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giovedì 25 settembre 2025

La "Pagina culturale" QUELLA DI FLORENZIA, UNA STORIA DA RACCONTARE di Michele Giacomantonio (Puntata 1 di 10 - Riproposizione)


Eolienews torna a rioccuparsi della vita di Giovanna Profilio in religione Florenzia. 
Sarà fatto, attraverso la riproposizione di 10 puntate tratte dal   libro di Michele Giacomantonio “Questa è Florenzia”, Edizioni San Paolo.  

1° puntata

Da lassù si spaziava sull’isola. Si scorgevano anche tutte le altre isole dell’arcipelago e spingendo lo sguardo, in quella bella giornata di maggio, si intravedevano anche le coste della Sicilia e della Calabria. Uno spettacolo da mozzare il fiato, lontano dai rumori, circondati dai colori vivi della natura ancora primaverile.
      È proprio bella Lipari, soprattutto da quassù, osservò la ragazza, indicando con un gesto ampio del braccio la cittadina adagiata nel pianoro vicino al mare, le colline circostanti, Vulcano sullo sfondo e poi – volgendo il capo – il bianco monte Pelato, Salina, Panarea e Stromboli.
Sì, da quassù non si vedono i diversi guasti che sono stati recati all’ambiente, le brutture dei due porticcioli, lo scempio di alcuni tratti di Marina lunga…, commentò il vecchio con ironia.
Non è che poi i guasti sono così gravi, in giro c’è di peggio. Vulcano ad esempio… – cercò di correggere la ragazza che qualche volta trovava eccessivo il pessimismo dell’anziano professore –. Piuttosto mi chiedo come mai posti così belli non abbiano generato anche anime splendide che si sono affermate divenendo famose…
Non sempre le anime splendide diventano famose. Per lo più rimangono nell’anonimato. È più facile che si impongano all’attenzione quelli che sanno apparire piuttosto che essere… Comunque, Lipari ha avuto un personaggio che ha saputo emergere a livello mondiale ed è nato proprio qui a poche centinaia di metri da Forgia Vecchia. Gli sono state dedicate strade, scuole non solo a Lipari, a Palermo, a Roma, ma anche in Brasile e in Perú.
“E chi è? Uno scrittore? Un poeta?”.
“No. È una donna, una grande donna, una suora”.
“Una suora?!”.
“Sì, una suora. Se vuoi, te ne racconto la storia”.
“Sarà madre Florenzia Profilio, so che qualche tempo fa è uscito un libro su di lei”.
“Florenzia che ha svegliato l’aurora”. È un libro scritto soprattutto sui documenti storici. Quella che voglio raccontare ora è, invece, una storia che va al di là dei documenti e delle testimonianze. È la storia della mia Florenzia, nel senso che ho cercato di ricostruire, con il cuore e la mente, anche momenti salienti della sua vita che non sono espressamente documentati.
“Quindi un racconto più libero ma sempre fondato e aderente alla realtà”.
“Proprio così. Ho cercato di camminare lungo le linee certe della sua vita, riempiendo solo dei vuoti. Come quando un bambino colora un album: le figure sono tracciate e lui vi aggiunge solo i colori”.  

LA GIOVINEZZA A LIPARI  
1. In ascolto della voce

Nella seconda metà dell’Ottocento a Pirrera, laggiù a est della chiesa, in quei terreni ai piedi del ripido sperone, viveva una famiglia di modesti contadini che, grazie al lavoro del padre, oltre a coltivare i campi e a produrre il vino e l’olio, aveva avviato un piccolo commercio. Infatti, il padre si recava spesso a Napoli, approfittando dei velieri di passaggio, per vendere il vino che produceva. Così la famiglia, che era diventata piuttosto numerosa, viveva, per quei tempi, una vita decorosa e serena.
Era la famiglia di Peppe Profilio, che nel 1881, quando voglio fare iniziare il racconto, aveva 50 anni. Papà Peppe era un gran lavoratore e, fino a quando ebbe salute, garantì alla famiglia, sempre in crescita, una discreta agiatezza come poteva essere quella di una famiglia di contadini di quel tempo. Oltre che un lavoratore, Giuseppe era un marito fedele e un padre affettuoso e aveva una particolare predilezione per Giovanna, la terza figlia, nella quale intravedeva un carattere forte e determinato. La moglie di Peppe era Nunziata, che di anni ne aveva dodici di meno, e poi vi erano quattro figli, dalla più grande Angelina, che però tutti chiamavano Rosa, e aveva 12 anni, fino ad Antonino chiamato Ninuzzo, il più piccolo, di solo 3 anni, gracile e malaticcio. I Profilio avevano avuto anche un altro figlio, il primo, che avevano chiamato Giuseppe come il papà, ma a poco più di un anno se l’era portato via una brutta malattia, e così il nome Giuseppe era passato a un altro fratellino, che era nato otto anni dopo la morte del primo.
Mamma Nunziata era una donna religiosa ma non bigotta, nel senso che sapeva armonizzare la pietà religiosa e i suoi doveri familiari che non trascurava mai. Era anche severa e persino rigida con i figli, e non tollerava disobbedienze. Questo non voleva dire che non fosse anche amorevole, ma il suo era un amore possessivo, geloso e forse, come vedremo, esclusivo.


Il centro di Lipari sul finire dell’800

Giovanna, è lei la protagonista della nostra storia, aveva a quel tempo 8 anni. Viveva la vita che si faceva nelle tranquille contrade di una Lipari, la cui cittadina capoluogo invece tranquilla non era perché ospitava una colonia di coatti, cioè di persone che si erano macchiate di reati comuni e per questo venivano mandate al confine. Più tardi al confine verranno mandate anche persone di tutt’altra educazione e formazione perseguitate per reati politici. Ma non erano queste persone il problema, il vero problema erano i <<coatti>> che, ubriacandosi abitualmente, qualche volta lasciandosi andare ad azioni violente o molestando gli abitanti e soprattutto le donne, rappresentavano un fattore di turbativa, di grave degrado sociale e, per molti aspetti, anche un’emergenza igienico-sanitaria.
Nelle campagne, invece, la vita trascorreva serena, cadenzata dal ritmo delle stagioni. Si coltivava la terra, si accudiva al pollaio e agli animali domestici, come l’asino e qualche capra per il latte o un paio di pecore per la lana, una volta la settimana si impastava e infornava il pane e ogni tanto anche qualche dolce e, quando era il tempo, si pigiava l’uva per fare il vino e si spremevano le olive per ricavarne l’olio.
Giovanna, oltre a partecipare di questa vita, frequentava la scuola elementare. Tutti i lunedì mattina scendeva con le sorelle Angelina e Nunziatina da Pirrera a Lipari, a piedi, per un sentiero scosceso e sconnesso che, passando la Serra, a fianco della chiesetta della Madonna Assunta, l’accompagnava sino a Bagnomare e poi da lì, costeggiando la Marina San Nicolò, come si chiamava allora Marina Lunga, arrivava alla cittadina. Mezz’ora di strada a passo svelto a scendere, ma un’oretta buona a risalire il sabato dopo pranzo. E questo tutte le settimane, con qualsiasi tempo, col sole o con la pioggia e col vento.

