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giovedì 25 settembre 2025
La "Pagina culturale" QUELLA DI FLORENZIA, UNA STORIA DA RACCONTARE di Michele Giacomantonio (Puntata 1 di 10 - Riproposizione)
Oggi 25 settembre: San Cleofa
“Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, uno di loro, di nome Cleofa, gli disse: < Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute>
Furono queste le parole con le quali Cleofa si rivolse allo sconosciuto parlando con tono profondamente dispiaciuto e facendo chiaramente trasparire la sua delusione e poco dopo aggiunse: “Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo”.
Udite queste parole e riconosciuta l'ancora viva speranza lo sconosciuto iniziò a spiegare loro le Scritture dicendo “Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu al tavolo con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”.
Fu attraverso queste parole che compresero di chi si trattasse, ma nel momento in cui lo riconobbero lui sparì dalla loro vista.
PRATICA. Facciamo sempre che la fede, la perseveranza e la speranza colmino i nostri giorni
PREGHIERA. O Dio che hai lasciato viva la speranza e la fede nei discepoli fa che noi possiamo vivere di speranza
MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Cleofa, discepolo del Signore, al quale ardeva il cuore, quando, mentre era in viaggio con un altro discepolo, Cristo apparve la sera di Pasqua e spiegò loro lungo la via le Scritture; fu anche colui che nel villaggio di Emmaus riconobbe il Signore nell’atto di spezzare il pane.
mercoledì 24 settembre 2025
L'Osservatorio Etneo alla Notte Europea dei Ricercatori 2025
Il 26 settembre, dalle 18.00 alle 24.00, l’Osservatorio Etneo sarà presente con un proprio stand presso Palazzo Platamone (Palazzo della Cultura) all’edizione 2025 della Notte Europea dei Ricercatori nell’ambito del Progetto SHARPER (Sharing Resercher’s Passions).
Il Palazzo Platamone si trova in Via Vittorio Emanuele II a Catania, alle spalle del Duomo.
La Notte Europea dei Ricercatori è un’iniziativa promossa dalla Commissione Europea fin dal 2005 che coinvolge ogni anno migliaia di ricercatori e istituzioni di ricerca in tutti i paesi europei, il cui obiettivo è di creare occasioni di incontro tra ricercatori e cittadini per diffondere la cultura scientifica e la conoscenza delle professioni della ricerca in un contesto informale e stimolante. L’Italia ha aderito da subito all’iniziativa europea con una molteplicità di progetti che ne fanno tradizionalmente uno dei paesi europei con il maggior numero di eventi sparsi sul territorio. Gli eventi comprendono esperimenti e dimostrazioni scientifiche dal vivo, mostre e visite guidate, conferenze e seminari divulgativi, spettacoli e concerti.
L’Osservatorio Etneo presenterà una attività interattiva, rivolta al pubblico generale, sulla tematica “Monitoraggio Vulcanico Avanzato per Allerte Smart”, il cui fine è mostrare come il monitoraggio dei vulcani possa integrarsi con le tecnologie delle Smart Cities per migliorare la sicurezza e la comunicazione in tempo reale.
In particolare, verrà presentato un sistema software che analizza e visualizza in continuo le deformazioni di un vulcano, insieme alle variazioni di quota del magma nei condotti. Al superamento di una soglia prefissata, il sistema lancia un allarme tramite un avviso acustico. L’evento eruttivo verrà riprodotto sia a video che su un modellino fisico in cartapesta del vulcano, appositamente realizzato.
Presso lo stand saranno inoltre esposti alcuni dei sensori e delle apparecchiature impiegati nel monitoraggio e nella sorveglianza delle aree vulcaniche di competenza dell’OE (Etna, Isole Eolie e Pantelleria). Inoltre, tramite monitor dedicati, sarà possibile visualizzare in tempo reale i segnali acquisiti da alcune stazioni multiparametriche delle reti osservative dell’OE.
Ennesima assoluzione per il titolare del “White Beach “ di Lipari
Comunicato del 24 settembre 2025
Con sentenza emessa dal Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto assolto il
titolare del “ White Beach “ , noto lido balneare di Lipari in quanto , il
Giudice Giovanni Mannuccia ha, così, deciso
statuendo che “il fatto non
sussiste".
