Fino a qualche anno fa la disponibilità dei parlamentari rimaneva nell’ambito dell’attività ispettiva. Bastava presentare un’interrogazione o una interpellanza per testimoniare la sensibilità al problema ed ottenere fiducia e consenso, ma ora ci vuole il disegno di legge per dimostrare la volontà di corrispondere ai bisogni degli elettori. Il carisma dell’iniziativa legislativa è maggiore di quella che regala l’attività ispettiva.
La quantità enorme di disegni di legge che non iniziano nemmeno l’iter parlamentare o restano a metà strada non ha ancora intaccata tale carisma, sicché il flop del disegno di legge non viene addebitato ai firmatari ma alle strettoie che le regole parlamentari propongono. Quindi i presentatori dei disegni di legge non traggono nocumento dalla fine ingloriosa dell’iniziativa legislativa. Ma non ne trae certo vantaggio la loro immagine, restano peones.
Qualche cifra per dare un’idea dello spreco di risorse, così come ci viene regalata dall’indagine di Openpolis.
Otto leggi su dieci sono di iniziativa del Governo, sono Decreti Legge o Disegni di legge presentati da un Ministro. Se è il governo a prendere l’iniziativa di fare una legge, ha una probabilità di successo del 34%: più di 3 proposte su dieci ottengono l’approvazione e diventano leggi. Se invece sono i Deputati e Senatori a presentare i Progetti di legge la probabilità scende all’1%. Di conseguenza il 99 per cento dei disegni di legge finiscono a binario morto
“Dei 115 decreti presentati nei 5 anni di Legislatura – larga parte dei quali nell’anno del governo Monti – 97 sono stati convertiti (84,35%), mentre dei 9.572 disegni di legge solo 387 sono stati approvati (“appena” il 4,4%). Anche le risposte alle interrogazioni parlamentari, ovvero lo strumento di cui i partiti dispongono per chiedere al governo delucidazioni su una determinata questione, sono poche rispetto alle domande: 42.903 quella presentate, 16.694 quelle concluse (il 38,91%). Ne emerge che il Parlamento è sempre più “espropriato” del suo ruolo rispetto all’esecutivo.
“La tendenza già evidentemente troppo elevata nella fase del governo Berlusconi – con 16 leggi su 100 approvate con la fiducia – diventa del tutto patologica durante il governo Monti con un rapporto di quasi una legge su due per la quale si è fatto ricorso alla fiducia».
“Fra i provvedimenti votati in questi anni 3 voti di fiducia sono stati necessari per l’approvazione della Legge di sviluppo 2008, per il decreto Mille proroghe 2012 e per quello sulle semplificazioni fiscali; 4 per il Decreto sviluppo e la Riforma fiscale; 5 per la legge Anti-corruzione e per quella di Stabilità 2013 e addirittura 8 per la Riforma del mercato del lavoro”.
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