Non solo ha tenuto duro per 50 chilometri nuotando per quasi 30 ore in mare aperto, ma è anche arrivato con più di mezz’ora di anticipo.
Un’impresa indimenticabile quella di Vincenzo Notarianni, ingegnere di Piea che ha sfidato le correnti e le acque del tratto di mare fra Stromboli e Tropea per accentrare l’attenzione sull’importanza della ricerca di Telethon.
Un piccolo miracolo, quello di Vincenzo, partito mercoledì mattina alle 7 dalla spiaggia di Scari, ai piedi di “Iddu”, sull’Isola di Stromboli. Si è gettato in acqua e vi è uscito solo 29 ore e mezza dopo, quando è giunto sulla spiaggia di Tropea dove ad attenderlo c’era una piccola folla entusiasta.
In realtà l’arrivo era previsto per le 13 e una delle preoccupazioni di Notarianni era quella di “mancare” l’appuntamento ed arrivare in ritardo. Invece la sua forma fisica e la sua determinazione sono stati tali da riuscire ad anticipare l’uscita dall’acqua.
Applausi, sorrisi, lacrime di commozione, congratulazioni e le interviste dei tanti giornalisti accorsi per documentare la traversata mai tentata prima. Oltre all’abbraccio della madre, che si è sciolta nella commozione dopo le ore di apprensione.
In mezzo lui, affaticato dall’impegnativa performance fisica ma al settimo cielo per aver dato forma al sogno inseguito da almeno due anni fatti di duro allenamento fisico e mentale.
A 50 anni, Vincenzo scrive una pagina quasi epica nel libro dei nuotatori e con la modestia che lo contraddistingue, è stupito per tanta attenzione catalizzata sulla sua impresa. Lui ripete di non averlo fatto per se stesso, ma per ricordare a tutti di sostenere la ricerca di Telethon per tante malattie ancora in cerca di cura, prime fra tutte l’autismo. E, ovviamente, c’erano anche i volontari di Telethon sulla spiaggia di Tropea che hanno raccolto i frutti della sfida di Notarianni.
Ad accompagnarlo in questo giorno abbondante di nuotata senza interruzione, c’era una barda “tecnica” di sostegno con uno staff che prevedeva, fra gli altri, un cardiologo, Domenico Tavella, in servizio all’ospedale di Verona, anch’egli originario di Tropea.
Piccole pause in acqua per rifocillarsi e defaticare i muscoli, la grande concentrazione per le lunghe bracciate notturne guidate solo dalla luce sotto il pelo dell’acqua della canoa pilota e poi uno straordinario autocontrollo per non cedere alla fatica.
Fra i riconoscimenti che gli sono stati tributati, quello del Comune ospitante, Tropea, il cui assessore al Turismo gli ha consegnato una targa a ricordo di questa straordinaria impresa.
Impresa che lui dedica ai suoi tre figli. E adesso, per lui, è ora di godersi le meritate vacanze.
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