Lipari vista da Pirrrera. Dalle stampe di Salvatore D’Austria, seconda metà dell’800.

Giovanna non amava molto la scuola non solo per la fatica che doveva sobbarcarsi tutte le settimane e per il fatto che a Lipari dovevano, tutt’e tre le sorelle, cavarsela da sole nella casa du strittu a Sena pressappoco dove oggi c’è la chiesetta del Pozzo, ma anche perché le cose che a scuola le insegnavano non la interessavano molto. Va bene imparare a scrivere e a leggere, va bene imparare a fare di conto, ma tutte quelle poesie da studiare che le sembravano un po’ vuote e astruse, quelle letture francamente irreali, quei problemi assurdi, e non è che Giovanna fosse una ragazzina svogliata e pigra. Lei di interessi ne aveva tanti, ma non erano quelli che si affrontavano a scuola. Si stupiva di tutto quanto gli accadeva intorno e lo stupore la portava a farsi delle domande. Si stupiva che nel mese di marzo, al primo sole tiepido, i prati verdi si riempivano di fiorellini gialli che chiamavano “pratarole”; si stupiva e si entusiasmava a vedere i mandorli prima e i peschi poi mettere i fiori che annunciavano la primavera; aveva cominciato a stupirsi fin da bambina, quando da u bagghiu della sua casa osservava incantata il volo delle rondini, tutte in fila ordinate. Si
U bagghiu delle case eoliane

soffermava a pensare come mai il mosto diventava vino, come mai il pane lievitasse, come sbocciavano i fiori e crescevano le piante, come nascevano gli animali domestici. Ecco, questo fatto che la natura si trasformava secondo una propria logica, un proprio disegno, dove sembrava che ogni cosa si collegasse a un’altra, l’affascinava. Sembrava un grande coro, più grande di quello che in chiesa organizzava il cappellano con le ragazze di Pirrera.

 Il quadro della Madonna degli Angeli, oggi.

Nella natura ognuno faceva la sua parte senza stonare e non c’era bisogno che qualcuno intervenisse a richiamare chi se ne andava per i fatti propri. E Giovanna sapeva chi era a dirigere questo coro. Sapeva che era stato Dio a creare l’universo e a dare ad esso un ordine. Quando Giovanna pensava a Dio, lo vedeva come un signore molto lontano, là sulle nuvole. Più prossimi gli apparivano, invece, il suo figlio Gesù e la mamma di lui, la Madonna. Passava ore intere Giovanna a contemplare il quadro della Madonna degli angeli nella chiesetta di Pirrera e vi sarebbe rimasta anche più a lungo, se mamma Nunziata non l’avesse richiamata sgridandola, perché c’era tanto da fare in casa e, soprattutto, bisognava accudire al fratello più piccolo, Ninuzzo, che stava sempre male, mentre lei spariva, spesso, quasi per una mezza giornata.
“Dove sei stata?”, le chiedeva un po’ burbera mamma Nunziata.
“In chiesa”, rispondeva quasi sempre Giovanna, “ho aiutato don Peppino a fare un po’ di pulizia e a sistemare i fiori e, quando lui è andato via, mi sono seduta a guardare la Madonna”.
“La Madonna sa che in casa c’è tanto bisogno e non è contenta, quando tu te ne stai lì seduta a correre dietro alle tue fantasie”, concludeva la mamma.
Ma Giovanna non correva dietro fantasie. Da qualche tempo aveva intuito che il silenzio era importante per capire la natura non solo, ma che soprattutto Gesù e la Madonna nel silenzio parlavano. Il silenzio, per lei, era ascolto. Ascolto di un altro che esisteva anche se non lo vedevi. Un altro che voleva parlarti, ma che tu non sentivi perché avevi la testa piena di troppi pensieri, di troppe cose, cose tue spesso futili. Un altro che tentava di parlarti, ma tu non stavi a sentire.
Una volta suo padre gli aveva raccontato che ci sono suoni che sentono solo gli animali e non le persone. Glielo aveva detto uno scienziato che aveva incontrato in uno dei suoi viaggi. E a Giovanna, nella mente, improvvisamente si era dischiusa una porta.
Così aveva cominciato a pensare che forse anche Gesù e la Madonna cercavano di parlare con gli uomini, ma gli uomini non li sentivano perché il loro orecchio non li percepiva.
Più ci pensava Giovanna e più le sembrava che questo fosse possibile. E un giorno ne parlò a don Peppino. Don Peppino era un prete paziente e stette a sentire la bambina. Poi la guardò fisso e le disse con gli occhi che si erano fatti luminosi.
“Potrebbe essere. Anzi probabilmente è così. Di santi che sentivano la voce di Gesù e della Madonna ce ne sono diversi. Per esempio san Francesco, per esempio Giovanna d’Arco. A Lourdes, più di vent’anni fa, la Madonna è apparsa a Bernadette, una ragazzina di un paesino francese, e le ha parlato. Tu continua a parlare con Gesù e la Madonna e può darsi che un bel giorno essi ti rispondano. E poi, fra qualche mese, farai la prima comunione. In quell’occasione Gesù, comunque, parlerà al tuo cuore e forse… chissà, anche alle tue orecchie”.
E così Giovanna si mise ad aspettare il giorno della prima comunione. Ora stava con le orecchie e il cuore aperto non solo in chiesa dinanzi al quadro della Madonna, ma in ogni momento della giornata che aveva libero. Ascoltava in silenzio e pregava. Pregava e ascoltava in silenzio. E allora sentiva intorno a sé una grande serenità, sparivano tutti i problemi e le preoccupazioni.
Così arrivò il giorno della prima comunione, una splendida mattina di maggio. Giovanna si recò in chiesa con i genitori, vestita del suo abitino bianco che già era servito alle sue sorelle e che la mamma le aveva adattato. E davanti alla chiesa aveva incontrato le altre bambine, tutte vestite di bianco, tutte eccitate per quella giornata di festa. C’era chi parlava dei regali che aveva ricevuto, chi del pranzo che a casa avevano preparato, ma Giovanna pensava all’incontro con Gesù. Le avrebbe finalmente parlato? Avrebbe sentito la sua voce? Ci aveva pensato tutta la sera precedente appena giunta a letto e aveva fatto fatica a prendere sonno. Ma poi il sonno era arrivato di botto.
La messa e le comunioni furono una bella funzione e don Peppino, alla predica, disse delle cose commoventi. Anzi, a un certo punto, le sembrò che si riferisse in particolare a lei quando soggiunse: “Parlate a Gesù e vedrete che egli vi risponderà”.
Di ritorno a casa, mentre papà e mamma chiacchieravano con gli altri genitori, Giovanna prese in disparte Angelina, che era la sorella più grande e aveva già 12 anni.
“Gesù mi ha parlato, mentre facevo la comunione”, le confidò Giovanna in un sussurro.
“Certo – le rispose la sorella –, Gesù parla sempre al nostro cuore”.
“Io ho sentito la sua voce – insistette Giovanna –, come ora sento la tua”.
“Ti ho detto che Gesù parla al cuore – ribatté la sorella con maggiore forza –, ma la sua voce non si sente”.
“Ed io, invece, ti dico che l’ho sentita e mi diceva che, se io continuerò a parlargli, lui seguiterà a rispondermi”, replicò Giovanna con altrettanta forza.
Angelina non se la sentì di ribattere. Era un po’ strana quella sua sorella e spesso si fissava su delle cose. Così chiuse la conversazione con un suggerimento.
“Forse è meglio non dirlo troppo in giro, la gente potrebbe prenderti per pazza”.
                 (Prima puntata. Continua)

