(Aldo Natoli) Nell’articolo pubblicato il 1° dicembre ho fatto riferimento al vecchio gioco delle tre carte divenuto nel nostro Comune un sistema abituale per non dare certezza di diritto ai cittadini. Un modo arrogante di gestire il potere. Puntualmente, come supposto, la Determina n° 27 del 2000, che indicava le priorità da seguire nel compilare l’ordine del giorno della Commissione Edilizia Comunale, per non far soccombere gli uffici dinanzi alle giuste proteste del sottoscritto che evidenziavano delle irregolarità da parte degli uffici, e che disattendevano anche una disposizione del Segretario Dirigente Generale (prot. N°39558/09) è stata modificata con la n° 141. Cosichè il gioco è fatto!
Mi ero proposto di non tornare sull’argomento avendo manifestato il mio disappunto personalmente al Sindaco del Comune. Ma le affermazioni fatte dal Dott. Michele Giacomantonio, che condivido, mi inducono a fare delle riflessioni .
Le contestazioni che ho indirizzato all’Ufficio Urbanistica riguardano: la mancata osservanza del protocollo d’entrata per l’istruttoria dei progetti; il mancato rispetto dei tempi imposti dalla Legge e dal Regolamento comunale per l’istruttoria delle pratiche; il mancato rispetto della Determina n° 27/2000 nella stesura dell’o.d.g. della C.E.C. delle pratiche di edilizia, includendo con priorità le pratiche D.I.A. ed assentite, che si concludono allo scadere del trentesimo giorno dalla presentazione con il diniego o il tacito assenso da parte del tecnico istruttore. Questo comporta inevitabilmente una perdita di tempo da parte della C.E.C. che deve limitarsi ad una presa d’atto, a danno delle pratiche ordinarie, molte delle quali attendono di essere istruite ed esaminate dal 2007. Oggi infatti, per il sistema posto in essere dal Comune, un tecnico libero professionista per lavorare deve necessariamente affidarsi alla scorciatoia delle asseverazioni, con tutti i problemi che ciò comporta, compresi quelli denunciati da Giacomantonio. La risposta del Comune non è stata quella di accertare la veridicità di quanto segnalato per assumere i dovuti provvedimenti, ma bensì quella di cambiare le carte in tavola per sanare ogni eventuale responsabilità, modificando la Determina, assegnando all’esame della D.I.A. e delle pratiche assentite la precedenza nella trattazione dell’o.d.g. Un segnale chiaro e forte che indica quale strada l’Ente vuole percorrere. Ma le preoccupazioni manifestate dal sottoscritto e da Giacomantonio sono state anche evidenziate dal Presidente dell’Associazione dei Geometri Eoliani. Non a caso il geometra Bartolo Favaloro ha voluto pubblicare il testo integrale di una sua missiva indirizzata agli Assessorati Regionali, chiedendo addirittura un’ispezione presso il Servizio Urbanistica, ed al Sindaco del Comune, con la quale rappresentava tutte le disfunzioni del Servizio Urbanistica, le irregolarità perpetrate, ed i pericoli che comporta l’uso della D.I.A. e delle asseverazioni, fatto diventare da “strumento eccezionale” uno “strumento di routine”, senza il quale non si riesce ad operare sul territorio. “Ciò ha portato e porta inevitabilmente - afferma Favaloro - all’incontrollabilità ed allo sconvolgimento del territorio, visto che si opera sulla denuncia unilaterale, senza alcun contradditorio nella fase istruttoria, tra tecnici privati e tecnici dell’Ente, “Invero - continua il Presidente dell’AGE - una amministrazione attenta, dovrebbe avere come primo obiettivo il controllo e la tutela del territorio in specie sotto il profilo urbanistico, soprattutto nel territorio delle isole Eolie sottoposto ad innumerevoli vincoli”. Dinanzi ad una così autorevole disamina della situazione credo che le parole del sottoscritto e del dottore Giacomantonio diventino un semplice corollario. Volersi bendare gli occhi non credo che serva al Paese. Non è modificando le determine che si “aggiustano” i problemi che gravano inevitabilmente sui cittadini che vogliono seguire le regole, ma è cambiando i comportamenti, e soprattutto è rispondendo con responsabilità ai tanti perché. Perché le pratiche non vengono istruite secondo l’ordine cronologico d’ingresso all’Ente? Perché non vengono definite le richieste di autorizzazione e/o concessione che giacciono nei cassetti dall’anno 2007? Queste pratiche, stimate dal Presidente Favaloro tra 1500 e 2000, subiscono un doppio danno. Al ritardo si aggiunge infatti la probabilità di non essere più compatibili con nuove disposizioni legislative o di vincoli. Perchè non vengono mantenuti i tempi assegnati per l’istruttoria dei progetti? Perché la D.I.A. e le asseverazioni, che si definiscono al trentesimo giorno, non vengono trattate dalla C.E.C. come pratiche ordinarie? Perché per questo tipo di richieste non vengono fatti gli accertamenti sui luoghi per verificare la reale consistenza del fabbricato dichiarato entro i 30 giorni assegnati per un eventuale diniego? Perche entro tale periodo non viene fatto un riscontro sulle aereofotogrammetrie e foto aeree in possesso degli uffici comunali e sulla data di catastazione dell’immobile, considerato che il Comune è collegato con il sito dell’Agenzia del Territorio? Perché non si intensificano i controlli sul territorio senza aspettare la segnalazione telefonica e non? Solo rispondendo a questi perché, e ripristinando il rispetto delle Leggi e dei Regolamenti, che non può essere soltanto unilaterale, si può dare “certezza di diritto” e “parità di trattamento” ai cittadini e mettere ordine in un settore che in atto naviga in acque torbide ed agitate.