Identikit dell’«isola dei gradoni»
Fra le isole dell’arcipelago delle Eolie Alicudi è la più occidentale e, con i suoi circa 5 chilometri quadrati, la seconda più piccola dopo Panarea. Un cartello informativo accoglie il viaggiatore presentandola come l’isola dei gradini; mai scelta lessicale fu più infelice: i gradini sono in realtà gradoni, per di più con una certa pendenza, che dal porto si inerpicano fino alla cima del vulcano estinto che ne occupa la quasi totalità della morfologia (si può raggiungere la cima con un percorso di trekking piuttosto impegnativo di un paio d’ore).Solo un versante, quello esposto a sud-est, presenta i pochissimi servizi dell’isola: due botteghe, un paio di bar, la posta e poco più. I mezzi di trasporto a motore non sono ammessi sull’isola: un lusso raro per chi vuole staccare al frastuono cittadino. Gli unici che aiutano gli abitanti e i viaggiatori a portare i carichi pesanti su per i gradoni sono i muli. Un tratto culturale dell’isola che non può far piacere a chi ama gli animali, ma che qui diventa ineludibile per le persone che hanno difficoltà a camminare in salita.
Altro tratto singolare: sebbene nei mesi della stagione turistica ci siano anche due ristoranti, ad Alicudi si mangia principalmente a casa di alcuni arcudari, così si chiamano gli abitanti dell’isola; il giorno prima si prenota e ci si presenta all’ora indicata per condividere un pasto insieme ad altri viaggiatori e condividere la magia che sprigiona questo luogo.
Anche le abitazioni, praticamente tutte in pieno stile eoliano, sono poche decine, suddivise fra le principali contrade dell’isole, fra cui Bazzina (raggiungibile via mare o con un percorso di trekking di una mezz’oretta dal porto che vale la pena per un bel bagno) e la Tonna.
Per chi ama il contatto con la natura, Alicudi è una meta irrinunciabile e che non può essere confinata all’ora di visita che mettono a disposizione i tour che passano da qui. Occorre viverlo questo angolo di paradiso per apprezzarne lo spirito incontaminato.
Nel primo giorno in cui ci siamo stati è successo qualcosa che ci ha sorpreso: parlavamo con un tono di voce bassissimo e nonostante questo ci sentivamo. È l’udito il primo dei sensi a essersi risvegliato qui, pronto a cogliere il suono delle onde, degli uccelli, dei moltissimi insetti volanti dell’isola. Forse superfluo sottolineare ciò che si propone alla vista: il mare domina costantemente il campo visivo con il suo blu particolare, tendente in diversi momenti della giornata al grigio. Il contrasto cromatico fra la vegetazione, con la presenza massiccia di alberi da fiore come la bouganville, il bianco delle case e il nero della terra e delle (poche) spiagge vulcaniche sarebbe motivo di foto continue.
E dopo un paio di giorni tutto ciò lo si inizia a contemplare, ad assaporare con calma, riscoprendo la bellezza della natura che la frenesia quotidiana tende a opacizzare ai nostri occhi. Anche solo per questa (non) attività, il viaggio ad Alicudi vale la pena.
E dopo un paio di giorni tutto ciò lo si inizia a contemplare, ad assaporare con calma, riscoprendo la bellezza della natura che la frenesia quotidiana tende a opacizzare ai nostri occhi. Anche solo per questa (non) attività, il viaggio ad Alicudi vale la pena.
Uno stile di vita quasi perso e il magnetismo dell’isola
Nino ad Alicudi è nato e cresciuto; verso i vent’anni parte alla scoperta del «continente»: prima Roma, poi Londra e Barcellona, fino a riapprodare nella sua isola dove, come diversi suoi coetanei, per ora lavora in una delle imprese edili impegnate nella manutenzione delle case. Oltre a questo, coltiva la sua una passione per la fotografia e il videomaking: le belle foto che vedete in questo articolo sono sue (ne potete trovare altre sul suo profilo Instagram, Iducila).
Poi ci sono i viaggiatori «vittime» del magnetismo di Alicudi, che qui si sono fermati dedicandosi al settore dell’ospitalità. È il caso, ad esempio, di Alessandra del b&b Giardino dei Carrubi e di Pier che sta ristrutturando alcune case con l’intenzione di ricreare un microborgo alla Tonna.
Altri invece hanno trovato qui la cornice ideale per dedicarsi a ciò che gli fa vibrare l’anima, come Elise che ci dice: «ho viaggiato a lungo alla ricerca di un luogo dove fermarmi e qui ho trovato un piccolo paradiso per me. Per 20 anni ho lavorato a Parigi nella moda; a Casa Tre Archi, che affitto in parte ai turisti, ora mi dedico a diverse attività: dipingo, illustro, creo gioielli e oggetti in ceramica. Ad Alicudi ho trovato tanta umanità e gentilezza, oltre a una natura deliziosamente scomoda perché ad Alicudi lo star bene si fa conquistare».Paola, liparota, nel 2020 ha aperto qui la sua bottega di tessitura «Mouloud» e ci spiega «sono fra quelle persone che ha avvertito la necessità di riappropriarsi di un rapporto diverso con il luogo che abita. Alicudi per il mio lavoro lascia molto spazio dalla dimensione creativa: la mia scelta era in gestazione già prima della pandemia e si è concretizzata subito dopo il primo lockdown, in cui siamo stati costretti a rivedere il nostro concetto di limite, di confine. Il mio arrivo su quest’isola dopo quel periodo è stato in qualche modo salvifico».
Una vera scuola di sostenibilità. Di sostenibilità sentiamo parlare ormai in continuazione. Però pochi sono disponibili a fare quello che serve davvero per rovesciare le sorti del pianeta che ci ospita: cambiare il nostro stile di vita. E Alicudi, a questo proposito, è una scuola sensazionale, soprattutto se si sceglie di alloggiare a centinaia di gradoni dal mare. Sì, perché se la spesa sei costretto a portala a mano con grande fatica, diventi naturalmente più incline a comprare lo stretto necessario e a evitare gli sprechi. Se i rifiuti, analogamente, non li puoi buttare sotto casa, sei molto più attento alla loro produzione. E se per comprare un abito devi prendere necessariamente un aliscafo, ti rendi più facilmente conto che ciò che il tuo guardaroba ospita in realtà può durare molto a lungo senza ricambi continui. Insomma, ad Alicudi si vive con un’impronta leggera, meno comodi e senza dubbio con meno, ma si realizza ben presto che basta davvero poco per essere sereni.(vanityfair.it)
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