Il proprietario del lido era stato rinviato in giudizio per la violazione degli artt. 81 comma 2 e 681 c.p. in relazione all’art. 80 TULPS, a seguito delle indagini svolte dalla Legione Carabinieri di Lipari su delega del Pubblico Ministero. In particolare, secondo la Procura, nei giorni compresi tra il 18 luglio e 23 luglio 2020, il proprietario del White Beach aveva tenuto aperto un luogo di pubblico spettacolo e di intrattenimento senza osservare le prescrizioni dell’Autorità di pubblica sicurezza a tutela dell’incolumità pubblica in quanto privo della necessaria licenza.
Nel corso del procedimento gli Avvocati hanno
dimostrato come il titolare del noto lido aveva già depositato l’istanza di
autorizzazione in data antecedente ai fatti e, nelle more, non essendo stata
prescritta alcuna documentazione integrativa, il bene giuridico dell’incolumità
pubblica non era mai stato violato.
Nelle motivazioni depositate nella sentenza del Tribunale di Barcellona
P.G. si cristallizza un principio
giuridico fondamentale, secondo il quale quando si tratta di località a
vocazione turistica (nello specifico Lipari e le Isole Eolie) esiste un
primario interesse turistico – economico da tutelare e, pertanto, non possono
essere tardivamente valutate istanze imprenditoriali capaci di incidere ed
accrescere l’economia locale.
Lipari: Dall'Aula via libera al bilancio di previsione 2025 - 2027
Nella seduta, conclusasi da qualche minuto, il consiglio comunale di Lipari ha dato il via libera al Bilancio di previsione 2025 - 2027. Hanno votato favorevolmente i 7 consiglieri di Rinascita eoliana più il forzista Gaetano Saltalamacchia. Contrari Orto, Sabatini, Santamaria, Dante e Rifici. Si è astenuta Lucy Iacono.
In aula era presente anche il sindaco Gullo
Auguri di...
La "Pagina culturale": La stufa "tholos" micenea a Lipari
Caratteristiche della stufa micenea:
- Architettura:Si tratta di una pseudo-cupola con una copertura a tholos, simile a quella delle tombe micenee, che ricorda la struttura delle tombe a cupola.
- Materiali:La costruzione è realizzata con anelli sovrapposti di blocchi di pietra lavica levigata e resistente al vapore.
- Funzione:Era utilizzata come stufa termale per mantenere il calore, grazie all'acqua calda proveniente da una sorgente idrotermale locale.
- Localizzazione:La stufa si trova ad alcuni chilometri da Lipari, sul versante occidentale dell'isola, all'interno del sito archeologico delle Terme di San Calogero.
- Datazione:La sua costruzione risale all'età del Bronzo, con una datazione che si stima precedente al 1430 a.C.
- Importanza storica:
- Unicità:È un monumento di grande importanza perché rappresenta l'unica opera di architettura civile micenea presente al di fuori dell'area greca.
- Testimonianza culturale:La stufa di San Calogero conferma l'esistenza di intensi rapporti commerciali e culturali tra le isole Eolie e il mondo miceneo durante l'età del Bronzo.
Oggi, 24 settembre: Madonna della Mercede

Il primo agosto del 1218, festa di San Pietro in Vincoli, il fondatore dei Mercedari Pietro Nolasco ebbe una visione della Santissima Vergine, la quale si fece conoscere come la Mercede ossia Misericordia e lo esortò a fondare un Ordine religioso avente come fine principale quello di riscattare i cristiani finiti in schiavitù.
Pietro Nolasco creò così l'Ordine dei Mercedari, che fu fondato nella Cattedrale di Barcellona con l'appoggio del re Giacomo il Conquistatore ed il consenso di San Raimondo di Peñafort.
La devozione alla Madonna della Mercede si diffuse presto in Catalogna, poi in tutta la Spagna, ed infine in Francia ed in Italia. Con la scoperta dell'America il culto vi si diffuse largamente. Il Perù è attualmente il paese di tutta l'America che riunisce una maggior quantità di devoti.
MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione della beata Vergine Maria detta della Mercede, Fondatrice sotto tale nome dell'Ordine per la redenzione degli schiavi. La sua Apparizione si commemora il dieci Agosto.
martedì 23 settembre 2025
Agricoltura, il neo assessore Sammartino giura all'Ars
«Ricominciamo dalle priorità del governo Schifani - ha detto l'assessore - portate avanti in maniera straordinaria dal professore Barbagallo, che ringrazio per il lavoro e la dedizione che ha profuso durante il suo incarico. Ripartiamo da quello che i siciliani oggi si aspettano, ovvero l'impegno per fronteggiare l'emergenza idrica grazie alla pianificazione messa in campo dal mio predecessore, che va portata avanti sia nella Sicilia occidentale che in quella orientale. L'obiettivo è ridurre le perdite d'acqua ma, soprattutto, sostenere al meglio gli investimenti in agricoltura. Ripartiamo anche dalle grandi emergenze che la politica europea sta determinando nel comparto della pesca siciliana».
Tra gli obiettivi, la valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche dell'Isola. «Siamo e saremo al fianco di tutti i produttori che vogliono portare nelle tavole il brand della Sicilia: ogni pasto, ogni materia prima siciliana rappresenta l'identità, le radici e la storia di questa straordinaria regione. Il governo è impegnato a introdurre nuove economie per far sì che le nostre aziende possano competere sempre di più nei mercati internazionali».
Sammartino ha quindi illustrato la strategia di continuità con il suo predecessore: «Il governo regionale già nelle prossime ore sarà impegnato sulle riforme tanto attese dalle organizzazioni dei produttori e dei sindacati, come quella del comparto forestale e quello dei consorzi di bonifica».
a questo link l'intervista all'assessore Sammartino
La fuga da Roma per raccontare Alicudi, la sfida della documentarista Marzia Rumi: "In quest'isola parlano anche i silenzi" -- Roma-Alicudi solo andata, la sfida della documentarista Marzia Rumi: "Racconto un'isola dove non puoi scappare neanche da te stesso"
da www.messinatoday.it - Articolo di Andrea Castorina
A tu per tu con l'autrice di "Finis Terrae" il reportage dedicato al più affascinante centro delle Eolie. La decisione di partire dopo il lockdown e il difficile ambientamento: "Mi hanno accolto quasi con ostilità ma poi ho saputo ascoltare e capire una terra dove non scappi neanche da te stesso"
“Dopo il lockdown cercavo un posto dove non c'era nessuno, dove non prendeva il telefono”. Così la documentarista Marzia Rumi risponde all'inevitabile domanda sul perché una ragazza romana abbia scelto di vivere ad Alicudi per alcuni mesi. Da qui inizia il suo racconto, da qui inizia “Finis Terrae”, il documentario con cui Rumi narra la più “sperduta” isola delle Eolie. Un lavoro curato in ogni dettaglio che recentemente si è aggiudicato anche l'ambito premio durante il Festival del Cinema di Cefalù.
“Durante la pandemia - racconta Marzia Rumi - abbiamo rimesso in discussione il nostro modo di vivere e quando le restrizioni si sono allentate ho sentito il bisogno di raggiungere un luogo che potesse darmi l'ispirazione che cercavo per il mio lavoro. Sono legata alla Sicilia che amo in tutti i suoi aspetti anche grazie a un'amica di Torre Faro con cui ho trascorso tante vacanze guardando lo Stretto. È stata proprio lei a parlarmi per la prima volta di Alicudi”.
E così si arriva al maggio 2020. “Ho messo piede ad Alicudi per la prima volta - racconta la reporter - e ho dovuto subito fare i conti con un'accoglienza molto diversa da quella che mi aspettavo conoscendo i siciliani. Ho trovato un atteggiamento quasi respingente da parte degli isolani ma ho immediatamente capito che dovevo solo avere fiducia per costruire piano piano un rapporto e un dialogo che mi permettesse di raccontare l'isola. Da qui la decisione di creare la colonna sonora di ‘Finis Terrae’ con il prezioso contributo della compositrice Sofia Albanese che ha registrato in presa diretta i suoni dell'isola".
