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martedì 31 marzo 2020

Noi eoliani...indesiderati a casa nostra (di Valentina Marino)

Riceviamo e pubblichiamo: 
Sarebbe bello poter iniziare questo racconto con un “c’era una volta” oppure con un “accadde un giorno”. Invece no. Quello che scrivo è tutto qui, in questo tempo, in questo presente che pesa come un macigno. 
Se dovessi dare un colore a questo momento sceglierei sicuramente il nero e il verde. Il primo per rappresentare quel “buio” che ormai da qualche tempo ammanta la comunità di Lipari e di cui io faccio parte, e il secondo ( il verde) per esprimere l’atteggiamento bilioso dei miei compaesani.
È vero, ai tempi del Coronavirus, tutto è diventato più difficile; siamo divorati dalle preoccupazioni, guardiamo con tenerezza i nostri figli, nipoti e ci chiediamo a quale futuro li stiamo consegnando. Sarebbe logico, tuttavia, sentirci tutti più vicini, uniti nel combattere questo “nemico” comune che non conosce confini. Eppure, quello che è accaduto a me e alla mia famiglia, ha tutto un altro “sapore”.
“Siamo eoliani, precisamente di Lipari”. Questa è la frase che, instancabilmente e fieramente, abbiamo ripetuto di più negli ultimi due anni, nel nostro piccolo ristorante nel centro di Londra. Una parete intera abbiamo dedicato alle Eolie. E a tutti i clienti che rimanevano incantati dalla bellezza di quei luoghi rappresentati in quelle foto, Fabrizio e io, con lo sguardo trasognato, raccontavamo della magia delle isole Eolie, di queste sette sorelle, patrimonio dell’umanità, dove il tempo sembra essersi fermato.
Il precipitare degli eventi ci ha costretto a chiudere l’attività. Abbiamo iniziato a guardare con crescente preoccupazione la nostra permanenza a Londra. Tutte le sere ascoltavamo le angoscianti dichiarazioni dell’eccentrico Primo ministro inglese che, candidamente, ammetteva che il sistema sanitario inglese non avrebbe saputo e potuto curare tutti. Così, una sera di marzo, in preda alla paura, soprattutto per i nostri due bimbi, abbiamo deciso di “tornare a casa”. Sì, perché per noi questa isola è anche casa nostra. 
Tramite l’ambasciata abbiamo organizzato il nostro viaggio di rientro, così come previsto dal Ministero degli Esteri. Il 25 marzo, con un volo Alitalia, siamo giunti a Roma, dove in un aeroporto semi deserto e dall’atmosfera rarefatta, abbiamo effettuato i nostri primi controlli. Nonostante il momento, eravamo felici, ci sentivamo più al sicuro, iniziavamo a respirare “ aria di casa”: la nostra lingua ritrovata, lo sguardo compassionevole degli uomini della Polizia di stato che, con grande calore , non hanno esitato a darci il loro Benvenuto.
Ma la sorpresa più amara doveva ancora arrivare. E ce l’ha riservata il pregiatissimo sindaco di Lipari.
Aduso a prendere decisioni di pancia, decide ( misconoscendo quanto prevede il ministero degli Esteri) che Lipari non può accoglierci. A suo dire, mancano i requisiti che consentono di fare rientro sull’isola. Vani sono i tentativi di spiegargli che ne abbiamo tutti i diritti, stante le dovute precauzioni e procedure che sappiamo di dover mettere in atto.
Ma niente. E’ una guerra personale la sua. Quella stessa che fomenta tutti i giorni nella sua “ horribili” diretta dove, invece di infondere sicurezza , serenità, fomenta le paure dei suoi concittadini che ormai, preda anche loro di istinti primordiali, vomitano quotidianamente sui social i peggiori improperi. Ma si sa, il pesce puzza dalla testa, e quella del comune di Lipari è senza speranza.
Così il nostro primo cittadino, dal momento del nostro paventato arrivo a Lipari inizia a snocciolare tutta la sua pochezza: vieta all’agenzia marittima a Milazzo ( servizio regionale e NON comunale) di emettere i biglietti.  Decidiamo di chiamare i carabinieri. A quel punto ci fanno partire. Non contento, con orgoglio  e sorriso beffardo, durante un’intervista rilasciata ad un giornale locale afferma di averci denunciato all’autorita’ giudiziaria ( ancora non abbiamo capito per cosa!)  e minaccia di prendere ulteriori duri provvedimenti in futuro. Poveretto, pensiamo noi, prima o poi se ne farà una ragione. 
Verrà il giorno in cui potrà iniziare a prendere lezioni, non di buonsenso per carità! Ma di come si amministra un paese. Forse potrebbe farsi aiutare dal suo collega di Salina che, a differenza sua, con estrema mitezza e umanità, così come previsto per legge (!) ha accolto un suo concittadino che si trovava nelle nostre stesse condizioni. 
Non è mai troppo tardi per imparare a stare al mondo.
Valentina Marino

NDD - In osservanza della legge sulla stampa, analogo spazio viene messo a disposizione del sindaco, qualora volesse replicare. 

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