Cerca nel blog

martedì 29 ottobre 2013

Cosa ci dice il Cristianesimo dell’aldilà (di Michele Giacomantonio)

Credo che una  delle difficoltà maggiori che si presentano ai credenti dinnanzi alla morte di una persona amata è il come continuare a pensarla vivente, come raffigurarsela. Sentiamo forte l’esigenza di parlare con lei, di pregare con lei, di continuare ad avere un rapporto vivo e intenso come era fino al giorno in cui ha chiusi gli occhi, ma ci si accorge che in questo la cultura religiosa non ci aiuta molto. Le immagini dell’aldilà che vengono offerte sono immagini eteree, leziose, del tutto improbabili: nuvole, angioletti in un mare di azzurro. Anche le “indiscrezioni” di cosa faremo nell’aldilà non aiutano molto: vivremo in una contemplazione continua  del Signore, si dice. Ma che significa? Significa che non faremo niente e guarderemo solo il volto di Dio? Sinceramente non è una prospettiva entusiasmante immaginare milioni e milioni di persone che se ne stanno, per l’eternità, seduti e guardano in estasi o sono immersi in adorazione, senza fare null’altro… E tutto quello che abbiamo sperimentato in questa vita: i bei progetti, i sentimenti, gli ideali? Tutto scomparso? Tutto “vanità delle vanità”? come reciterebbe il Quolet.
Lo strano è che di fronte ad una elaborazione e raffigurazione così indeterminata riguardante l’aldilà, la cultura religiosa sull’aldiquà cioè sull’esperienza sociale, sulla pace, sulla difesa del creato, si presenta con tutt’altro spessore: il ricco insegnamento sociale della Chiesa, il personalismo, il popolarismo sturziano, i testi del Vaticano II e via elencando. Sulla vita eterna invece , a parte la citazione in alcune preghiere tradizionali e la riproduzione stanca di alcune oleografie, vi è una forte afonia come se la Chiesa contemporanea, avendo  sviluppato una forte attenzione ai temi della socialità, temesse di essere accusata di evasione dalla dura realtà del quotidiano, dai problemi e dalle difficoltà della vita di tutti i giorni. E così mentre la Chiesa ed i cristiani balbettano sull’aldilà, si diffondono e si radicano - soprattutto fra le nuove generazioni - feste come quelle di Halloween del tutto estranee alla nostra tradizione, che provengono da culti celtici diffusi negli Stati Uniti e favoriti da una surrettizia spinta consumistica e dalla moda indotta da tutta una serie di filmati per la tv su un aldilà dominato dall’horror.
 In realtà quando ho preso a studiare ed a riflettere su cosa un cristiano può dire della vita eterna e dell’aldilà, mi sono accorto di trovarmi, invece, di fronte a tematiche per nulla evasive ma che eventualmente rimandavano ad un più forte impegno nella vita sociale, politica, culturale perché aldiquà ed aldilà non sono due realtà del tutto estranee. Così, mi sono detto, che la celebrazione dei Santi l’1 novembre e la commemorazione dei defunti del giorno due – due appuntamenti fra loro strettamente connessi – poteva essere l’occasione per riproporre una riflessione su quella che un tempo veniva chiamata “teologia dei novissimi” e così quando la Comunità parrocchiale di S.Pietro ha deciso di affrontare questo tema giovedì 31 ottobre alle 18 nel salone dell’Istituto della Suore francescane ho accettato volentieri di introdurre l’argomento.
Da dove ripartire in questa riscoperta dell’aldilà se non dalla Resurrezione di Gesù Cristo? La Resurrezione è la dimostrazione che la vita eterna é possibile anzi che con la Resurrezione del Cristo si apre una pagina nuova nel creato: la vita umana diventa eterna. Chiunque crede in me, dice Gesù, avrà la vita eterna (Gv 3, 15).
La Resurrezione di Cristo è un evento unico ed al tempo stesso rivoluzionario non solo della storia dell’uomo ma dell’intera creazione. Nella storia dell’uomo non è mai accaduto che un morto resuscitasse - non per tornare a morire come è stato, per esempio, per Lazzaro - ma per vivere in eterno. Questo fatto unico ed eccezionale è anche rivoluzionario perché ha sconfitto la morte ed ha aperto la strada verso la resurrezione a tutti gli uomini sia quelli premiati con la vita eterna sia quelli puniti con la dannazione eterna; quindi ha cambiato profondamente la vita eterna trasformandola dal Paradiso in cui la Trinità viveva con la schiera degli angeli nel Regno di Dio che accoglie, trasfigurati e glorificati, anche i frutti positivi dell’umanità e questo sia per i valori, i sentimenti e le virtù sia per le strutture.
Ecco questa è la prospettiva che cercherò di approfondire. Una prospettiva che concretizza la vita eterna, la strappa alle immagini devozionali e ne fa il punto di arrivo di tutte le speranze, le passioni, le utopie positive della storia degli uomini.
Michele Giacomantonio

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.