Marzia inizia un percorso durato cinque anni. Un'esperienza di vita finita dentro un documentario in cui a raccontare non è solo quella trentina di persone che sfidano ogni ostilità e abitano l'isola tutto l'anno. Parlano gli animali, i paesaggi, i silenzi dell'isola. “Alicudi lentamente è diventato il mio rifugio - racconta Rumi - passati i primi giorni dettati dall'entusiasmo della novità mi sono però resa conto di quanto quest'isola fosse forte. Ricordo i mille gradini per raggiungere Pianicello e la prima casa che avevo affittato”. Ho vissuto con la sensazione di non poter scappare da nulla, neanche da te stesso. Questo è il vero aspetto dell'isolamento. Alicudi detta i tempi, impone uno stile di vita che non puoi ignorare. Se capisci questi inizi ad apprezzare anche i difetti del posto”.
Pazienza, dedizione e un'infinita attrazione per un luogo magico. “Alicudi ha tanto da raccontare - precisa l'autrice - anche dall'atteggiamento di chi ci è nato e ci vive, un modo di ragionare che a volte si fatica a decifrare. Lì ognuno fa la sua vita, il pescatore, il contadino e nient'altro sembra di loro interesse. Ma alla fine si aprono e hanno accolto il film come un grande gesto d'amore nei miei confronti”.
TSUNAMI | Installate le prime boe in grado di monitorare i maremoti nel Mediterraneo (fonte: INGV)
Si è conclusa con successo l’iniziativa dell’INGV che segna un passo fondamentale nella mitigazione del rischio maremoto nel Mare Nostrum
Si è conclusa con successo la campagna di deposizione delle prime boe di mare profondo nello Ionio da parte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Obiettivo dell’iniziativa è quello di monitorare gli tsunami nel Mar Mediterraneo per consentire la mitigazione del rischio maremoto.
Il Mare Nostrum, infatti, è stato spesso teatro di fenomeni importanti, principalmente di origine sismica o dovuti all’attività vulcanica, come nel caso di Santorini e Stromboli. Grazie alla deposizione delle boe e ai dati rilevati in tempo reale, in caso di forti terremoti tsunamigenici nelle isole ioniche o nell’arco ellenico si potrà valutare in modo più accurato il possibile impatto di uno tsunami sulle coste italiane.
La campagna di deposizione delle boe in mare si è svolta tra il 9 e il 17 settembre ed è stata realizzata grazie al Progetto MEET (Monitoring Earth’s Evolution and Tectonics), coordinato dall’INGV e finanziato dal PNRR, con la fondamentale partecipazione dell’expertise di ricercatori e tecnici dell’Istituto, da molti anni impegnati nello studio degli tsunami e nelle tecniche di monitoraggio marino.
La nave Christos LVII è salpata dal porto di Segunto, in Spagna, con a bordo tre tecnologi dell’INGV, Antonio Costanza, Andrea Di Benedetto e Francesco Macaluso, l’equipaggio dell’imbarcazione e della MSM (Mediterráneo Señales Marítimas), società spagnola costruttrice di boe.
La deposizione si è svolta in due fasi. La prima, avvenuta il 14 settembre, ha visto l’installazione di due sensori di pressione assoluta a una profondità di circa 3200 metri in un punto ubicato circa 100 km a est della costa della Sicilia orientale. Contestualmente, nella stessa area, è stata installata una boa fissata a un sistema di ancoraggio, in grado di ricevere i dati tramite un modem acustico e di trasmetterli via satellite al Centro Allerta Tsunami dell’INGV.
I sensori di pressione sono in grado di rilevare variazioni dell’altezza della colonna d’acqua soprastante di qualche centimetro, riuscendo a distinguere tra le onde provocate dal vento, le maree o i possibili tsunami.
Durante l’ultima fase, lo scorso 16 settembre, una seconda boa con le stesse caratteristiche tecniche è stata deposta più a nord, a circa 100 km dalla costa calabra ionica, a una profondità di 2600 metri.
In caso di tsunami, i sensori di pressione trasmettono i dati con una frequenza maggiore, al fine di permettere una misurazione fedele delle onde, di aiutare il sistema di previsione e analisi in tempo reale dell’INGV e di consentire una maggiore tempestività nella conferma dell’effettivo arrivo di uno tsunami sulle coste.
Non c'è numero legale, la seduta del consiglio comunale di Lipari slitta a domani
Sia in prima che in seconda chiamata non c’è il numero legale e il consiglio comunale di Lipari, convocato per oggi, in via sostitutiva dal commissario ad acta Daniela Leonelli sul Bilancio di previsione 2025 – 2027 e atti connessi, slitta a domani, sempre alle 10, quando basterà, per renderlo valido, la presenza di sette consiglieri.
