Gazzetta del Sud
Giovanni Petrungaro
MILAZZO
Quelle di Milazzo sono 858, ma lungo la fascia tirrenica della provincia di Messina complessivamente il numero delle case fantasma supera le 15 mila unità. Dati incredibili quelli che vengono fuori interrogando gli archivi digitali dell'Agenzia del Territorio, che in forza del Decreto legge 3 ottobre 2006, n. 262, ha avviato un processo di rilevamento dei fabbricati non dichiarati grazie alle tecniche di telerilevamento aereo. Indagini dalle quali è venuto fuori un intero mondo parallelo di cui si sospettava ma non si aveva precisa contezza, specie sul numero dei fabbricati non dichiarati. Il raffronto regionale pone Messina e la sua provincia al quarto posto tra le città "abusive" in questo settore con una media di un fabbricato ogni 23 abitanti circa. Il dato del comprensorio tirrenico e delle Eolie però è allarmante perché parla di circa 10 mila fabbricati non dichiarati.
Al primo posto in questa graduatoria Barcellona con ben 2326 immobili, seguita appunto da Milazzo (in fin dei conti si tratta delle due realtà demograficamente più grandi della provincia), ma anche piccoli Comuni come Rometta, Castroreale, Novara e Rodì hanno con oltre 300 casi, numeri significativamente preoccupanti. Questo rapporto tra immobili fantasma e numero di abitanti a livello comunale prevale proprio nelle realtà medio-piccole
Questo comunque il dettaglio: Barcellona (2326), Castroreale (374), Condrò (103), Falcone (119), Fondachelli (185), Furnari (298), Gualtieri (169), Leni (1), Lipari (337), Malfa (32), Mazzarrà S. Andrea ( 163), Merì (105), Milazzo (858), Monforte (241), Novara (333), Oliveri (75), Pace del Mela (330), Roccavaldina (92), Rodi Milici (373), Rometta (390), San Filippo del Mela (290), San Pier Niceto (476), Santa Lucia del Mela (549), Santa Marina Salina (25), Saponara (238), Spadafora (216), Terme Vigliatore (264), Torregrotta (242), Tripi (206), Valdina (85), Venetico (140), Villafranca (149). Va detto che per l'Agenzia del Territorio le case fantasma non sono soltanto quelle mai dichiarate ma anche quelle rurali che hanno perso i requisiti per essere considerate tali. Per gli immobili mai dichiarati comunque ormai è giunto il momento della resa dei conti. Scade infatti oggi il termine ultimo per potersi mettere in regola con il Catasto. In difetto, scattano sanzioni e provvedimenti onerosi a carico degli inadempienti. La procedura non è semplice ma basta aderire al sito della stessa Agenzia per avviare l'iter ed evitare sanzioni. In ogni caso dal primo maggio agli immobili non dichiarati verrà assegnata una rendita catastale presunta mentre rilevazioni e oneri vari, oltre ad ammende e multe per l'evasione fiscale, saranno a carico dei proprietari inadempienti. Tra l'altro i Comuni potranno chiedere ragione del mancato rispetto dei vincoli urbanistici. La piaga degli immobili fantasma è infatti un problema proprio per i bilanci comunali. Infatti si tratta pur sempre di abusivismo edilizio che ricade sulle casse municipali che non possono registrare gli introiti delle imposte da parte dei fabbricati non dichiarati al catasto, oggi Agenzia del Territorio. Ad essere evase sono infatti Ici, Irpeg, Ires, Irpef, Tarsu, cioè tutte quelle imposte che andrebbero a rimpolpare notevolmente i bilanci degli enti locali, oggi quanto mai sofferenti a causa dei continui tagli dei trasferimenti da parte di Stato e Regione. Sempre all'Agenzia evidenziano che vanno considerate due tipologie di evasori: gli evasori "regolari", cioè coloro che hanno ottenuto le regolari concessioni edilizie dai Comuni omettendo però di dichiarare, una volta realizzato, l'immobile al catasto, e gli evasori "abusivi", cioè coloro che hanno costruito al di fuori di qualsiasi concessione. Al danno economico va poi aggiunto quello ambientale, dovuto ad una cementificazione che avviene al di fuori di ogni controllo e di ogni Piano regolatore. In diverse fotogrammetrie di alcuni centri, ad esempio al posto di uliveti si notano fabbricati.
Non è possibile comunque effettuare una stima precisa del totale di imposte evase, poiché le variabili sono troppe: solo pensando all'Ici, infatti, per ogni immobile bisognerebbe infatti sapere se è destinato ad uso abitativo o commerciale e, in subordine, se si tratta di prima o seconda casa, quale aliquota applica il Comune interessato e così via. Si può però azzardare una simulazione: se ad esempio dei 15 mila segnalati, solo il 10 per cento fossero tettoie o gazebo (che se non amovibili vanno dichiarati), ci troveremmo con 13 mila unità abitative medie il cui gettito Ici ammontasse a 150 euro annui, il totale evaso arriverebbe a poco meno di 2 milioni di euro. In ballo ci sono dunque cifre enormi, degne della massima attenzione da parte degli organi competenti. E per questo l'Agenzia del territorio ha deciso di svolgere le indagini che mostra un preoccupante fenomeno di evasione, ma anche di controlli.
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