Ogni figura di santo o di santa, oltre all'aureola mistica, ha come una cornice dorata, formata dal proprio secolo. Nella cornice dell'Ottocento, ad ottobre, si presenta la figura di Santa Teresa del Bambino Gesù, la Carmelitana dei piccoli grandi sacrifici, la delicatissima Santa Teresina di Lisieux, con le mani piene di rose.
Nella fastosa cornice del Cinquecento spagnolesco, ecco invece la grande figura di Santa Teresa d'Avila, riformatrice del Carmelo, fondatrice dell'Ordine dei Carmelitani una donna che poteva dire, nel pieno della sua poderosa attività: Non mi ricordo d'essermi mai lagnata. In questo senso, io non sono affatto una donna. Ho il cuore duro".
Ma il suo cuore non era duro. Era invece grande, e la magnanimità, unita all'umiltà, forma il carattere di questa grande mistica, che sentiva costantemente la presenza di Dio dalla parte destra; grande asceta, che avvertiva continuamente la presenza di Satana dalla parte sinistra.
E a Dio diceva: "Signore. o morire o patire". E a Satana rispondeva con un segno di croce. Usciva da una grande famiglia spagnola nel tempo in cui la Spagna dominava il mondo. Il fratello del suo padrino fu viceré del Perù.
Entrata giovanissima nel Carmelo a 40 anni condusse vita religiosa molto mitigata, per non dire mediocre. Bella d'aspetto, debole di salute si poteva dire un pallido fiore del Carmelo, senza profumo di santità.
Nel 1555, la carmelitana tiepida cessa di vivere per sé e in essa comincia a vivere Dio. Una famosa statua romana del Bernini raffigura Teresa tramortita e languida sotto il colpo d'un Angiolo che ha in mano una freccia infocata. Giustamente questa statua viene accusata eccessiva sensualità.
Infatti l'arte del grande scultore secentesco non rende il carattere forte, fiero, indomabile, impavido della carmelitana "transverberata" dal fuoco divino. Ella non conobbe incertezze, non ebbe languori, non temette avversità, persecuzioni, persino condanne da parte dei "Carmelitani calzati", i quali le opposero una durissima resistenza.
Ma ella diceva: "Nostro Signore chiede e ama anime coraggiose, per quanto umili. Nella vita spirituale occorre intraprendere grandi cose". E Santa Teresa d'Avila intraprese la riforma del Carmelo, anzi la fondazione di nuovi conventi, maschili e femminili, dove l'ascetismo non fosse parola vana e retorica.
Si diede a viaggiare, ella che amava la vita comoda, soppratutto fatiche e disagi, nonostante la sua salute malferma e i suo continui disturbi. Per le gambe ferite, si rivolge a Dio , con schiettezza di donna risoluta: "Signore, dopo tante noie, ci voleva anche questo guaio!" Dio le risponde: "Teresa, io tratto così i miei amici". E Teresa con pronta confidenza: "Ah Dio mio, ora capisco perchè ne avete così pochi!"
Quale fosse la sua attività d'instancabile fondatrice di Carmeli riformati, si può apprendere nella Vita scritta da lei medesima: uno dei libri d'avventura spirituale più coloriti, più sinceri e più impressionanti, dal quale la figura della Santa viene fuori da episodi vivacissimi.
In una notte di gelo, Teresa e la propria compagna si rifugiano in una casa deserta. La compagna, impaurita, dice tremando nel buio: "Madre mia, mi domando che cosa fareste, se io stanotte morissi in questa casa deserta". E Teresa: "Sorella mia, quando ciò sarà accaduto, vedrò quello che dovrò fare. Per ora, lasciami dormire".
Soltanto così ella può essere la "mamma" di tutti i carmelitani scalzi, che si lasciano guidare da lei, guidata da Dio per mezzo di visioni e d'intimi colloqui. È maestra di mistici, come il poeta San Giovanni della Croce. È direttrice di coscienze. Scrive al re Filippo II e ai personaggi più autorevoli della Spagna. Si occupa di tutto, e da brava madre, pensa anche alla parte economica delle sue fondazioni. "Teresa senza la grazia di Dio" ella dice "è una povera donna. Con la grazia di Dio, una forza; con la grazia di Dio e molti denari, una potenza".
E Santa Teresa fu veramente una potenza, che trascinò nel vortice della sua passione mistica e ascetica gran numero di anime elette. Fu definita "l'onore della Spagna e della Chiesa". Ma più che di onore, bisognerebbe parlare di amore, perché Santa Teresa fu altissimo esempio di quello che i mistici chiamano uno "sposalizio spirituale".
Morì durante uno dei suoi viaggi, nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1582. a 67 anni. Nonostante l'età, gli strapazzi di fondatrice, i dolori di madre, aveva conservato aspetto piacevole e dolcissimo. Sulla guancia sinistra spiccavano tre nèi di bellezza, nel Pallore della morte.
P. B.
fonte:Le Grandi Religioni
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