COMUNICATO - L’Ospedale di Lipari, unico presidio sanitario dell’arcipelago eoliano, vive oggi una condizione di forte criticità che sta mettendo a rischio la continuità e la qualità delle cure. A pesare sono cantieri aperti da mesi, carenze di personale medico e infermieristico, servizi diagnostici non operativi e procedure d’emergenza fuori dagli standard. Un quadro complessivo che, soprattutto in un territorio insulare, genera un senso crescente di abbandono da parte delle istituzioni. La sua funzione è strutturalmente non sostituibile per l’intero arcipelago, e ogni sospensione di attività si traduce in una condizione di non accesso ai livelli essenziali di assistenza in un contesto non collegato da rete stradale continua.
A denunciarlo sono Davide Faraone e la senatrice Dafne Musolino di Italia viva
Un cantiere permanente che compromette le attività sanitarie
Da tempo il presidio è interessato da interventi edilizi diffusi, avviati senza una pianificazione per aree funzionali. L’ospedale appare come un grande cantiere, con lavori contemporanei in più punti, percorsi interni ridotti, polvere e rumori costanti. Una situazione che rende difficoltoso il lavoro dei professionisti e crea disagi continui ai pazienti.
A tutto ciò si aggiunge una condizione inedita: l’assenza di acqua corrente, che da mesi costringe la struttura a rifornirsi tramite autobotti, con costi totalmente a carico della collettività. Un presidio pubblico che opera senza un approvvigionamento idrico stabile rappresenta un caso limite e un serio problema di sicurezza igienico-sanitaria. Questa situazione è stata individuata come “fallimento di coordinamento strutturale”, con interventi edilizi frammentati, percorsi sanitari interrompibili e assenza di pianificazione a blocchi , confermata anche dal dossier tecnico . È stata evidenziata inoltre la necessità di una direzione lavori centralizzata e di validazioni igienico-sanitarie prima della riapertura delle aree.
Pronto soccorso e Unitá Operative essenziali sotto organico: le convenzioni costose
Il Pronto Soccorso opera con 3 medici strutturati rispetto ai 7 previsti. Per coprire i turni si fa ricorso a convenzioni esterne, come quella con il Papardo, con compensi intorno ai 100 euro l’ora. Nonostante ciò, i turni risultano spesso incompleti.
Situazione critica anche per altre figure essenziali:
* Anestesisti: nessuno strutturato; servizio garantito tramite convenzioni ad alto costo.
* Cardiologi: coperture disomogenee, con alcuni professionisti che garantiscono la presenza H24 e altri che lasciano il presidio alle 18:00. Da anni sabato e festivi sono completamente scoperti.
Questa dipendenza dalle convenzioni è stata classificata come modello strutturalmente non sostenibile e non transitorio, con rischio sistemico di spesa elevata e controllo ridotto ; il dossier tecnico conferma la carenza strutturale di cardiologi, anestesisti e medici PS .
* Specialistiche: otorinolaringoiatria una volta a settimana con pochissime visite; geriatria, neurologia e dermatologia a presenze occasionali; oculistica con liste d’attesa che toccano i 23 mesi.
Il personale infermieristico è stato ridotto da trasferimenti non sostituiti, che hanno ulteriormente aggravato la situazione. Viene documentato un indebolimento della capacità funzionale complessiva del presidio, con mancata stabilizzazione e mobilità in uscita non compensata .
Diagnostica ferma:
La dotazione tecnologica dell’ospedale resta, in gran parte, inutilizzata.
La radiologia non effettua ortopantomografie per mancanza di personale dedicato alla refertazione, nonostante la possibilità di ricorrere alla telemedicina.
Il laboratorio analisi non garantisce alcuni esami essenziali, mentre un laboratorio privato sull’isola li esegue regolarmente. Questo squilibrio spinge sempre più eoliani verso visite e prestazioni totalmente private, con costi interamente a loro carico.
In massima parte si tratta di risorse presenti ma non attivate, non di carenza di tecnologia; inoltre viene espressamente indicata la possibilità di tele-refertazione e un fallimento di governance diagnostica .
Emergenza-urgenza: procedure non conformi
Emergono anomalie significative anche nella gestione dei trasferimenti d’urgenza.
Oggi, prima di attivare il 118, è il medico del Pronto Soccorso a cercare una struttura disponibile ad accogliere il paziente. Un modello che non coincide con le procedure ufficiali, secondo cui dovrebbe essere una centrale operativa unica a coordinare e decidere la destinazione.
Una prassi rischiosa, soprattutto in un territorio dove i collegamenti marittimi e le condizioni meteo complicano ogni trasferimento. Questa prassi é stata documentata come inversione procedurale rispetto allo standard, con aumento di rischio su patologie tempo-dipendenti e responsabilità impropria del singolo medico .
Una comunità che si sente lasciata sola
Le Eolie vivono una condizione sanitaria intrinsecamente fragile. In estate, con l’arrivo di migliaia di turisti, la pressione sui servizi sanitari si moltiplica e le carenze diventano evidenti. La letteratura tecnica dei dossier sottolinea la mancata programmazione stagionale, nonostante l’incremento estivo strutturale della domanda.
Ogni giorno residenti e visitatori, specie nella stagione estiva, si onfrontano con la scarsità di specialisti, le liste d’attesa infinite, la diagnostica non attiva, i cantieri che rallentano tutto e le procedure d’emergenza non uniformi.
Tra la popolazione prevale la sensazione di un progressivo abbandono istituzionale, un sentimento rafforzato da mesi di difficoltà quotidiane e da una percezione diffusa di inefficienze non affrontate.
La richiesta: interventi chiari, immediati e verificabili
Alla luce di questo quadro, chiediamo:
* un cronoprogramma dettagliato sui cantieri;
* una soluzione definitiva per l’approvvigionamento idrico;
* l’integrazione immediata del personale sanitario;
* l’attivazione della risonanza magnetica e dei servizi diagnostici fermi;
* il ripristino delle corrette procedure del 118;
* un tavolo permanente fra Regione, Asp e amministrazioni locali.
L’Ospedale di Lipari non è una struttura qualsiasi: è l’unico presidio possibile in un territorio isolano, e merita standard di efficienza e sicurezza pari a quelli del resto della Sicilia. La riforma organizzativa è condizione necessaria per ripristinare equità territoriale e universalità del SSN nelle isole minori.Restituirgli piena operatività non è un’opzione: è un dovere.
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