Ci sono ragioni primarie (tra molte altre) per le quali il buonsenso dovrebbe scoraggiare il sostegno ad un partito o un movimento nazional-populista: l’odio dal quale muovono e i nemici che hanno bisogno di creare per ottenere consenso.
In un momento delicatissimo per l’Europa e l’Italia, in cui solo unione di intenti e solidarietà potrebbero migliorare la situazione, assistiamo (invece) alla crescita dirompente di esperienze politiche che soffiano sulla paura dell’altro e del “diverso”, spingono verso chiusura e autarchia e alimentano divisioni e violenza.
Una follia.
Il “sovranismo” aggressivo e securitario rischia, paradossalmente, di togliere sovranità ai popoli che seduce, calpestando principi e valori dell’Europa democratica e liberale in cui siamo cresciuti.
Il clima d’odio che le destre (e qualche gruppo di sinistra estrema) nazionaliste e populiste stanno diffondendo in Europa, investendo sulle paure e sull’incertezza economica del momento, sembra avere successo in termini di consenso sul breve ma avrà, come la storia ha già ampiamente dimostrato, conseguenze amare se non nefaste nel futuro prossimo.
La strategia è collaudata: si parla per slogan “machisti” che evocano sicurezza e dignità da ritrovare e si additano nemici, inventandone di nuovi a seconda delle necessità, per tenere alta la tensione e l’attenzione dei sostenitori e per coprire la pochezza delle politiche e dei provvedimenti messi in campo.
La nuova (o tristemente datata) categoria è quella dei “nemici del popolo”, come li chiamano anche i nostri attuali e patetici governanti, cioè tutti coloro che hanno un’idea di comunità aperta e inclusiva, che si appellano alla sostenibilità finanziaria degli impegni, alle regole democratiche ed alle costituzioni liberali e garantiste, che non ragionano come ultras quando si tratta di avversari e dispute.
Fabbricare nemici rappresenta una misera e subdola rinuncia ad affrontare e risolvere le questioni.
Indicare con chi prendersela per i problemi del tempo difficile che viviamo fornisce forse una valvola di sfogo ma di certo non risolve i problemi...
E quando se ne prende coscienza si è ancora più arrabbiati.
In un momento delicatissimo per l’Europa e l’Italia, in cui solo unione di intenti e solidarietà potrebbero migliorare la situazione, assistiamo (invece) alla crescita dirompente di esperienze politiche che soffiano sulla paura dell’altro e del “diverso”, spingono verso chiusura e autarchia e alimentano divisioni e violenza.
Una follia.
Il “sovranismo” aggressivo e securitario rischia, paradossalmente, di togliere sovranità ai popoli che seduce, calpestando principi e valori dell’Europa democratica e liberale in cui siamo cresciuti.
Il clima d’odio che le destre (e qualche gruppo di sinistra estrema) nazionaliste e populiste stanno diffondendo in Europa, investendo sulle paure e sull’incertezza economica del momento, sembra avere successo in termini di consenso sul breve ma avrà, come la storia ha già ampiamente dimostrato, conseguenze amare se non nefaste nel futuro prossimo.
La strategia è collaudata: si parla per slogan “machisti” che evocano sicurezza e dignità da ritrovare e si additano nemici, inventandone di nuovi a seconda delle necessità, per tenere alta la tensione e l’attenzione dei sostenitori e per coprire la pochezza delle politiche e dei provvedimenti messi in campo.
La nuova (o tristemente datata) categoria è quella dei “nemici del popolo”, come li chiamano anche i nostri attuali e patetici governanti, cioè tutti coloro che hanno un’idea di comunità aperta e inclusiva, che si appellano alla sostenibilità finanziaria degli impegni, alle regole democratiche ed alle costituzioni liberali e garantiste, che non ragionano come ultras quando si tratta di avversari e dispute.
Fabbricare nemici rappresenta una misera e subdola rinuncia ad affrontare e risolvere le questioni.
Indicare con chi prendersela per i problemi del tempo difficile che viviamo fornisce forse una valvola di sfogo ma di certo non risolve i problemi...
E quando se ne prende coscienza si è ancora più arrabbiati.
Luca Chiofalo
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