Questa la replica della società di navigazione:
E’ proprio vero. Ecco perché il nostro Sud, che può farcela, stenta a “decollare”. Perché c’è chi arriva qui a Ferragosto, quando come in qualsiasi porto, casello autostradale, aeroporto, stazione metropolitana, stazione ferroviaria, fermata dei bus, il numero dei passeggeri diventa enorme, con i disagi che ciò può comportare, e racconta di una situazione da terzo mondo, che non esiste, descrivendola come se fosse ordinaria, quando non è così, ed infarcendo il tutto di fantasia per rendere più accattivante il proprio scritto. E non usa certo lo stesso metro di giudizio che userebbe se dovesse subire, nel giorno di Ferragosto, disagi ben peggiori al Nord o in qualsiasi altra parte del mondo, perché parlare del Sud in un certo modo è facile, poiché appare in linea con l’immaginario collettivo che fa di questa nostra terra un posto di nullafacenti, scansafatiche, indolenti. Poco importa che ciò contribuisca a danneggiare il nostro Sud, a parole amato, descrivendolo per quello che non è, ed a mortificare il lavoro di quanti al Sud vivono, lavorano e mettono tutto il loro impegno per farlo crescere, restando qui e scommettendo su questa terra.
I fatti: Ferragosto, Isole Eolie affollatissime. L’aliscafo dell’Ustica Lines, che assicura il servizio di collegamento tra Lipari e Reggio Calabria in virtù di un regolare contratto stipulato con la Regione Siciliana (che non elargisce contributi, ma paga un servizio che ha l’obbligo di assicurare), registra un ritardo di 55 minuti rispetto al tempo previsto ed indicato alle biglietterie e sul sito ufficiale dell’azienda (partenza ore 10.55, arrivo ore 13.45). Ritardo accumulato in questo modo: 15 minuti alla partenza per le operazioni di imbarco di un numero considerevole di passeggeri, 30 minuti per rifornimento di carburante. Un disagio, certamente, vissuto dai passeggeri, come sicuramente accaduto in tantissimi altri luoghi (e non solo del Sud), che però non può portare né a generalizzazioni, né alla mistificazione della realtà.
L’Ustica Lines, che l’autrice dell’articolo “Perché il mio Sud non ce la può fare” certamente non conosce, è un’azienda che opera nel settore del trasporto marittimo veloce per passeggeri da oltre un ventennio, all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, del comfort e della sicurezza, che assicura l’occupazione, qui al Sud, di oltre trecento persone. L’Ustica Lines effettua 59.000 partenze l’anno ed ha una media-ritardi, determinata da evenienze non prevedibili, assolutamente irrisoria. L’Ustica Lines effettua i servizi di collegamento a seguito dell’aggiudicazione di bandi europei, che impongono, com’è giusto che sia, una serie di parametri in termini di sicurezza, affidabilità e quant’altro necessario per garantire servizi efficienti ed i bandi sono stati sempre onorati dall’Azienda. Non si tratta di “contributi”, ma del pagamento di un servizio che dovrebbe essere assicurato dalla Regione. L’Ustica Lines, inoltre, non “minaccia” la sospensione dei collegamenti, ma ha comunicato a suo tempo l’impossibilità, senza rischiare il fallimento, di sostenere i costi di un servizio richiesto dalla Regione, che per oltre un anno non ha pagato il corrispettivo dovuto. Ed ancora oggi la Regione non ha totalmente onorato il proprio impegno, ma, nonostante ciò, l’Ustica Lines, proprio per garantire un servizio necessario per lo sviluppo di questo territorio, continua ad assicurare i collegamenti. L’Ustica Lines, infine, ha realizzato, qui al Sud, non altrove, un cantiere navale unico al mondo, al servizio di chi investe nel settore del trasporto marittimo veloce per passeggeri con aliscafi.
Se questo è il Sud, l’Ustica Lines e tutti i suoi dipendenti sono orgogliosi di farne parte, di contribuire allo sviluppo di questa terra con il proprio impegno, di viverlo direttamente, ogni giorno, e non solo per le vacanze, e di credere fortemente che questo Sud, così tanto offeso, può farcela perché qui c’è gente che lavora e vuole il bene di questa terra.
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