Succede a Stromboli, l'isola dell'arcipelago eoliano, dove i bambini di elementari e medie restano a casa in segno di protesta contro l'organizzazione del nuovo anno scolastico, che prevede due sole pluriclassi: una che raccoglie i 21 bambini della primaria ed una che raggruppa i 16 della secondaria con due insegnanti l’una.
Una situazione inaccettabile, secondo i genitori dell'isola, che si rifiutano di mandare i propri figli a scuola finché non otterranno un incontro con il Provveditore agli Studi di Messina.
“Ai nostri bambini viene negato il diritto allo studio – dice Lucia Scibilia, genitore – viviamo su un'isola, ma anche questa è Italia”.
La prima lettera è stata inviata il 12 settembre scorso, giorno in cui sarebbero dovute iniziare le lezioni della primaria; la seconda il 19, primo giorno di scuola per la secondaria.
Fin ora, nessuna risposta.
Il quadro, piuttosto desolante, rientra nel panorama delle difficoltà in cui versa la scuola pubblica italiana.
In un isola però queste difficoltà sono acuite dall'isolamento geografico, dal pendolarismo degli insegnanti, che hanno forti ripercussioni sulla continuità didattica. Nel corso di questa settimana, in tutto l'istituto era presente una sola insegnate per le elementari e nessuna per le medie. E non è una settimana “particolare”, se si considera che in inverno, a causa del mare mosso, Stromboli può rimanere isolata anche per periodi più lunghi.
“Ridurre il numero di insegnanti in un isola” - spiega un altro genitore - significa aggravare ulteriormente un equilibrio già di per sé molto fragile”.
La direzione didattica della scuola di Stromboli, che fa capo all'Istituto Comprensivo Isole Salina, sembra d’altro canto non saper far fronte alle richieste degli isolani.
In questi anni, il mal funzionamento del sistema scolastico ha determinato il progressivo “spopolamento” di questi piccoli centri, perché molte famiglie hanno deciso di trasferirsi altrove per consentire ai propri figli di studiare.
A Stromboli in inverno vivono circa 350 persone, di cui una sessantina sono bambini in età scolare.
“Potremmo essere di più – spiega Rosaria Cincotta, genitore – ma per dare un minimo di istruzione ai nostri figli, con la morte nel cuore molti di noi hanno scelto di abbandonare le proprie case, le famiglie, la nostra isola; non solo con tanta tristezza, ma anche con costi non indifferenti. Ma tanto a chi importa? Noi non facciamo parte dell'Italia!”
Tutti gli abitanti dell'isola, e non solo i genitori, intendono proseguire nella protesta intraprendendo, se necessario, anche forme di manifestazione più incisive.
Nel frattempo, per sensibilizzare l'opinione pubblica e raccogliere l'adesione anche delle altre isole che hanno problemi analoghi, è stato creato un gruppo su Facebook: “Scuola In mezzo al Mare” , che in pochi giorni ha già raccolto centinaia di iscritti che si stanno confrontando sulla possibilità di avviare delle iniziative comuni, sia di protesta che di “proposta”.
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