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martedì 26 marzo 2013

PROVINCE O CONSORZI DI COMUNI: COSA PREFERIRE?

di Enzo Coniglio -
In queste settimane i media sicilani hanno molto pane per i loro denti grazie alla nuova legge sulla abolizione delle Province e la nascita dei Consorzi dei Comuni.
Grande vittoria tutta mia, annuncia Rosario Crocetta; Macchè, la vittoria è tutta nostra, precisano puntigliosamente i 15 eletti nelle liste del Movimento 5 Stelle. L’abolizione e la nascita facevano parte dei nostri obiettivi ricordati in campagna elettorale e che ora stiamo coerentemente realizzando. Ma di che vittoria parliamo, precisano i Partiti e i Movimenti di centro – destra. E’ una pseudo rivoluzione, inopportuna e del tutto negativa.
Un dibattito destinato ad alimentarsi in aula dopo la sessione dedicata al Bilancio e naturalmente sui media che avranno tanto da dire a proposito. Intanto però gli analisti hanno iniziato a sviluppare le loro analisi e ad esaminare la piattaforma su cui si basano gli abolizionisti delle Province e i riformisti. C’è comunque un nocciolo duro da cui non si può prescindere e che bisogna sempre tenere in evidenza e che possiamo sintetizzare nel modo seguente:
1. La politica regionale ha come obiettivo primario la gestione delle risorse di un territorio sul quale operano diverse autorità, prima tra tutte i cittadini riuniti in Comuni e in organismi che fanno riferimento all’Ente Regione, allo Stato centrale e all’Unione Europea.
2. E’ evidente che una coerente ed efficiente gestione del territorio deve essere il risultato di un “ascolto costante” dei bisogni locali e degli interventi organici che non possono certo esaurirsi nei bisogni limitati dei singoli Comuni che in Sicilia sono 390, soprattutto quando operano su territori omogenei, come potrebbe essere, ad esempio, la zona etnea, l’area dei Nebrodi, ecc. Troppe le differenze tra dimensioni del teritorio, numero di abitanti, reddito pro-capite, infrastrutture disponibili. Un esempio:108 i Comuni della Provincia di Messina contro i 12 della Provincia di Ragusa con un territorio e un numero di abitanti, la metà della Provincia di Messina. Per non parlare delle aree metropolitane di Palermo e di Catania che da sole hanno una popolazione pari a quasi il 50% della popolazione siciliana residente e 1/3 del territorio. Per non parlare della differenza del reddito pro-capite e della vocazionalità delle aree e delle loro poiezioni sui mercati nazionali ed internazionali.
3. E’ quindi evidente che qualunque decisione politica, deve tener conto di queste differene strutturali e ricercare l’ efficacia e l’ efficienza della gestione dei cittadini che operano sul territorio ricercando la massima sinergia possibile tra le varie esigenze concorrenti. Se consideriamo i possibili tipi di intervento, concludiamo che , possono essere inefficienti sia le Province che i nuovi consorzi.
4. Ogni sforzo pertanto deve essere fatto per approfondire l’analisi dei bisogni delle persone e dei territori, e per imamginare le ipotesi di intervento con i relativi punti di forza e di debolezza.
5. Suonare le singole trombe o i singoli megafoni invece di unire tutte le forze locali per realizzare una nuova realtà ben getita, dimostra quanto poco intelligente e poco accorta sia la vecchia e la nuova dirigenza politica.
I problemi sul tappeto e le metodologie di piattaforma da adottare sono talmente numerose e complesse da poter dire senza tema di essere smentiti, che siamo ancora distanti anni luce da una legge organica ed efficiente sulla gestione allargata dei territori comunali. Questa annotazione vale in particolare se ragioniamo in termini di risparmio reale e di riduzione del personale e delle influenze politiche. La prima impressione è che non ci sarà un notevole risparmio di risorse, mantenuti costanti i bisogni a cui dare delle risposte.
Un vantaggio certamente ci potrà essere in termini di accrescimento di coscienza politica e gestionale dei singoli cittadini se accetteranno di approfondire responsabilmente la realtà delle loro comunità e dei rispettivi territori adottando un atteggiamento glocalista che risponda ai bisogni locali ma in un contesto regionale, nazionale ed internazionale. Il termine glo-cale ‘ è composto infatti dai due componenti: globale e locale. Porre l’accento eccessivamente sul locale o sul globale costituisce già un grave squilibrio gestionale. Le Province e i Consorzi dei Comuni sono ambedue delle strutture glocali.
La presenza del Movimento 5 Stelle con la propria tendenza ad agire da primi della classe senza realizzare una costante informazione e formazione dei cittadini, è altrettanto deleteria quanto la tendenza dei precedenti partiti politici. In ambedue i casi, il focus non risiede sui cittadini ma sui partiti prima e sul Movimento ora.
Rflettiamoci quindi insieme senza complessi e dipendenze psicologiche, senza dimenticare che, mentre noi riflettiano, il 45% della nostra popolazione si avvia inesorabilmente verso la soglia della povertà e i nosri giovani hanno raggiunto la soglia del non ritorno in termini di mancato sviluppo!

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