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domenica 19 gennaio 2014

Le Eolie e le date da ricordare - a cura del dottor Giuseppe (Pino) La Greca

Il canonico Carlo Rodriquez
19 gennaio 1806
Carlo Rodriquez era nato a Lipari nel gennaio 1806 (battezzato il 19 gennaio) da Giovanni e da Francesca Odovene. Mori a 52 anni il 29 giugno 1858 e fu sepolto nella Chiesa dei PP. Cappuccini.
Teologo ed Esaminatore Sinodale della propria diocesi, e dell’Abaziale Chiesa di S. Lucia, socio corrispondente della Società Imperiale Reale Aretina di arti scienze e lettere; dell’Istituto Archeologico di Roma, della Pontaniana di Napoli, dell’Accademia di Scienze e Belle lettere di Palermo; della Gioenia di Catania; Membro corrispondente della Società Economica della Seconda Calabria Ulteriore; della Reale Peloritana di Messina; dell’Accademia dei Zelanti di Aci Reale; della Civetta di Trapani; delle Società Economiche di Catania e Trapani; e tra gli accadi detto il Florindo Liparese. Fu uno dei pochi intellettuali liparoti del primo ottocento.
L’ampio stralcio sotto riportato è tratto dal sul volume “Breve Cenno storico critico sull’Isola di Lipari”, edito a Palermo nel 1841.
Popolazione, Ospedali, Monte di Prestanza.
Lipari con tutte le Isole aggiacenti conta di popolazione 18000 abitanti circa. Sono in essa due Ospedali uno per uomini sito nella Marina S. Nicolò reso a miglior forma, e fortuna dal fu Collonnello Menzigher allora Comandante questa piazza, ed uno per donne nella strada di S. Pietro vicino il Vescovile Palazzo. Eravi ben anco un Monte frumentario già per scelleranza di uno dei suoi amministradori depauperato ed annicchilato. Esistevi ancora però un Monte di Prestanza. Sarà quest’Isola nella parte morale ben anco fiorente, se come sperasi si darà opera pella creazione di un locale per la riunione dei proietti; della illuminazione del paese, di un seminario, di una pubblica biblioteca, di un’accademia, di un teatro. E di vero nei climi ardenti, come il nostro, vivissime sono le passioni, riscaldata all’eccesso la immaginazione, e i vizi predominanti l’amore si sono e la collera, affetti, quali disse Aristotile sopra gli altri fortissimi. Ecco perché prudenti i governi han sempre tollerato, e gli occhi serrato su di una specie di prostituzione ad evitare maggiori mali, e render la pedicizia sicura.
La prostituzione, o la debbolezza danno dei risultati infelici, producendo degli esseri, che vengono esposti, e svezzati appena, in preda all’ozio rimangono, alla miseria, alla fame, e quindi a vizi tutti di quelli indivisibili compagni. Perciò si veggono in questo Comune tanti giovanetti di ambo i sessi fino al num. Di 100 circa, o interamente nudi, o coverti di inutili cenci presentare un terribile schifoso spettacolo, che inorridir fa la vista, rabbrividire il core.
Noi dobbiamo, direi a miei cittadini, pregare il Governo, il quale nelle sue alte determinazioni saggissimo ha cercato di erigere degli stabilimenti nella nostra Sicilia. Agli orfani, ed agli abbandonati, ripeto, debbe mezzi apprestarsi di sussistenza con morale educazione combinata. Altro vantaggio tornerebbe, mantenerli in pubblico stabilimento, che vivendo i poveri senza tetto, ed accattando il pane alle altrui porte, sudici per bisogno vengono coi moto mofetici aliti ad infettar l’aria del paese, e diffondere epidemiche malattie, come infelicemente si avverò nel 1832 anno di terribile rimembranza per questa mia terra natale, delle quali la causa tristissima si fu giusta l’universale parere di questi medici, la troppa mendicità.
Necessità, commodo, eleganza, le tre riflessioni si sono da tenersi presente nel promuovere questo ramo di pubblico bene, la illuminazione. Altissime montagne a guida di anfiteatro posta da natura nel loro centro contengono la reggia di Eolo: alti edifici, angustia di strade rendono oltre ogni modo oscuro l’abitato, ed allorché il tempo bujo e piovoso cospira con le tre indicate circostanze, le strade di Lipari dalle ore 24 in poi si rendono impraticabili.
Lipari è isola di relegazione, e giammai meno di 500 relegati vi fanno dimora, dei quali la maggior parte vi stanno condannati per ladri, né la relegazione li emenda “Naturam expellas furca, tamen usque recurret”. A costoro arroggi quei malnati naturali che o dal bisogno sedotti o dallo esempio invitati, o soli o a quelli uniti assalir possono i cittadini e le case siccome hanno talvolta praticato. Il bujo li difende, ne cela le operazioni, e all’occhio vigile della pubblica forza gl’invola, sicché evvi necessità di render luminose le strade per assicurare la tranquillità degli abitanti. Lipari è una città bene estesa e popolata spinge i nobili, i commercianti, gli ecclesiastici, i lavoratori ad unirsi, e le sera n’è forse l’ora più commoda per sistemare i loro interessi, e per evitare degl’inconvenienti, è mestieri di fanali che illuminino il paese.
L’illuminare la città poi forma l’eleganza del paese, ed isole di minor considerazione come Favignana e Pantelleria non sono mancanti di tanto vantaggio. (…).
La istituzione di pubbliche librerie ha interessato tutti i popoli colti, che hanno portato reale interesse alla vera coltura degli spiriti. Non in chi poi è amore di lettere e di scienze è sempre fortuna; che questa, avara talvolta coi buoni, prodiga sempre tesori a membri inutili, ed a vili egoisti; per lo che una pubblica libreria inservirebbe ai miseri che l’anima trassero nobile, ed a vera dottrina adatta. E pochezza di fortuna tra noi esiste, i quali in uno scoglio nuotante confinati, privi di derrate a vera bisogne della vita necessarie, non ne ritraggiamo dai nostri terreni, che poche, oggetto di lusso ad estere nazioni, giacciamo nella miseria, e quindi di niuna potenza ad acquistar libri; ed è certissima cosa, che quando gli uomini di sussistenza van privi, lunghi di pascer l’intelletto, cercano di riempire lo indomabile ventre. (..) La istituzione dunque di un’accademia in questo paese, ove tutto brilla, ove tutto ci richiama l’attenzione, produrrebbe degl’illustri, i quali potrebbero e alla repubblica delle lettere, e ben anco alla cosa pubblica essere giovevoli. L’amor proprio risentito, allorché si vede ad altri posposto, farebbe tutti i giovani d’ingegno (e Lipari abbonda di geni) a quelli studi attendere che sono al genere umano proficui; ed ognuno tenterebbe di essere a tale adunanza ascritto, e questi quello nei pensieri, nelle conoscenze agguagliare. L’accademia che potrebbesi qui stabilire avrebbe molti rami di che occuparsi: e questo paese molti obietti offrirebbe, che bene esaminati arrecherebbero vantaggio ed a noi, ed alle lettere, ed agli esteri.(….)
Dalla scuola della mente è pur giusto che passino i Cittadini a quella del core, ed i teatri a ciò molto confluiscono (…) Tali sono gli oggetti di pubblico bene che mancano a Lipari, e che stabiliti potrebbero menare alla felicità questa misera terra, traendola per lo retto sentiero della educazione.

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