Una scoperta rivoluzionaria che nel giro di un anno potrebbe portare alla creazione di farmaci risolutivi per la cura dei tumori e ai primi test di verifica sui risultati. È l’impresa di un “expat” catanzarese, un cervello “espatriato” dalla Calabria che in California, a due passi (si fa per dire) dalla Silicon Valley, ha applicato la tecnologia alla scienza, il merito alla ricerca, la sperimentazione alla medicina nella sua branca più “salvavita”.
Con il gruppo di ricerca da lui coordinato, il 45enne catanzarese Davide Ruggero, professore dell’università della California a San Francisco, ha scoperto che è possibile “soffocare” i tumori, togliere loro nutrimento e farli regredire, colpendo esclusivamente le cellule malate.
Nel dettaglio, è emerso che è sufficiente dimezzare la produzione di una proteina vitale per l’uomo, ma soprattutto indispensabile per le cellule malate, per attivare la proliferazione dei radicali liberi che finiscono per distruggerle.
La scoperta, pubblicata sulla rivista Cell, si deve al gruppo di ricerca coordinato dallo scienziato calabrese e potrebbe aiutare a mettere a punto nuove terapie contro il cancro.
La proteina, chiamata eIF4E, è un “ingranaggio” importante delle macchine (i ribosomi) che all’interno delle cellule sane costruisce le proteine.
Ruggero ha abbandonato la strada della ricerca “conservativa” e ha innovato adattando i contenuti delle precedenti ricerche che avevano dimostrato che eIF4E è presente a livelli elevati nelle cellule tumorali e in qualche modo alimenta la loro crescita. I ricercatori hanno deciso di colpirla, questa fondamentale proteina, per vedere cosa succede.
Hanno così ottenuto topi modificati geneticamente in modo da ridurre del 50% la produzione di questa proteina nelle cellule, sia in quelle sane che in quelle malate.
In questo modo si riesce a bloccare la proliferazione delle cellule malate senza danneggiare quelle sane: in pratica dimezzare la proteina nelle cellule sane non crea problemi, mentre danneggia invece le cellule tumorali.
L’esperimento è stato condotto anche su cellule umane coltivate in laboratorio e la strategia si è rivelata efficace, ha spiegato Ruggero, per molte forme di tumore, come quelli di polmone, prostata cervello e alcuni linfomi.
Una dimostrazione eclatante, la formidabile scoperta di Ruggero, che la ricerca a cui si approda dopo lunghi anni di studi e sacrifici, deve “osare” e innovare, evitando l’approccio conservativo e conservatore di chi procede solo sul seminato.
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