Oggi in Aula, nella seduta presieduta dal vice presidente Antonella Starvaggi, erano presenti i sette consiglieri di Rinascita eoliana più Gaetano Saltalamacchia (Forza Italia): quest'ultimo da remoto.
Per l’amministrazione era presente il sindaco Riccardo Gullo
Al Papardo eseguita su una donna di Lipari la prima procedura coronarica con laser ad eccimeri
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| Nella foto della Gazzetta del sud l'équipe |
La "Pagina culturale": L'Organo di Eolo
- Origine: È un antico edificio termale romano, risalente all'epoca imperiale.
- Funzionamento: Le sue strutture, con il pavimento rialzato e i tubi della stufa, incanalano il vento, creando un effetto musicale che produce suoni più o meno forti.
- Leggenda: I liparesi hanno chiamato questo edificio "Organo di Eolo" perché la leggenda attribuiva il suono al dio dei venti, Eolo, che avrebbe donato a Ulisse un otre contenente i venti contrari alla navigazione.
- Storia e Localizzazione
- Scoperta:I resti dell'edificio sono stati trovati negli anni '80 durante la costruzione della strada per Pianogreca di una strada.
- Testimonianze:Il monumento è stato illustrato e descritto da viaggiatori come Houel nel XVIII secolo, che ne evidenziarono la particolare struttura architettonica e l'effetto sonoro.
- Perché si chiama "Organo di Eolo"
- Associazione mitologica:La natura musicale del suono prodotto dal vento ha portato all'associazione con Eolo, il dio dei venti nella mitologia greca.
- "Arpa Eoliana":L'Organo di Eolo è anche conosciuto come "Arpa Eoliana", in riferimento al suono che ricorda quello di un'arpa e al suo legame con i venti eoliani.
Consiglio comunale di Lipari: Alla prima chiamata non c'è il numero legale
Slitta di un'ora (per la precisione alle 11 e 11) la seduta del consiglio comunale di Lipari che ha all'ordine del giorno i documenti propedeutici al Bilancio 2025 - 2027 e lo stesso Bilancio di previsione.
In aula presenti 8 consiglieri (il gruppo di Rinascita più Saltalamacchia), assenti tutti gli altri. I lavori sono stati condotti dal vice presidente Antonella Starvaggi.
In aula anche il sindaco Gullo
Oggi, 23 settembre: San Pio da Pietrelcina
Francesco Forgione (così si chiamava padre Pio prima di indossare il saio francescano) era nato il 25 maggio 1887 a Pietrelcina, piccolo paese di contadini e pastori della provincia di Benevento. I genitori, ambedue analfabeti, pur sudando sui campi, non riuscivano a sfamare la copiosa nidiata che avevano messo al mondo (sette figli). Tanto che papà Orazio un giorno si imbarcò per l'America sperando in una sorte migliore. Gli andò bene, lavoratore instancabile e avveduto, riuscì a mettere insieme una discreta fortuna.
Alla famiglia intanto badò mamma Maria Giuseppa. Forte e ricca di fede, aveva una predilezione per il piccolo Francesco, perché era il più gracile, spesso in preda a misteriose e violente febbri, e dotato di una fine sensibilità religiosa che lo portava a ricercare luoghi solitari per dedicarsi alla preghiera. E si chiedeva, mamma Maria, che cosa avrebbe potuto fare da grande quel suo figliolo così gracile. Risolse lui stesso il problema. Indicando con la mano il frate cappuccino venuto per la questua, disse: «Voglio farmi frate, come fra Camillo».
Nel 1903, indossando il saio francescano nel convento dei cappuccini di Morone, iniziava il cammino di preparazione alla vita religiosa e sacerdotale che si concluse il 10 agosto 1910. E non fu un cammino facile: le misteriose malattie che lo avevano tormentato a casa, continuarono con assalti di una virulenza tale da far temere che non sarebbe mai giunto vivo all'ordinazione, tant'è vero che, non appena ebbe l'età minima richiesta dal diritto canonico, fu consacrato sacerdote.
