11 maggio 1984:
La rivolta di
Alicudi
L’11
maggio 1984 la stampa nazionale accende i suoi riflettori su Alicudi, l’isola è
da una decina di giorni in rivolta e si prepara ad uno sciopero della fame.
Ma
andiamo per ordine:

Il
10 maggio le ultime provviste vengono razionate, scatolette di carne per gli
adulti, pacchi di biscotti per i più piccoli. Nella mattinata della stessa
giornata una motovedetta dei carabinieri proveniente da Messina ha il permesso
di attraccare ad Alicudi per scaricare una cassa di medicinali e consentire il
cambio della guardia medica.
All’origine
della protesta, c’erano le condizioni disagevoli in cui la popolazione era costretta
a vivere: mancavano, infatti, la luce elettrica e l’acqua, erano carenti i
servizi sanitari; l’unico piccolo molo di cemento non consentiva nessun tipo di
accosto con qualsiasi tempo.

Il
sindaco di Lipari, avvocato Emanuele Carnevale, per cercare di placare la
protesta, presentava la richiesta all’assessorato regionale ai lavori pubblici,
di un finanziamento di un miliardo e mezzo di lire per il molo di Alicudi ed un
finanziamento di 3 miliardi di lire per l’elettrificazione.
A
placare gli animi non era bastato neanche l’annuncio, dato dal Prefetto di
Messina Pandolfini, che il presidente della Regione Siciliana, Modesto Sardo, era
disponibile a incontrarsi con una delegazione di manifestanti.
Ad
Alicudi si era decisi ad andare fino in fondo, costi quello che costi, mentre la
protesta si allargava anche alla vicina Filicudi ed all’abitato di Ginostra che
soffrivano i medesimi problemi.

Il
18 maggio, una delegazione raggiunge
Palermo dopo che il presidente della Regione, Modesto Sardo, ha convocato una
riunione con all’ordine del giorno la valutazione dello stato di cose esistente
nelle isole “in rivolta”, ma soprattutto per Alicudi.
“speriamo fermamente che il Presidente della
Regione prenda atto delle pesanti responsabilità che gli amministratori
pubblici hanno da quant’anni nei nostri confronti” dichiarava Carlo Gallo,
presidente del Comitato “in primo luogo
Alicudi ha bisogno di un porto “magari piccolo,
che non comporti un eccessivo dispendio di soldi, al massimo 600-700
milioni, ma che tuttavia sia un impianto che permetta alle navi traghetto di
attraccare evitandoci i trasbordi delle merci e delle persone sulle barche”.
Al
“vertice” di Palermo parteciparono, oltre a una delegazione del Comitato di
agitazione, il sindaco ed il Presidente dell’Azienda Soggiorno e Turismo delle
Isole Eolie.

Faccio
qui una proposta: perché non intestare il lungomare di Alicudi al Presidente
Sandro Pertini?
Nelle foto: 1 e 2 Alicudi prima del porto; 3 Alicudi con il porto; 4 e 5 il Presidente Sandro Pertini
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