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sabato 9 febbraio 2008

Siremar: Da Milazzo a Lipari in due ore e trenta. Piano a due per gli aliscafi

Sono partiti da Milazzo per Vulcano-Lipari alle sette del mattino con l'aliscafo Platone sono arrivati nel capoluogo dell'arcipelago alle nove e tren ta con l'Athanis, il tutto dopo una sosta intermedia di circa 20 minuti sul molo di Vulcano.
La disavventura è capitata oggi a circa 150 passeggeri che, nel bel mezzo della navigazione, hanno visto abbassarsi sulle ali l'aliscafo della Siremar e attraverso il tam-tam di bordo sono venuti a conoscenza che il mezzo aveva avuto un guasto(si parla di un motore andato in fumo) e che non appena raggiunto Vulcano sarebbero dovuti sbarcare per attendere l'arrivo di un altro mezzo della società di Stato partito da Milazzo, per una regolare corsa di linea alle nove e trenta. Al di là del guasto che rientra nella logica delle cose buona parte dei passeggeri è andata su tutte le furie in quanto “reduce” da una notte trascorsa a Milazzo, vista la “contestatissima” decisione del comandante del traghetto Siremar delle 18 e 30 di non viaggiare alla volta dell'arcipelago. Decisione che ha lasciato di stucco ed adirati gli eoliani presenti a Milazzo poichè avevano visto tranquillamente approdare nella città del Capo la nave veloce “Isola di Stromboli” che aveva effettuato regolarmente il collegamento da Napoli. Una Siremar sempre più nell'occhio del ciclone se si considera che, nel giro di un paio di giorni, si è passati dal piano a quattro al piano a due. In linea sono rimasti solo l'Athanis e l'Antioco. Platone e Calypso sono, infatti, ai lavori. Una situazione limite che, ovviamente, comporta la soppressione di alcune corse con I mezzi veloci e scatena le proteste degli utenti contro gli incolpevoli impiegati delle biglietterie Siremar costretti a barcamenarsi in situazioni sicuramente poco piacevoli. La infinita stagione dei “tagli e delle soppressioni improvvise” di corse da parte della Siremar merita una ferma e drastica presa di posizione degli amministratori eoliani che non possono restare inermi, limitandosi a lettere di proteste e a richiedere controlli che non vengono mai effettuati, di fronte ad una società che, nonostante i contributi statali, penalizza sempre più le collettività isolane sino a minarne il diritto alla mobilità.