Con gli sgargianti paramenti sacri addosso pareva ancora più debole ed emaciato, tanto che i superiori ebbero compassione di lui e, anziché inserirlo subito nell'attività pastorale, lo mandarono a Pietrelcina, sperando che l'aria di casa gli avrebbe fatto tornare un po' di forze; qui invece il giovane frate imboccava dritto la strada di quel calvario che percorrerà per tutta la vita.
Il 5 agosto 1918 gli apparve un misterioso personaggio che gli trafisse il cuore con un dardo infuocato, mentre il 20 settembre riceveva le stimmate, inizialmente invisibili. «Ero in coro - ha raccontato lui stesso - dopo la celebrazione della santa messa, allorché venni sorpreso da un riposo simile a un dolce sonno. Tutti i sensi interni ed esterni nonché le stesse facoltà dell'anima si trovarono in una quiete indescrivibile. Vi subentrò subito una grande pace. E mentre tutto questo si andava operando, vidi innanzi un misterioso Personaggio, simile a quello visto il 5 agosto, che si differenziava solamente in questo: aveva le mani, i piedi e il costato che grondavano sangue. La sua vista mi atterrì. Mi sentii morire e sarei morto se il Signore non fosse intervenuto a sostenere il cuore che sentivo sbalzare dal petto. Il Personaggio si ritirò e io mi avvidi che mani, piedi e costato erano trasformati e grondavano sangue».
Un fatto mistico accompagnato da dolore fisico acuto e lacerante. Ma sopportabile. Più profondo e più lacerante fu il dolore provocato invece dai giudizi, dai sospetti e dalle condanne che gli vennero da istituzioni ecclesiastiche, da confratelli e da ambienti scientifici per i quali le ferite del frate del Gargano erano frutto di isterismo.
Scienziati di ogni tipo, inviati da organismi religiosi e dallo stesso Vaticano, si accanirono per dimostrare che i fenomeni attribuitigli non avevano alcuna origine soprannaturale. E riuscirono a convincere il Sant'Uffizio, promotore di una delle inchieste più clamorose durante il pontificato di Pio XI, che si trattava di fenomeni isterici. E gli arcigni monsignori del Vaticano nel 1923, con un apposito decreto, vietavano al frate di Pietrelcina di dire la messa in pubblico e di confessare i fedeli. Un'atroce tortura, durata una decina d'anni, che padre Pio visse in silenzio, senza protestare, rifugiandosi nella preghiera e nella penitenza.
La gente, che non aveva mai messo in dubbio l'origine soprannaturale di quelle misteriose piaghe, quando cessò l'ostracismo, riprese a salire la mulattiera che conduceva al convento per ascoltare la messa celebrata dal frate delle stimmate.
Padre Pio definiva la messa «il mistero tremendo». Ed era per lui un momento di grande emozione spirituale: il volto trasfigurato, gli occhi luminosissimi, il corpo rapito oltre il tempo e lo spazio. Ma anche per quanti la seguivano era un momento di rara tensione e, dopo la messa, facevano la coda davanti al suo confessionale per accedere al sacramento del perdono e per chiedergli di intercedere per loro presso Dio. E c'era chi se ne andava deluso o irritato, e chi interiormente trasformato. Molte le conversioni anche di personaggi notissimi al grande _pubblico che verso il frate stigmatizzato nutrirono sempre profonda riconoscenza e devozione. Padre Pio, uomo di grande carità e umiltà, aveva anche il dono di leggere nei cuori, «sentiva» se chi lo avvicinava era sincero o ambiguo; per questo con alcuni era buono e con altri spicciativo o addirittura burbero. Invitava tutti comunque a pregare sempre, a essere in continuo contatto con il Signore.
Nel 1940, mentre il mondo era alle prese con il terribile dramma della guerra, nascevano su suo invito i «Gruppi di preghiera», un'istituzione che presto si diffuse proficuamente in tutto il mondo. «La preghiera aveva detto ai suoi confratelli è la chiave dei tesori di Dio, è l'arma del combattimento e della vittoria in ogni lotta per il bene e contro il male».
