SALINA (19 giu) - Un museo per raccontare la vita e le opere di Massimo Troisi, attore e regista napoletano che ha lasciato un vuoto “non sostituito da nessuno”, come disse qualche tempo da Maurizio Costanzo, suo grande estimatore: l’idea è stata lanciata sul palco del Comune di Malfa, nell’isola di Salina dove fu girato “Il Postino”, dal giornalista Massimiliano Cavaleri, direttore artistico del Premio Troisi, durante la XII edizione dell’evento, e ha entusiasmato vip e amministratori. “Potrei donare appunti, diari, bozzetti di sceneggiature e altro materiale che custodisco da anni” - ha risposto Anna Pavignano, la ex fidanzata di Troisi, scrittrice e sceneggiatrice di sei film troisiani, che ha lavorato a stretto contatto con lui per molti anni anche dopo la fine del legame sentimentale e ha mostrato parte di questi ricordi nel documentario di Mario Martone “Laggiù qualcuno mi ama”, uscito qualche mese in occasione dei 70 anni dalla nascita dell’attore e proiettato ieri sera nella kermesse organizzata da Cavaleri e Patrizia Casale coadiuvati da Francesco Cappello. Dopo la visione del film, la Pavignano ha rilasciato una lunga intervista sul palco della piazza Immacolata, condotta da Cavaleri e Nadia La Malfa, prima di ricevere il premio dalla mani dell'imprenditore messinese Giuseppe Aliotta. “Questo artista merita un luogo unico dove raccogliere uno straordinario patrimonio materiale per raccontare quello immateriale che ci ha lasciato - ha sottolineato Cavaleri - sarebbe un peccato che nel tempo si possano disperdere oggetti e cose appartenute a lui; in dodici edizioni del Festival abbiamo consegnato il premio in sua memoria a ben 82 big del cinema e tutti hanno evidenziato che Troisi non ha lasciato eredi, è stato ed è ancora oggi un punto di riferimento per chi si approccia alla commedia”. Secondo Luca Barbareschi, nel parterre di ospiti del Marefestival 2023: “Era un poeta, se n’è andato troppo presto”; per Michela Andreozzi “rimarrà sempre giovane”; Lucrezia Lante della Rovere ha rivelato che si sarebbe innamorata di lui se l’avesse conosciuto; Vittoria Belvedere ha ricordato di avere fatto il provino con Troisi per la parte del Postino poi affidata a Maria Grazia Cucinotta (madrina del Festival da dodici anni), ma “avevo i colori troppo chiari e Massimo cercava una figura mora, mediterranea”.
Il regista Massimiliano Bruno: “Come Verdone e Nuti, Troisi ha riportato gli italiani nelle sale cinematografiche negli anni ’80, purtroppo è morto proprio nel giorno del mio compleanno, il 4 giugno, dunque sono legato a lui da questa triste coincidenza ma è una gioia ogni volta rivedere i suoi film”. Enzo Iacchetti: “Ogni pellicola di Troisi è un’opera d’arte, ha dato una svolta al cinema italiano di quel tempo” e poi ha detto di aver capito perché Troisi aveva scelto Salina per il suo capolavoro “perché è un’isola che lascia senza fiato”. E potrebbe essere la location ideale per accogliere una struttura museale interamente dedicata a lui: “Pronti a sposare un progetto del genere e individuare il luogo migliore - ha detto la sindaca di Malfa Clara Rametta - potrebbe diventare prima di tutto uno strumento per celebrare in modo permanente la figura di Troisi, per farlo conoscere alle giovani generazioni che ne hanno sentito solo parlare, sarebbe un atto dovuto da parte dell’isola nei confronti di un grande nome del cinema che ha immortalato il bucolico tramonto di Pollara facendolo conoscere al mondo intero”. A Salina si trova anche la bicicletta originale de “Il Postino”, custodita gelosamente da Gianpiero Bongiorno: potrebbe essere l’oggetto più simbolico e prezioso per il nascituro museo.
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