C'è fermento, diceva
l'aviatore del film Mediterraneo. C'è fermento potremmo dire anche
noi se solo avessimo un po' di tempo per osservare quanto sta
accadendo negli ultimi mesi dalle nostre parti. Le associazioni
culturali e sociali si moltiplicano, prendono iniziative, si
incontrano, elaborano programmi. Giovani scrivono, pubblicano,
partecipano a rassegne, fanno concerti, organizzano aperitivi
culturali, elaborano soggetti per corti cinematografici, guardano
all'arte con sempre più consapevolezza e sempre meno
improvvisazione.
Leggono, e lo fanno con
puntiglioso spirito critico. Partecipano a quasi tutto ciò che viene
organizzato avendo il coraggio di dire ciò che piace e ciò che non
sopportano. Insomma, sembra che stia spirando aria nuova, aria capace
di risvegliare dalla catalessi una comunità che sembrava morta.
Un'aria che contamina persone di ogni età, pronte ad impegnare il
proprio tempo senza lamentarsi per contribuire alla realizzazione
nuove iniziative. Certo, forse tutto questo, se paragonato a quanto
succedeva qualche decennio fa, potrà sembrare poco, ma se solo si
pensa a quanto è accaduto negli ultimi anni viene voglia di gridare
al miracolo. E senza che intervengano finanziamenti pubblici,
talvolta senza neppure che alcuno li richieda.
Ci si chiede allora da
cosa nasca questo fermento e quali potranno esserne le conseguenze.
Intanto nasce dalla
consapevolezza che delegare, rinunciare alle proprie responsabilità
ha quasi distrutto la nostra comunità. Educata ad anni di
cloroformio, indolenza, corruttela intellettuale e morale, politica
di comparaggio e pressapochismo, la comunità eoliana si è
progressivamente spenta consegnandosi nelle mani di furbi ed
opportunisti che sopportavano e tollerano ancora la cultura come fumo
negli occhi. La riverivano formalmente ma la mettevano sotto i piedi
praticamente con comportamenti che una volta si definivano piccolo
borghesi, tutti dedicati all'apparenza senza alcuna cura per la
sostanza. Proprio perché nessuna forma di contraddittorio potesse
mettere in dubbio certi equilibri di potere. Oggi la politica locale
si dibatte ancora intorno a questioni di sgradevole interesse. Sarei
ingiusto se coinvolgessi tutti in questa critica, ma sembra che
l'orizzonte non sia immaginare il futuro e prepararsi a renderlo
migliore, ma sistemare l'orto di fronte casa magari affidandosi a
ripicche, rancori personali, ambizioni patetiche ed insignificanti.
Tutti comportamenti che vengono svergognati da quanto di nuovo sembra
prospettarsi. Anziché avvilirsi, ci sono giovani che formano
consulte, avviano associazioni; persone che prendono a cuore lo
straordinario patrimonio comune di storia, tradizioni, arti e
conoscenze senza lasciarsi frenare dal disfacimento della cosiddetta
classe dirigente, lavorano perché le cose comincino a cambiare
insieme ad altri che negli anni hanno resistito eroicamente.
C'è fermento e questo
piace. Ma piace ancora di più e da speranza sentire il fastidio di
chi se ne preoccupa.
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