Oggi 25 settembre: San Cleofa

San Cleofa fu un discepolo di Gesù. Durante il giorno della Resurrezione, a seguito delle celebrazioni pasquali, stava tornando insieme ad un altro discepolo, di nome Alfeo, verso le terre di Emmaus. Entrambi furono accompagnati presso il Risorto ma riuscirono a riconoscerlo solamente dopo aver offerto lui una generosa ospitalità presso la loro dimora.

“Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, uno di loro, di nome Cleofa, gli disse: < Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute>

Furono queste le parole con le quali Cleofa si rivolse allo sconosciuto parlando con tono profondamente dispiaciuto e facendo chiaramente trasparire la sua delusione e poco dopo aggiunse: “Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo”.

Udite queste parole e riconosciuta l'ancora viva speranza lo sconosciuto iniziò a spiegare loro le Scritture dicendo “Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu al tavolo con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”.

Fu attraverso queste parole che compresero di chi si trattasse, ma nel momento in cui lo riconobbero lui sparì dalla loro vista.

PRATICA. Facciamo sempre che la fede, la perseveranza e la speranza colmino i nostri giorni

PREGHIERA. O Dio che hai lasciato viva la speranza e la fede nei discepoli fa che noi possiamo vivere di speranza

MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Cleofa, discepolo del Signore, al quale ardeva il cuore, quando, mentre era in viaggio con un altro discepolo, Cristo apparve la sera di Pasqua e spiegò loro lungo la via le Scritture; fu anche colui che nel villaggio di Emmaus riconobbe il Signore nell’atto di spezzare il pane.
 

Buongiorno. Oggi è giovedì 25 settembre


 

mercoledì 24 settembre 2025

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Accadde...oggi...nel 1924


 

Lipari, Comune a confronto con la Guardia costiera. L'articolo del direttore Sarpi sulla Gazzetta del sud del 24 settembre 2025


 

Avvistato un capodoglio tra Panarea e Stromboli. L'articolo del direttore Sarpi sulla Gazzetta del sud del 24 settembre 2025

Lipari, la seduta sul bilancio senza numero legale. L'articolo del direttore Sarpi sulla Gazzetta del sud del 24 settembre 2025

L'Osservatorio Etneo alla Notte Europea dei Ricercatori 2025

 

Il 26 settembre, dalle 18.00 alle 24.00, l’Osservatorio Etneo sarà presente con un proprio stand presso Palazzo Platamone (Palazzo della Cultura) all’edizione 2025 della Notte Europea dei Ricercatori nell’ambito del Progetto SHARPER (Sharing Resercher’s Passions).

Il Palazzo Platamone si trova in Via Vittorio Emanuele II a Catania, alle spalle del Duomo.

La Notte Europea dei Ricercatori è un’iniziativa promossa dalla Commissione Europea fin dal 2005 che coinvolge ogni anno migliaia di ricercatori e istituzioni di ricerca in tutti i paesi europei, il cui obiettivo è di creare occasioni di incontro tra ricercatori e cittadini per diffondere la cultura scientifica e la conoscenza delle professioni della ricerca in un contesto informale e stimolante. L’Italia ha aderito da subito all’iniziativa europea con una molteplicità di progetti che ne fanno tradizionalmente uno dei paesi europei con il maggior numero di eventi sparsi sul territorio. Gli eventi comprendono esperimenti e dimostrazioni scientifiche dal vivo, mostre e visite guidate, conferenze e seminari divulgativi, spettacoli e concerti.

L’Osservatorio Etneo presenterà una attività interattiva, rivolta al pubblico generale, sulla tematica “Monitoraggio Vulcanico Avanzato per Allerte Smart”, il cui fine è mostrare come il monitoraggio dei vulcani possa integrarsi con le tecnologie delle Smart Cities per migliorare la sicurezza e la comunicazione in tempo reale.

In particolare, verrà presentato un sistema software che analizza e visualizza in continuo le deformazioni di un vulcano, insieme alle variazioni di quota del magma nei condotti. Al superamento di una soglia prefissata, il sistema lancia un allarme tramite un avviso acustico.  L’evento eruttivo verrà riprodotto sia a video che su un modellino fisico in cartapesta del vulcano, appositamente realizzato. 

