Il canonico Carlo Rodriquez
19 gennaio 1806
Carlo Rodriquez era nato a Lipari nel gennaio 1806
(battezzato il 19 gennaio) da Giovanni e da Francesca Odovene. Mori a
52 anni il 29 giugno 1858 e fu sepolto nella Chiesa dei PP.
Cappuccini.
Teologo ed Esaminatore Sinodale della propria diocesi, e
dell’Abaziale Chiesa di S. Lucia, socio corrispondente della
Società Imperiale Reale Aretina di arti scienze e lettere;
dell’Istituto Archeologico di Roma, della Pontaniana di Napoli,
dell’Accademia di Scienze e Belle lettere di Palermo; della Gioenia
di Catania; Membro corrispondente della Società Economica della
Seconda Calabria Ulteriore; della Reale Peloritana di Messina;
dell’Accademia dei Zelanti di Aci Reale; della Civetta di Trapani;
delle Società Economiche di Catania e Trapani; e tra gli accadi
detto il Florindo Liparese. Fu uno dei pochi intellettuali liparoti
del primo ottocento.
L’ampio stralcio sotto riportato è tratto dal sul
volume “Breve Cenno storico critico
sull’Isola di Lipari”, edito a Palermo
nel 1841.
Popolazione, Ospedali, Monte di Prestanza.
Lipari con tutte le Isole aggiacenti conta di
popolazione 18000 abitanti circa. Sono in essa due Ospedali uno per
uomini sito nella Marina S. Nicolò reso a miglior forma, e fortuna
dal fu Collonnello Menzigher allora Comandante questa piazza, ed uno
per donne nella strada di S. Pietro vicino il Vescovile Palazzo.
Eravi ben anco un Monte frumentario già per scelleranza di uno dei
suoi amministradori depauperato ed annicchilato. Esistevi ancora però
un Monte di Prestanza. Sarà quest’Isola nella parte morale ben
anco fiorente, se come sperasi si darà opera pella creazione di un
locale per la riunione dei proietti; della illuminazione del paese,
di un seminario, di una pubblica biblioteca, di un’accademia, di un
teatro. E di vero nei climi ardenti, come il nostro, vivissime sono
le passioni, riscaldata all’eccesso la immaginazione, e i vizi
predominanti l’amore si sono e la collera, affetti, quali disse
Aristotile sopra gli altri fortissimi. Ecco perché prudenti i
governi han sempre tollerato, e gli occhi serrato su di una specie di
prostituzione ad evitare maggiori mali, e render la pedicizia sicura.
La prostituzione, o la debbolezza danno dei risultati
infelici, producendo degli esseri, che vengono esposti, e svezzati
appena, in preda all’ozio rimangono, alla miseria, alla fame, e
quindi a vizi tutti di quelli indivisibili compagni. Perciò si
veggono in questo Comune tanti giovanetti di ambo i sessi fino al
num. Di 100 circa, o interamente nudi, o coverti di inutili cenci
presentare un terribile schifoso spettacolo, che inorridir fa la
vista, rabbrividire il core.
Noi dobbiamo, direi a miei cittadini, pregare il
Governo, il quale nelle sue alte determinazioni saggissimo ha cercato
di erigere degli stabilimenti nella nostra Sicilia. Agli orfani, ed
agli abbandonati, ripeto, debbe mezzi apprestarsi di sussistenza con
morale educazione combinata. Altro vantaggio tornerebbe, mantenerli
in pubblico stabilimento, che vivendo i poveri senza tetto, ed
accattando il pane alle altrui porte, sudici per bisogno vengono coi
moto mofetici aliti ad infettar l’aria del paese, e diffondere
epidemiche malattie, come infelicemente si avverò nel 1832 anno di
terribile rimembranza per questa mia terra natale, delle quali la
causa tristissima si fu giusta l’universale parere di questi
medici, la troppa mendicità.
Necessità, commodo, eleganza, le tre riflessioni si
sono da tenersi presente nel promuovere questo ramo di pubblico bene,
la illuminazione. Altissime montagne a guida di anfiteatro posta da
natura nel loro centro contengono la reggia di Eolo: alti edifici,
angustia di strade rendono oltre ogni modo oscuro l’abitato, ed
allorché il tempo bujo e piovoso cospira con le tre indicate
circostanze, le strade di Lipari dalle ore 24 in poi si rendono
impraticabili.
Lipari è isola di relegazione,
e giammai meno di 500 relegati vi fanno dimora, dei quali la maggior
parte vi stanno condannati per ladri, né la relegazione li emenda
“Naturam expellas furca, tamen usque recurret”. A costoro arroggi
quei malnati naturali che o dal bisogno sedotti o dallo esempio
invitati, o soli o a quelli uniti assalir possono i cittadini e le
case siccome hanno talvolta praticato. Il bujo li difende, ne cela le
operazioni, e all’occhio vigile della pubblica forza gl’invola,
sicché evvi necessità di render luminose le strade per assicurare
la tranquillità degli abitanti. Lipari è una città bene estesa e
popolata spinge i nobili, i commercianti, gli ecclesiastici, i
lavoratori ad unirsi, e le sera n’è forse l’ora più commoda per
sistemare i loro interessi, e per evitare degl’inconvenienti, è
mestieri di fanali che illuminino il paese.
L’illuminare la città poi forma l’eleganza del
paese, ed isole di minor considerazione come Favignana e Pantelleria
non sono mancanti di tanto vantaggio. (…).
La istituzione di pubbliche librerie ha interessato
tutti i popoli colti, che hanno portato reale interesse alla vera
coltura degli spiriti. Non in chi poi è amore di lettere e di
scienze è sempre fortuna; che questa, avara talvolta coi buoni,
prodiga sempre tesori a membri inutili, ed a vili egoisti; per lo che
una pubblica libreria inservirebbe ai miseri che l’anima trassero
nobile, ed a vera dottrina adatta. E pochezza di fortuna tra noi
esiste, i quali in uno scoglio nuotante confinati, privi di derrate a
vera bisogne della vita necessarie, non ne ritraggiamo dai nostri
terreni, che poche, oggetto di lusso ad estere nazioni, giacciamo
nella miseria, e quindi di niuna potenza ad acquistar libri; ed è
certissima cosa, che quando gli uomini di sussistenza van privi,
lunghi di pascer l’intelletto, cercano di riempire lo indomabile
ventre. (..) La istituzione dunque di un’accademia in questo paese,
ove tutto brilla, ove tutto ci richiama l’attenzione, produrrebbe
degl’illustri, i quali potrebbero e alla repubblica delle lettere,
e ben anco alla cosa pubblica essere giovevoli. L’amor proprio
risentito, allorché si vede ad altri posposto, farebbe tutti i
giovani d’ingegno (e Lipari abbonda di geni) a quelli studi
attendere che sono al genere umano proficui; ed ognuno tenterebbe di
essere a tale adunanza ascritto, e questi quello nei pensieri, nelle
conoscenze agguagliare. L’accademia che potrebbesi qui stabilire
avrebbe molti rami di che occuparsi: e questo paese molti obietti
offrirebbe, che bene esaminati arrecherebbero vantaggio ed a noi, ed
alle lettere, ed agli esteri.(….)
Dalla scuola della mente è pur giusto che passino i
Cittadini a quella del core, ed i teatri a ciò molto confluiscono
(…) Tali sono gli oggetti di pubblico bene che mancano a Lipari, e
che stabiliti potrebbero menare alla felicità questa misera terra,
traendola per lo retto sentiero della educazione.
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