazismo, eticamente combattuta come Internato Militare Italiano in sette oflager di Polonia e Germania e come Kz nel lager Ael di Unterlüss.
Andrea Parodi e il libro
Andrea
Parodi,
autore del libro “Gli eroi di Unterlüss” che verrà presentato
mercoledì 5 contestualmente alla commemorazione dei tre eroi messinesi, è uno
storico e giornalista torinese, pronipote di Carlo Grieco, uno dei 44 eroi di
Unterlüss nonché compagno e amico di prigionia di Natale Ferrara. Nessuno della
sua famiglia conosceva la storia eroica di Carlo Grieco, scoperta per caso dal
pronipote Andrea aprendo un cassetto, venendo così a conoscenza del materiale inviato da Natale Ferrara. Sarà
grazie a questa fortuita scoperta, resa possibile dalla tenacia di Ferrara, a
dare il via alle approfondite ricerche storiche che hanno portato alla
pubblicazione del libro, edito da Mursia nel 2016, che ha già avuto tre
edizioni e che è stato salutato da recensioni molto positive.
Tra queste quella di Aldo Cazzullo del Corriere della Sera, che lo ha definito: “un libro indispensabile”. Il libro è stato presentato ufficialmente a Roma, alla Camera dei Deputati a Montecitorio, il 19 giugno 2016.
Tra queste quella di Aldo Cazzullo del Corriere della Sera, che lo ha definito: “un libro indispensabile”. Il libro è stato presentato ufficialmente a Roma, alla Camera dei Deputati a Montecitorio, il 19 giugno 2016.
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