Presso lo stand saranno inoltre esposti alcuni dei sensori e delle apparecchiature impiegati nel monitoraggio e nella sorveglianza delle aree vulcaniche di competenza dell’OE (Etna, Isole Eolie e Pantelleria). Inoltre, tramite monitor dedicati, sarà possibile visualizzare in tempo reale i segnali acquisiti da alcune stazioni multiparametriche delle reti osservative dell’OE.

Ennesima assoluzione per il titolare del “White Beach “ di Lipari

 Comunicato del 24 settembre 2025

Con sentenza emessa dal Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto assolto il titolare del “ White Beach “ , noto lido balneare di Lipari in quanto , il Giudice Giovanni Mannuccia ha, così, deciso  statuendo  che “il fatto non sussiste".

 Così è stato deciso il 3 novembre 2023, giorno in cui si è celebrata presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto l’ultima udienza sulle presunte irregolarità del noto locale balneare White Beach di Lipari, contestate al titolare , che era stato difeso dagli avvocati dello Studio Legale Rizzo - Gugliotta  . 

Il proprietario del lido era stato rinviato in giudizio per la violazione degli artt. 81 comma 2 e 681 c.p.  in relazione all’art. 80 TULPS, a seguito delle indagini svolte dalla Legione Carabinieri di Lipari su delega del Pubblico Ministero.  In particolare, secondo la Procura, nei giorni compresi tra il 18 luglio e 23 luglio 2020, il proprietario del White Beach aveva tenuto aperto un luogo di pubblico spettacolo e di intrattenimento senza osservare le prescrizioni dell’Autorità di pubblica sicurezza a tutela dell’incolumità pubblica in quanto privo della necessaria licenza. 

Nel corso del procedimento gli Avvocati hanno dimostrato come il titolare del noto lido aveva già depositato l’istanza di autorizzazione in data antecedente ai fatti e, nelle more, non essendo stata prescritta alcuna documentazione integrativa, il bene giuridico dell’incolumità pubblica non era mai stato violato. 

Nelle motivazioni depositate nella sentenza del Tribunale di Barcellona P.G.  si cristallizza un principio giuridico fondamentale, secondo il quale quando si tratta di località a vocazione turistica (nello specifico Lipari e le Isole Eolie) esiste un primario interesse turistico – economico da tutelare e, pertanto, non possono essere tardivamente valutate istanze imprenditoriali capaci di incidere ed accrescere l’economia locale.

Lipari: Dall'Aula via libera al bilancio di previsione 2025 - 2027

Nella seduta, conclusasi da qualche minuto, il consiglio comunale di Lipari ha dato il via libera al Bilancio di previsione 2025 - 2027. Hanno votato favorevolmente i 7 consiglieri di Rinascita eoliana più il forzista Gaetano Saltalamacchia. Contrari Orto, Sabatini, Santamaria, Dante e Rifici. Si è astenuta Lucy Iacono.

In aula era presente anche il sindaco Gullo

Auguri di...

...Buon compleanno a Loredana Scoglio, Rosanna Mandarano, Marco Arnone, Cristian Nicchia, Giuseppe Saltalamacchia, Simona Acquaro, Adriana Mandarano, Giuliano Pavone

Come eravamo: Luoghi, cose e personaggi delle Eolie di un tempo (Puntata 9°): Vulcano 1977


La "Pagina culturale": La stufa "tholos" micenea a Lipari

La stufa micenea si trova all'interno del complesso delle ex Terme di San Calogero a Lipari ed è una struttura a tholos risalente all'età del Bronzo, considerata l'unico monumento di architettura civile micenea fuori dalla Grecia. Costruita con blocchi di pietra lavica, è una stufa termale circolare che sfruttava una sorgente di acqua calda per la sua funzione di mantenimento del calore. La sua architettura è caratterizzata da una copertura a cupola che ricorda le tombe micenee a tholos, ed è testimonianza degli intensi scambi commerciali e culturali tra le Eolie e il mondo miceneo nel II millennio a.C.

Caratteristiche della stufa micenea:

  • Architettura: 
    Si tratta di una pseudo-cupola con una copertura a tholos, simile a quella delle tombe micenee, che ricorda la struttura delle tombe a cupola. 
  • Materiali: 
    La costruzione è realizzata con anelli sovrapposti di blocchi di pietra lavica levigata e resistente al vapore. 
  • Funzione: 
    Era utilizzata come stufa termale per mantenere il calore, grazie all'acqua calda proveniente da una sorgente idrotermale locale. 
  • Localizzazione: 
    La stufa si trova ad alcuni chilometri da Lipari, sul versante occidentale dell'isola, all'interno del sito archeologico delle Terme di San Calogero. 
  • Datazione: 
    La sua costruzione risale all'età del Bronzo, con una datazione che si stima precedente al 1430 a.C. 
  • Importanza storica:
  • Unicità: 
    È un monumento di grande importanza perché rappresenta l'unica opera di architettura civile micenea presente al di fuori dell'area greca. 
  • Testimonianza culturale: 
    La stufa di San Calogero conferma l'esistenza di intensi rapporti commerciali e culturali tra le isole Eolie e il mondo miceneo durante l'età del Bronzo. 

Oggi, 24 settembre: Madonna della Mercede

 Beata Vergine Maria della Mercede

Il primo agosto del 1218, festa di San Pietro in Vincoli, il fondatore dei Mercedari Pietro Nolasco ebbe una visione della Santissima Vergine, la quale si fece conoscere come la Mercede ossia Misericordia e lo esortò a fondare un Ordine religioso avente come fine principale quello di riscattare i cristiani finiti in schiavitù.

In quel tempo la Penisola iberica era dominata da eretici e pirati saraceni che prolificavano sulle coste del Mediterraneo, rapivano molte persone e le trasportavano come schiavi nel Nordafrica.

Pietro Nolasco creò così l'Ordine dei Mercedari, che fu fondato nella Cattedrale di Barcellona con l'appoggio del re Giacomo il Conquistatore ed il consenso di San Raimondo di Peñafort.

La devozione alla Madonna della Mercede si diffuse presto in Catalogna, poi in tutta la Spagna, ed infine in Francia ed in Italia. Con la scoperta dell'America il culto vi si diffuse largamente. Il Perù è attualmente il paese di tutta l'America che riunisce una maggior quantità di devoti.

MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione della beata Vergine Maria detta della Mercede, Fondatrice sotto tale nome dell'Ordine per la redenzione degli schiavi. La sua Apparizione si commemora il dieci Agosto.

