Si rende necessaria la messa in sicurezza
Salvatore Sarpi
Una grande precarietà, una serie di situazioni a forte rischio sia dal punto di vista ambientale che di protezione civile, la necessità di interventi di messa in sicurezza in parte immediati, in altra parte dilazionabili(ma non troppo) nel tempo, un'opera radicale di bonifica anche dal punto di vista della rimozione di manufatti e strutture. Il tutto, purtroppo, accompagnato da un importante punto interrogativo legato al reperimento dei fondi necessari, che sembrano non essere pochi, per l'effettuazione degli interventi. Questo quanto sarebbe emerso dal sopraluogo congiunto effettuato ieri mattino alla ex cava della Pumex di Porticello, finalizzato alla messa in sicurezza del sito e fortemente sollecitato dal comune di Lipari anche per le continue emergenze di protezione civile causate, durante le piogge, dallo stato di abbandono in cui versa l'ex cava sequestrata dalla magistratura il 31 agosto del 2007. Provvedimento posto in essere in quanto alla Pumex venne contestata l'escavazione senza alcuna autorizzazione(le concessioni erano scadute). Reato per il quale le parti in causa dovranno comparire davanti al giudice monocratico del tribunale di Lipari il prossimo 24 febbraio. Il cancello della cava ha riaperto i battenti, dopo quindici mesi, quando mancavano cinque minuti alle undici e cioè quando il maresciallo dei carabinieri Salvatore Maggio ha rimosso i sigilli. Al sopraluogo hanno preso parte, tra gli altri, il presidente della Pumex Enzo D'Ambra , il maresciallo dei carabinieri Salvatore Maggio, il comandante della Forestale Carmelo Maieli, l'ing. Angelo Trupia del distretto minerario di Catania, il dirigente Giuseppe Celi della Provincia regionale di Messina, il dott. Domenico Russo per il comune di Lipari e l'ing. Bruno Manfrè della Protezione civile. Il gruppo si è inerpicato a piedi lungo la montagna, in quanto i tracciati percorsi nel passato dai mezzi a motore sono impraticabili. Come anticipato la chiusura della cava, la mancata messa in sicurezza, la non attuazione dei profili d'abbandono e l'opera di erosione delle acque hanno “consegnato” agli occhi del gruppo una situazione estremamente delicata che, comunque, potrà essere approfondita e valutata meglio attraverso una ricognizione aerea sul sito che sarà effettuata dall'Ente minerario e, presumibilmente, anche dalla Protezione civile. Ente minerario al quale spetterà il compito di predisporre un progetto per l'intervento nell'area delle cave. A proposito degli interventi da effettuarsi avrebbe dato la sua disponibilità ad effettuarli, con fondi pubblici e/o attraverso l'utilizzo del materiale pomicifero rimosso durante tali operazioni, il dott. Enzo D'Ambra amministratore delegato della Pumex. A conclusione del sopraluogo sono stati riposizionati i sigilli e predisposto il verbale inerente il sopraluogo. Alla luce di questo, in attesa che i tecnici e gli organismi competenti si determino(al più presto) sul da farsi, resta il fatto che l'allarme “Porticello”, lanciato da chi aveva saputo interpretare i “segnali” idro-geologici provenienti dal sito, era tutt'altro che infondato. Un allarme che alla luce di quanto si può tranquillamente vedere, pur non essendo tecnici, si allarga a tutta la fascia che da Capo Rosso, attraverso Porticello, porta alla “martoriata” Acquacalda.
Una grande precarietà, una serie di situazioni a forte rischio sia dal punto di vista ambientale che di protezione civile, la necessità di interventi di messa in sicurezza in parte immediati, in altra parte dilazionabili(ma non troppo) nel tempo, un'opera radicale di bonifica anche dal punto di vista della rimozione di manufatti e strutture. Il tutto, purtroppo, accompagnato da un importante punto interrogativo legato al reperimento dei fondi necessari, che sembrano non essere pochi, per l'effettuazione degli interventi. Questo quanto sarebbe emerso dal sopraluogo congiunto effettuato ieri mattino alla ex cava della Pumex di Porticello, finalizzato alla messa in sicurezza del sito e fortemente sollecitato dal comune di Lipari anche per le continue emergenze di protezione civile causate, durante le piogge, dallo stato di abbandono in cui versa l'ex cava sequestrata dalla magistratura il 31 agosto del 2007. Provvedimento posto in essere in quanto alla Pumex venne contestata l'escavazione senza alcuna autorizzazione(le concessioni erano scadute). Reato per il quale le parti in causa dovranno comparire davanti al giudice monocratico del tribunale di Lipari il prossimo 24 febbraio. Il cancello della cava ha riaperto i battenti, dopo quindici mesi, quando mancavano cinque minuti alle undici e cioè quando il maresciallo dei carabinieri Salvatore Maggio ha rimosso i sigilli. Al sopraluogo hanno preso parte, tra gli altri, il presidente della Pumex Enzo D'Ambra , il maresciallo dei carabinieri Salvatore Maggio, il comandante della Forestale Carmelo Maieli, l'ing. Angelo Trupia del distretto minerario di Catania, il dirigente Giuseppe Celi della Provincia regionale di Messina, il dott. Domenico Russo per il comune di Lipari e l'ing. Bruno Manfrè della Protezione civile. Il gruppo si è inerpicato a piedi lungo la montagna, in quanto i tracciati percorsi nel passato dai mezzi a motore sono impraticabili. Come anticipato la chiusura della cava, la mancata messa in sicurezza, la non attuazione dei profili d'abbandono e l'opera di erosione delle acque hanno “consegnato” agli occhi del gruppo una situazione estremamente delicata che, comunque, potrà essere approfondita e valutata meglio attraverso una ricognizione aerea sul sito che sarà effettuata dall'Ente minerario e, presumibilmente, anche dalla Protezione civile. Ente minerario al quale spetterà il compito di predisporre un progetto per l'intervento nell'area delle cave. A proposito degli interventi da effettuarsi avrebbe dato la sua disponibilità ad effettuarli, con fondi pubblici e/o attraverso l'utilizzo del materiale pomicifero rimosso durante tali operazioni, il dott. Enzo D'Ambra amministratore delegato della Pumex. A conclusione del sopraluogo sono stati riposizionati i sigilli e predisposto il verbale inerente il sopraluogo. Alla luce di questo, in attesa che i tecnici e gli organismi competenti si determino(al più presto) sul da farsi, resta il fatto che l'allarme “Porticello”, lanciato da chi aveva saputo interpretare i “segnali” idro-geologici provenienti dal sito, era tutt'altro che infondato. Un allarme che alla luce di quanto si può tranquillamente vedere, pur non essendo tecnici, si allarga a tutta la fascia che da Capo Rosso, attraverso Porticello, porta alla “martoriata” Acquacalda.