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venerdì 28 novembre 2008

I tormentati profili delle isole Eolie

(Vincenzo Prestigiacomo- La Sicilia) Un susseguirsi di insenature, grotte e crateri apertisi o spentisi nei secoli, di colate laviche agglomerate in mille arabeschi ha creato tormentati profili alle Isole Eolie. E su questi scenari suggestivi è allestita alla Biblioteca centrale della regione siciliana la mostra "Le Eolie nel tempo". L'esposizione mette in luce la ricerca di una profonda identità dei luoghi trattati e si apre con una corposa documentazione di studi scientifici effettuati da Vittorio Giustolisi, uno dei massimi archeologi della Sicilia. Il prof. Giorgio Di Maria, docente di filologia classica dell'Università di Palermo, nel corso di una conferenza tenuta alla Biblioteca regionale, ha messo in luce una scoperta dello studioso a proposito di Vulcano, evidenziando la verosimile corrispondenza geografica dell'isola con la mitica Eolia di Omero oltre che con l'Isola della Fiamma degli antichi egizi, corrispondenza già supposta dal Giustolisi nel contesto di numerosi saggi dedicati all'argomento. Tutte le scoperte dell'archeologo per quindici anni sono state ignorate, adesso dopo il lungo sonno sono state riportate nel piano regolatore come aree archeologiche da rispettare e da tutelare.Nelle bacheche in bella evidenza anche i due volumi «Vulcano» e «Panarea e isolotti vicini», editi entrambi dal Centro di Documentazione e Ricerca per la Sicilia Antica «Paolo Orsi Onlus» e patrocinati dalla Regione. All'interno rare immagini e incisioni e soprattutto notizie approfondite di carattere archeologico. Giustolisi dice di Panarea: «Nome misterioso, quasi onomatopeico che nessun filologo è riuscito finora a penetrare e che forse la memoria del sentimento del tempo riesce a percepire nella sua profonda ed inquietante ambiguità, attraverso una sensazione di colore, di suono, di odore, che subito si dissolve come nella magia del sogno, come l'apparizione delle sue fantastiche forme, emerse dagli abissi, come fuoco, come sangue, come aria, coagulati nell'apparente durezza e fissità della pietra, come morte, che presto si trasforma, per diventare vita delle piante e dei fiori, e ancora morte…».Per chi sbarca in questo lembo di terra delle Eolie fuori stagione, le sensazioni non sono molto diverse da quelle descritte da Guy deMaupassant quando vi si era soffermato in compagnia del duca della Verdura che gli faceva da cicerone.Il geografo greco Strabone nel primo secolo approdò a Panarea e descrisse l'isola come priva di vita. E Giustolisi: «In realtà non lo era del tutto. Così come hanno potuto mettere in chiaro gli archeologi. Ciò era dipeso dalla sua piccolezza e dalle limitate risorse, ma forse anche dal suo carattere particolarmente sacrale, che gli indigeni dell'isola preservarono nella peculiarità della loro cultura, fino a tarda epoca».I pannelli espositivi all'interno del cortile documentano i vari aspetti di Panarea sotto il profilo storico-archeologico. Vengono precisate ubicazioni geografiche degli antichi toponimi, ma evidenziati anche aspetti religiosi collegati ai fenomeni vulcanici. Nelle bacheche della sala di consultazione si snodano incunaboli, rarità dell'arte incisoria. Si parte con Strabo. «Geographia» in latino. Roma, Conrad Sweynheym e Arnold Pannarz, 1473.Nella mostra non può mancare Jean Houel, incisore e pittore. Il Settecento ha visto una ricca iconografia di viaggiatori che corredavano le loro opere con splendide incisioni ed acquatinte. Houel fu tra i più prolifici nel produrre stampe di qualità. La sua maggiore opera porta il titolo di «Voyage pittoresque des isles de Sicile, de Malte et de Lipari».Anche il veneziano Vincenzo Maria Coronelli, religioso di Minori Conventuali, si occupò di cartografia. Lungo il percorso espositivo spicca «Isolario, descrittione geografico-historica, sacro-profana, antico-moderna, politica, naturale, e poetica. Mari, golfi, spiagge, porti, barche…». L'opera venne stampata a Venezia nel 1696 a spese dell'autore. Trova spazio anche Ludwig Salvator, arciduca d'Austria. Personaggio affascinante e geografo raffinato, pubblicò a Praga tra il 1893 e il 1896 «Die Liparischen Inseln».