Seduta consiglio comunale e Bilancio di previsione: Tar respinge richiesta di sospensiva



 

Buongiorno. Oggi è mercoledì 24 settembre


 

martedì 23 settembre 2025

Agricoltura, il neo assessore Sammartino giura all'Ars

Con il giuramento all'Ars, davanti al presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, l'assessore all'Agricoltura e vice presidente della Regione Luca Sammartino è entrato ufficialmente nel pieno delle sue funzioni.

«Ricominciamo dalle priorità del governo Schifani - ha detto l'assessore - portate avanti in maniera straordinaria dal professore Barbagallo, che ringrazio per il lavoro e la dedizione che ha profuso durante il suo incarico. Ripartiamo da quello che i siciliani oggi si aspettano, ovvero l'impegno per fronteggiare l'emergenza idrica grazie alla pianificazione messa in campo dal mio predecessore, che va portata avanti sia nella Sicilia occidentale che in quella orientale. L'obiettivo è ridurre le perdite d'acqua ma, soprattutto, sostenere al meglio gli investimenti in agricoltura. Ripartiamo anche dalle grandi emergenze che la politica europea sta determinando nel comparto della pesca siciliana».

Tra gli obiettivi, la valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche dell'Isola. «Siamo e saremo al fianco di tutti i produttori che vogliono portare nelle tavole il brand della Sicilia: ogni pasto, ogni materia prima siciliana rappresenta l'identità, le radici e la storia di questa straordinaria regione. Il governo è impegnato a introdurre nuove economie per far sì che le nostre aziende possano competere sempre di più nei mercati internazionali».

Sammartino ha quindi illustrato la strategia di continuità con il suo predecessore: «Il governo regionale già nelle prossime ore sarà impegnato sulle riforme tanto attese dalle organizzazioni dei produttori e dei sindacati, come quella del comparto forestale e quello dei consorzi di bonifica».


a questo link l'intervista all'assessore Sammartino

Accadde...oggi...nel 1943


 

C.S. Lipari, una storia a tinte rosso - blu: Mario Riganò (Riprendiamo le pubblicazioni dopo la pausa estiva)


 

A Ginostra due caproni "all'assalto" di una casa. L'articolo del direttore Sarpi sulla Gazzetta del sud del 23 settembre 2025




 

La fuga da Roma per raccontare Alicudi, la sfida della documentarista Marzia Rumi: "In quest'isola parlano anche i silenzi" -- Roma-Alicudi solo andata, la sfida della documentarista Marzia Rumi: "Racconto un'isola dove non puoi scappare neanche da te stesso"

 da www.messinatoday.it - Articolo di Andrea Castorina 


A tu per tu con l'autrice di "Finis Terrae" il reportage dedicato al più affascinante centro delle Eolie. La decisione di partire dopo il lockdown e il difficile ambientamento: "Mi hanno accolto quasi con ostilità ma poi ho saputo ascoltare e capire una terra dove non scappi neanche da te stesso"

“Dopo il lockdown cercavo un posto dove non c'era nessuno, dove non prendeva il telefono”. Così la documentarista Marzia Rumi risponde all'inevitabile domanda sul perché una ragazza romana abbia scelto di vivere ad Alicudi per alcuni mesi. Da qui inizia il suo racconto, da qui inizia “Finis Terrae”, il documentario con cui Rumi narra la più “sperduta” isola delle Eolie. Un lavoro curato in ogni dettaglio che recentemente si è aggiudicato anche l'ambito premio durante il Festival del Cinema di Cefalù.

“Durante la pandemia - racconta Marzia Rumi - abbiamo rimesso in discussione il nostro modo di vivere e quando le restrizioni si sono allentate ho sentito il bisogno di raggiungere un luogo che potesse darmi l'ispirazione che cercavo per il mio lavoro. Sono legata alla Sicilia che amo in tutti i suoi aspetti anche grazie a un'amica di Torre Faro con cui ho trascorso tante vacanze guardando lo Stretto. È stata proprio lei a parlarmi per la prima volta di Alicudi”.

E così si arriva al maggio 2020. “Ho messo piede ad Alicudi per la prima volta - racconta la reporter - e ho dovuto subito fare i conti con un'accoglienza molto diversa da quella che mi aspettavo conoscendo i siciliani. Ho trovato un atteggiamento quasi respingente da parte degli isolani ma ho immediatamente capito che dovevo solo avere fiducia per costruire piano piano un rapporto e un dialogo che mi permettesse di raccontare l'isola. Da qui la decisione di creare la colonna sonora di ‘Finis Terrae’ con il prezioso contributo della compositrice Sofia Albanese che ha registrato in presa diretta i suoni dell'isola".



Marzia inizia un percorso durato cinque anni. Un'esperienza di vita finita dentro un documentario in cui a raccontare non è solo quella trentina di persone che sfidano ogni ostilità e abitano l'isola tutto l'anno. Parlano gli animali, i paesaggi, i silenzi dell'isola. “Alicudi lentamente è diventato il mio rifugio - racconta Rumi - passati i primi giorni dettati dall'entusiasmo della novità mi sono però resa conto di quanto quest'isola fosse forte. Ricordo i mille gradini per raggiungere Pianicello e la prima casa che avevo affittato”. Ho vissuto con la sensazione di non poter scappare da nulla, neanche da te stesso. Questo è il vero aspetto dell'isolamento. Alicudi detta i tempi, impone uno stile di vita che non puoi ignorare. Se capisci questi inizi ad apprezzare anche i difetti del posto”.

Pazienza, dedizione e un'infinita attrazione per un luogo magico. “Alicudi ha tanto da raccontare - precisa l'autrice - anche dall'atteggiamento di chi ci è nato e ci vive, un modo di ragionare che a volte si fatica a decifrare. Lì ognuno fa la sua vita, il pescatore, il contadino e nient'altro sembra di loro interesse. Ma alla fine si aprono e hanno accolto il film come un grande gesto d'amore nei miei confronti”.




Lami: Inaugurazione del campetto realizzato in memoria di Valentino Raffaele grazie al volontariato su idea di Sergio Pollo.


 

TSUNAMI | Installate le prime boe in grado di monitorare i maremoti nel Mediterraneo (fonte: INGV)

 
Si è conclusa con successo l’iniziativa dell’INGV che segna un passo fondamentale nella mitigazione del rischio maremoto nel Mare Nostrum

 Si è conclusa con successo la campagna di deposizione delle prime boe di mare profondo nello Ionio da parte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Obiettivo dell’iniziativa è quello di monitorare gli tsunami nel Mar Mediterraneo per consentire la mitigazione del rischio maremoto.

