Nuovo capitolo nella complessa vicenda ex Gicap–Ergon. La vertenza che è nuovamente esplosa nelle scorse settimane con il piano di chiusura di 16 supermercati sta tenendo con il fiato sospeso centinaia di famiglie. E le ultime notizie arrivata dal faccia a faccia della scorsa settimana tra sindacati, gruppo Ergon e commissari della procedura concorsuale non lasciano presagire nulla di buono. Dall'incontro è infatti chiaramente emersa la volontà di Ergon di non proseguire oltre il 31 dicembre con la gestione dei 16 punti vendita in affitto di ramo d’azienda, aprendo un preoccupante scenario occupazionale per 190 lavoratori.
La riunione era stata sollecitata da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, i punti vendita fanno parte dei 39 originariamente appartenenti al gruppo Commerciale Gicap: 23 erano stati acquisiti definitivamente da Ergon, 16 erano rimasti in gestione tramite affitto di ramo d’azienda. Una speranza poteva essere il rinnovo dell'accordo con Ergon in ramo d'affitto, ma la società ha chiaramente detto no.
Dunque dal primo gennaio 2026, i supermercati tornerebbero alla gestione della procedura concorsuale. A pesare sulla scelta di Ergon, anche l’avvio, in ottobre, di una procedura di licenziamento collettivo che riguarda 40 lavoratori dei punti vendita già acquisiti. I sindacati hanno chiesto alla curatela di attivare ogni strumento possibile per garantire continuità e posti di lavoro: dalla proroga dell’affitto, anche a un soggetto diverso da Ergon, fino alla gestione diretta da parte della procedura. Ma commissari e liquidatore hanno ricordato che è in corso una gara per la vendita dei 16 punti vendita, che si chiuderà il 27 novembre, mentre parallelamente si valutano nuove proposte di affitto. Ma senza acquirenti o affittuari entro il 31 dicembre, non ci sarebbero le condizioni per proseguire l’attività. In poche parole: chiusura. Una prospettiva respinta da Filcams, Fisascat e Uiltucs che chiedono di attivare ammortizzatori sociali straordinari e annunciano la richiesta di un incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Il tavolo è stato aggiornato al 3 dicembre, nel frattempo, è stato proclamato lo stato di agitazione: blocco immediato di straordinari, supplementari, mobilità interna e flessibilità oraria. E non si esclude di andare allo sciopero.
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