Nel medesimo anno, spinto da un grande amore per il prossimo, soprattutto per quanti erano afflitti dalla malattia, metteva in moto un movimento di carità e di solidarietà per poter realizzare una struttura ospedaliera a servizio dei malati poveri. L'idea si concretizzava nel 1956 con l'inaugurazione della Casa sollievo della sofferenza, destinata a diventare uno degli ospedali meglio attrezzati del Meridione, nel quale lavorano luminari della medicina e dove tutti sono invitati a vedere nel malato e nel povero il volto stesso di Gesù.
Tra i tanti doni di cui era dotato, padre Pio ebbe anche quello di prevedere il tempo della sua morte. Un giorno, ed eravamo nel 1918 quando aveva appena ricevute le stimmate, disse a uno che frequentava il convento: «Coraggio: abbiamo ancora cinquant'anni davanti». E cinquant'anni dopo, 1968, mentre con i devoti si accingeva a commemorare il mezzo secolo dall'evento, padre Pio avvicinò quel fedele e con un filo di voce gli sussurrò: «Cinquant'anni sono passati».
La domenica 20 settembre si fece gran festa, padre Pio celebrò messa e poi si affacciò a benedire i pellegrini che erano accorsi in gran numero. Fu l'ultima volta che lo videro vivo, perché la notte del 23, dopo aver recitato per intero il rosario, moriva.
La gente lo venerò come un santo, prima ancora che la chiesa si esprimesse in tal senso. Il convento e la chiesa dove celebrava messa sono diventati ben presto meta di incessanti pellegrinaggi e luogo di preghiera, di carità e di conversione. Il cammino verso gli altari, però, fu più tortuoso. Coloro che lo avevano avversato in vita, anche per motivi poco nobili (leggi: l'uso delle tante offerte che la gente inviava per le sue iniziative di carità), misero molti pali tra le ruote.
Ma alla fine la verità sulla sua santità ha avuto il sopravvento. Padre Pio, che definiva se stesso «un frate che prega», è stato proclamato beato da papa Giovanni Paolo II, che nutriva per lui grande devozione, il 2 maggio del 2000, e due anni dopo, il 16 giugno 2002 lo stesso Pontefice in piazza San Pietro, lo proclamò Santo e ne stabilì la memoria liturgica per il 23 settembre, "giorno della sua nascita al cielo".
Il luglio 2004 fu inaugurata la nuova grande chiesa a S. Giovanni Rotondo progettata dal celebre architetto Renzo Piano.
PRATICA. Riflettiamo sulle parole di San Pio, (ASN, 15): "La vita non è che una perpetua reazione contro se stessi e non si schiude in bellezza, che a prezzo del dolore. Tenete sempre compagnia a Gesù nel Getsemani ed egli saprà confortarvi nelle ore angosciose che verranno".
PREGHIERA. O Dio, per la tua misericordia e per i meriti di questo tuo grande santo, concedi anche a noi una fede capace di scorgere nei poveri e nei sofferenti il volto di Gesù. Insegna anche a noi l'umiltà del cuore, perché in tuo nome, scopriamo la gioia di perdonare i nostri nemici.
Capodoglio di circa 20 metri avvistato al largo di Stromboli da capogruppo agenzia turistica tedesca
Il capodoglio (nelle foto) è stato avvistato e fotografato, al largo di Stromboli, da Marco (capogruppo Agenzia ASI - Germania).
lunedì 22 settembre 2025
Lutto cittadino per la scomparsa di Vincenzo "Enzo" D'Ambra
Il Sindaco di Lipari, Riccardo Gullo ha proclamato il lutto cittadino per, domani, martedì 23 settembre 2025 in memoria di Vincenzo (Enzo) D'Ambra, stimato imprenditore e figura di riferimento per la comunità, venuto a mancare improvvisamente e tragicamente lo scorso 20 settembre.
Le esequie funebri si terranno martedì 23 settembre alle ore 16:30 presso la Basilica Romana Minore di San Cristoforo a Canneto di Lipari.
In segno di rispetto e partecipazione, l'ordinanza dispone: L'esposizione delle bandiere a mezz'asta presso il Palazzo Municipale e tutti gli uffici pubblici del territorio; L'invito ai titolari di attività commerciali e dei pubblici esercizi, alle organizzazioni sociali, produttive e sportive a sospendere temporaneamente le attività a partire dalle 16:30 e fino a conclusione della cerimonia funebre.










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