Il Mare Nostrum, infatti, è stato spesso teatro di fenomeni importanti, principalmente di origine sismica o dovuti all’attività vulcanica, come nel caso di Santorini e Stromboli. Grazie alla deposizione delle boe e ai dati rilevati in tempo reale, in caso di forti terremoti tsunamigenici nelle isole ioniche o nell’arco ellenico si potrà valutare in modo più accurato il possibile impatto di uno tsunami sulle coste italiane.

La campagna di deposizione delle boe in mare si è svolta tra il 9 e il 17 settembre ed è stata realizzata grazie al Progetto MEET (Monitoring Earth’s Evolution and Tectonics), coordinato dall’INGV e finanziato dal PNRR, con la fondamentale partecipazione dell’expertise di ricercatori e tecnici dell’Istituto, da molti anni impegnati nello studio degli tsunami e nelle tecniche di monitoraggio marino.

La nave Christos LVII è salpata dal porto di Segunto, in Spagna, con a bordo tre tecnologi dell’INGV, Antonio Costanza, Andrea Di Benedetto e Francesco Macaluso, l’equipaggio dell’imbarcazione e della MSM (Mediterráneo Señales Marítimas), società spagnola costruttrice di boe.

La deposizione si è svolta in due fasi. La prima, avvenuta il 14 settembre, ha visto l’installazione di due sensori di pressione assoluta a una profondità di circa 3200 metri in un punto ubicato circa 100 km a est della costa della Sicilia orientale. Contestualmente, nella stessa area, è stata installata una boa fissata a un sistema di ancoraggio, in grado di ricevere i dati tramite un modem acustico e di trasmetterli via satellite al Centro Allerta Tsunami dell’INGV. 

I sensori di pressione sono in grado di rilevare variazioni dell’altezza della colonna d’acqua soprastante di qualche centimetro, riuscendo a distinguere tra le onde provocate dal vento, le maree o i possibili tsunami.

Durante l’ultima fase, lo scorso 16 settembre, una seconda boa con le stesse caratteristiche tecniche è stata deposta più a nord, a circa 100 km dalla costa calabra ionica, a una profondità di 2600 metri. 

In caso di tsunami, i sensori di pressione trasmettono i dati con una frequenza maggiore, al fine di permettere una misurazione fedele delle onde, di aiutare il sistema di previsione e analisi in tempo reale dell’INGV e di consentire una maggiore tempestività nella conferma dell’effettivo arrivo di uno tsunami sulle coste. 

Interruzione energia elettrica a Varesana Sopra


 

Auguri di...

 

...Buon compleanno a Mariarosa Cortese, Salvatore Cipriano, Graziella Tesoriero


Come eravamo: Luoghi, cose e personaggi delle Eolie di un tempo (Puntata 8°): Il municipio, la chiesa di Sant'Antonio e piazza Mazzini (Lipari)


Non c'è numero legale, la seduta del consiglio comunale di Lipari slitta a domani

Sia in prima che in seconda chiamata non c’è il numero legale e il consiglio comunale di Lipari, convocato per oggi, in via sostitutiva dal commissario ad acta Daniela Leonelli sul Bilancio di previsione 2025 – 2027 e atti connessi, slitta a domani, sempre alle 10, quando basterà, per renderlo valido, la presenza di sette consiglieri. 

Oggi in Aula, nella seduta presieduta dal vice presidente Antonella Starvaggi, erano presenti i sette consiglieri di Rinascita eoliana più Gaetano Saltalamacchia (Forza Italia): quest'ultimo da remoto. 

Per l’amministrazione era presente il sindaco Riccardo Gullo

Al Papardo eseguita su una donna di Lipari la prima procedura coronarica con laser ad eccimeri

Nella foto della Gazzetta del sud
l'équipe
All’Ospedale Papardo di Messina è stata eseguita con successo la prima procedura coronarica con laser ad eccimeri (ELCA) dall’équipe diretta dal dott. Giuseppe Paleologo. 
L’intervento, effettuato dai dottori Andrea Picci e Giuseppe Venuti, su una donna di Lipari, ha permesso di rimuovere placche calcifiche all’interno di stent coronarici malfunzionanti, migliorando il flusso sanguigno in un paziente non operabile chirurgicamente. La tecnica ELCA, innovativa e minimamente invasiva, utilizza un laser per trattare lesioni coronariche complesse e resistenti ai metodi tradizionali. L’operazione è stata svolta in anestesia locale con il supporto del sistema ventricolare Impella per garantire sicurezza cardiaca. Il dott. Paleologo ha evidenziato l’importanza dell’introduzione di questa tecnologia, che evita ai pazienti la necessità di trasferirsi in altri centri, e consolida l’Ospedale Papardo come riferimento regionale per la cardiologia avanzata.

La "Pagina culturale": L'Organo di Eolo

L'“Organo di Eolo” di Lipari non è uno strumento musicale mitologico, ma il rudere di un edificio termale romano (un calidarium) in cui il vento, passando attraverso fori e intercapedini, produce un suono che la leggenda attribuisce al dio Eolo. Questo fenomeno sonoro, notato già da viaggiatori nel XVIII secolo, ha ispirato il nome popolare dello strumento, che oggi è un reperto archeologico.

Cos'è l'Organo di Eolo
  • Origine: È un antico edificio termale romano, risalente all'epoca imperiale. 
  • Funzionamento: Le sue strutture, con il pavimento rialzato e i tubi della stufa, incanalano il vento, creando un effetto musicale che produce suoni più o meno forti. 
  • Leggenda: I liparesi hanno chiamato questo edificio "Organo di Eolo" perché la leggenda attribuiva il suono al dio dei venti, Eolo, che avrebbe donato a Ulisse un otre contenente i venti contrari alla navigazione. 
  • Storia e Localizzazione
  • Scoperta: 
    I resti dell'edificio sono stati trovati negli anni '80 durante la costruzione della strada per Pianogreca di una strada. 
     
  • Testimonianze: 
    Il monumento è stato illustrato e descritto da viaggiatori come Houel nel XVIII secolo, che ne evidenziarono la particolare struttura architettonica e l'effetto sonoro. 
  • Perché si chiama "Organo di Eolo"
  • Associazione mitologica: 
    La natura musicale del suono prodotto dal vento ha portato all'associazione con Eolo, il dio dei venti nella mitologia greca. 
  • "Arpa Eoliana": 
    L'Organo di Eolo è anche conosciuto come "Arpa Eoliana", in riferimento al suono che ricorda quello di un'arpa e al suo legame con i venti eoliani. 

Consiglio comunale di Lipari: Alla prima chiamata non c'è il numero legale

 Slitta di un'ora (per la precisione alle 11 e 11) la seduta del consiglio comunale di Lipari che ha all'ordine del giorno i documenti propedeutici al Bilancio 2025 - 2027 e lo stesso Bilancio di previsione.

In aula presenti 8 consiglieri (il gruppo di Rinascita  più Saltalamacchia), assenti tutti gli altri. I lavori sono stati condotti dal vice presidente Antonella Starvaggi.

In aula anche il sindaco Gullo

Oggi, 23 settembre: San Pio da Pietrelcina


Pochi santi furono, come padre Pio, dotati di doni straordinari che hanno richiamato su di lui l'attenzione del mondo intero: le stimmate, il profumo misterioso che emanava dal suo corpo, i carismi di profezie e di scrutamento dei cuori, le guarigioni e le conversioni attribuite alla sua preghiera. Nel convento del Gargano, nel quale l'umile frate cappuccino viveva, la ressa di devoti era quotidiana: tutti lo volevano vedere, toccare; tutti desideravano assistere alla sua messa — un momento di rara intensità spirituale — e soprattutto confessarsi, rimettersi in sintonia con Dio guidati da lui. La confessione era un incontro che spesso sconvolgeva le persone mutando per sempre la loro vita, mentre il numero dei «convertiti» e dei devoti estimatori aumentava incessantemente. 
Ma poi, in concreto, per lui la vita fu un lungo calvario che egli visse unendosi a Cristo per la salvezza delle anime, fedele a un programma di vita, che egli aveva così espresso nell'immagine ricordo della sua prima messa: «Gesù, mio sospiro e mia vita, oggi che trepidante ti elevo in un mistero d'amore, con te io sia per il mondo Via, Verità e Vita e per te sacerdote santo, vittima perfetta». 
Francesco Forgione (così si chiamava padre Pio prima di indossare il saio francescano) era nato il 25 maggio 1887 a Pietrelcina, piccolo paese di contadini e pastori della provincia di Benevento. I genitori, ambedue analfabeti, pur sudando sui campi, non riuscivano a sfamare la copiosa nidiata che avevano messo al mondo (sette figli). Tanto che papà Orazio un giorno si imbarcò per l'America sperando in una sorte migliore. Gli andò bene, lavoratore instancabile e avveduto, riuscì a mettere insieme una discreta fortuna.
Alla famiglia intanto badò mamma Maria Giuseppa. Forte e ricca di fede, aveva una predilezione per il piccolo Francesco, perché era il più gracile, spesso in preda a misteriose e violente febbri, e dotato di una fine sensibilità religiosa che lo portava a ricercare luoghi solitari per dedicarsi alla preghiera. E si chiedeva, mamma Maria, che cosa avrebbe potuto fare da grande quel suo figliolo così gracile. Risolse lui stesso il problema. Indicando con la mano il frate cappuccino venuto per la questua, disse: «Voglio farmi frate, come fra Camillo». 
Nel 1903, indossando il saio francescano nel convento dei cappuccini di Morone, iniziava il cammino di preparazione alla vita religiosa e sacerdotale che si concluse il 10 agosto 1910. E non fu un cammino facile: le misteriose malattie che lo avevano tormentato a casa, continuarono con assalti di una virulenza tale da far temere che non sarebbe mai giunto vivo all'ordinazione, tant'è vero che, non appena ebbe l'età minima richiesta dal diritto canonico, fu consacrato sacerdote.
Con gli sgargianti paramenti sacri addosso pareva ancora più debole ed emaciato, tanto che i superiori ebbero compassione di lui e, anziché inserirlo subito nell'attività pastorale, lo mandarono a Pietrelcina, sperando che l'aria di casa gli avrebbe fatto tornare un po' di forze; qui invece il giovane frate imboccava dritto la strada di quel calvario che percorrerà per tutta la vita. 
Il 5 agosto 1918 gli apparve un misterioso personaggio che gli trafisse il cuore con un dardo infuocato, mentre il 20 settembre riceveva le stimmate, inizialmente invisibili. «Ero in coro - ha raccontato lui stesso - dopo la celebrazione della santa messa, allorché venni sorpreso da un riposo simile a un dolce sonno. Tutti i sensi interni ed esterni nonché le stesse facoltà dell'anima si trovarono in una quiete indescrivibile. Vi subentrò subito una grande pace. E mentre tutto questo si andava operando, vidi innanzi un misterioso Personaggio, simile a quello visto il 5 agosto, che si differenziava solamente in questo: aveva le mani, i piedi e il costato che grondavano sangue. La sua vista mi atterrì. Mi sentii morire e sarei morto se il Signore non fosse intervenuto a sostenere il cuore che sentivo sbalzare dal petto. Il Personaggio si ritirò e io mi avvidi che mani, piedi e costato erano trasformati e grondavano sangue». 
Un fatto mistico accompagnato da dolore fisico acuto e lacerante. Ma sopportabile. Più profondo e più lacerante fu il dolore provocato invece dai giudizi, dai sospetti e dalle condanne che gli vennero da istituzioni ecclesiastiche, da confratelli e da ambienti scientifici per i quali le ferite del frate del Gargano erano frutto di isterismo. 
Scienziati di ogni tipo, inviati da organismi religiosi e dallo stesso Vaticano, si accanirono per dimostrare che i fenomeni attribuitigli non avevano alcuna origine soprannaturale. E riuscirono a convincere il Sant'Uffizio, promotore di una delle inchieste più clamorose durante il pontificato di Pio XI, che si trattava di fenomeni isterici. E gli arcigni monsignori del Vaticano nel 1923, con un apposito decreto, vietavano al frate di Pietrelcina di dire la messa in pubblico e di confessare i fedeli. Un'atroce tortura, durata una decina d'anni, che padre Pio visse in silenzio, senza protestare, rifugiandosi nella preghiera e nella penitenza.
La gente, che non aveva mai messo in dubbio l'origine soprannaturale di quelle misteriose piaghe, quando cessò l'ostracismo, riprese a salire la mulattiera che conduceva al convento per ascoltare la messa celebrata dal frate delle stimmate. 
Padre Pio definiva la messa «il mistero tremendo». Ed era per lui un momento di grande emozione spirituale: il volto trasfigurato, gli occhi luminosissimi, il corpo rapito oltre il tempo e lo spazio. Ma anche per quanti la seguivano era un momento di rara tensione e, dopo la messa, facevano la coda davanti al suo confessionale per accedere al sacramento del perdono e per chiedergli di intercedere per loro presso Dio. E c'era chi se ne andava deluso o irritato, e chi interiormente trasformato. Molte le conversioni anche di personaggi notissimi al grande _pubblico che verso il frate stigmatizzato nutrirono sempre profonda riconoscenza e devozione. Padre Pio, uomo di grande carità e umiltà, aveva anche il dono di leggere nei cuori, «sentiva» se chi lo avvicinava era sincero o ambiguo; per questo con alcuni era buono e con altri spicciativo o addirittura burbero. Invitava tutti comunque a pregare sempre, a essere in continuo contatto con il Signore. 
Nel 1940, mentre il mondo era alle prese con il terribile dramma della guerra, nascevano su suo invito i «Gruppi di preghiera», un'istituzione che presto si diffuse proficuamente in tutto il mondo. «La preghiera aveva detto ai suoi confratelli è la chiave dei tesori di Dio, è l'arma del combattimento e della vittoria in ogni lotta per il bene e contro il male».
Nel medesimo anno, spinto da un grande amore per il prossimo, soprattutto per quanti erano afflitti dalla malattia, metteva in moto un movimento di carità e di solidarietà per poter realizzare una struttura ospedaliera a servizio dei malati poveri. L'idea si concretizzava nel 1956 con l'inaugurazione della Casa sollievo della sofferenza, destinata a diventare uno degli ospedali meglio attrezzati del Meridione, nel quale lavorano luminari della medicina e dove tutti sono invitati a vedere nel malato e nel povero il volto stesso di Gesù. 
Tra i tanti doni di cui era dotato, padre Pio ebbe anche quello di prevedere il tempo della sua morte. Un giorno, ed eravamo nel 1918 quando aveva appena ricevute le stimmate, disse a uno che frequentava il convento: «Coraggio: abbiamo ancora cinquant'anni davanti». E cinquant'anni dopo, 1968, mentre con i devoti si accingeva a commemorare il mezzo secolo dall'evento, padre Pio avvicinò quel fedele e con un filo di voce gli sussurrò: «Cinquant'anni sono passati». 
La domenica 20 settembre si fece gran festa, padre Pio celebrò messa e poi si affacciò a benedire i pellegrini che erano accorsi in gran numero. Fu l'ultima volta che lo videro vivo, perché la notte del 23, dopo aver recitato per intero il rosario, moriva. 
La gente lo venerò come un santo, prima ancora che la chiesa si esprimesse in tal senso. Il convento e la chiesa dove celebrava messa sono diventati ben presto meta di incessanti pellegrinaggi e luogo di preghiera, di carità e di conversione. Il cammino verso gli altari, però, fu più tortuoso. Coloro che lo avevano avversato in vita, anche per motivi poco nobili (leggi: l'uso delle tante offerte che la gente inviava per le sue iniziative di carità), misero molti pali tra le ruote. 
Ma alla fine la verità sulla sua santità ha avuto il sopravvento. Padre Pio, che definiva se stesso «un frate che prega», è stato proclamato beato da papa Giovanni Paolo II, che nutriva per lui grande devozione, il 2 maggio del 2000, e due anni dopo, il 16 giugno 2002 lo stesso Pontefice in piazza San Pietro, lo proclamò Santo e ne stabilì la memoria liturgica per il 23 settembre, "giorno della sua nascita al cielo".
Il luglio 2004 fu inaugurata la nuova grande chiesa a S. Giovanni Rotondo progettata dal celebre architetto Renzo Piano.

PRATICA. Riflettiamo sulle parole di San Pio, (ASN, 15): "La vita non è che una perpetua reazione contro se stessi e non si schiude in bellezza, che a prezzo del dolore. Tenete sempre compagnia a Gesù nel Getsemani ed egli saprà confortarvi nelle ore angosciose che verranno".

PREGHIERA. O Dio, per la tua misericordia e per i meriti di questo tuo grande santo, concedi anche a noi una fede capace di scorgere nei poveri e nei sofferenti il volto di Gesù. Insegna anche a noi l'umiltà del cuore, perché in tuo nome, scopriamo la gioia di perdonare i nostri nemici.

Buongiorno, oggi è martedì 23 settembre


 

Capodoglio di circa 20 metri avvistato al largo di Stromboli da capogruppo agenzia turistica tedesca


Il capodoglio (nelle foto) è stato avvistato e fotografato, al largo di Stromboli, da Marco (capogruppo Agenzia ASI - Germania).



lunedì 22 settembre 2025

Lutto cittadino per la scomparsa di Vincenzo "Enzo" D'Ambra

 

Il Sindaco di Lipari, Riccardo Gullo ha proclamato il lutto cittadino per, domani, martedì 23 settembre 2025 in memoria di Vincenzo (Enzo) D'Ambra, stimato imprenditore e figura di riferimento per la comunità, venuto a mancare improvvisamente e tragicamente lo scorso 20 settembre. 

Le esequie funebri si terranno martedì 23 settembre alle ore 16:30 presso la Basilica Romana Minore di San Cristoforo a Canneto di Lipari.

In segno di rispetto e partecipazione, l'ordinanza dispone: L'esposizione delle bandiere a mezz'asta presso il Palazzo Municipale e tutti gli uffici pubblici del territorio; L'invito ai titolari di attività commerciali e dei pubblici esercizi, alle organizzazioni sociali, produttive e sportive a sospendere temporaneamente le attività a partire dalle 16:30 e fino a conclusione della cerimonia funebre.

Chiesa di S. Margherita: il programma dal 25 al 28 settembre


 

Accadde...oggi...nel 1991 (fonte: accaddeoggi.it)


 

Eolie 2030 lancia l'allarme su TARI e acqua: "Servizi insostenibili, la politica dia risposte immediate"



 

Un gesto di solidarietà che ridona speranza. L'articolo del direttore Sarpi sulla Gazzetta del sud del 22 settembre